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L'Umbria deve fare, per il prof. Altieri -docente dell'istuto agrario- come la Basilicata, che ha la quota del 70-80% del prodotto agricolo.

Giuseppe Altieri,docente presso l’istituto agrario di Todi, ha puntato decisamente sul biologico nel corso dell’audizione, della seconda commissione regionale, in merito all’indagine conoscitiva sul Piano di sviluppo rurale 2000-2006. “L’agricoltura biologica è l’unica via di sviluppo per la quale la Comunità europea chiede che ogni anno vengano aperte nuove realtà e per le quali sono previsti specifici fondi”. L’Umbria deve fare, per Altieri, “come la Basilicata, che ha puntato decisamente sul biologico raggiungendo la quota del 70-80% del prodotto agricolo.
I prodotti biologici italiani sono ricercatissimi in moltissimi mercati internazionali perché funziona la certificazione di filiera. La nostra sfida è quella di vincere gli ostacoli delle industrie degli antiparassitari e ogm . Le direttive comunitarie ci sono e sono chiarissime, cerchiamo di seguirle”.
Critico Vincenzo Brizioli, dell’associazione italiana aziende biologiche, il quale ha affermato che “nel Psr ci sono state misure che hanno permesso anche ad aziende non biologiche di accedere a contributi. Al biologico non è mai stato riconosciuto il suo importantissimo ruolo. Il fatto che in Umbria non esiste una ‘giornata’ dedicata all’agricoltura biologica ne è
una prova. Il biologico serve, purtroppo, solo come immagine. Il modello attuale di sviluppo rurale sembra voglia far scomparire le piccole aziende. Le aziende biologiche sono state tenute fuori da ogni tavolo di consultazione. Se si vuole puntare realmente sul biologico è fondamentale riservare per questo settore uno spazio importante di confronto”.
Per Graziano Pedetti, presidente delle cooperative agricole, ” Un rimprovero,la mancata interlocuzione sulla stesura del nuovo Psr 2007-2013. Importante sarà chiarire le diverse situazioni di filiera all’interno di ogni singolo settore”.
Per Alfredo Monacelli di Confagricoltura Umbria “è ancora presto fare riflessioni approfondite e compiute sulle ricadute dei benefici del Psr perché di molti interventi non può essere ancora definita l’efficacia”.
L’incontro, per il presidente della commissione Franco Tomassoni,”è servito per conoscere le loro opinioni sugli effetti dell’applicazione dei bandi del vecchio Piano di sviluppo rurale in considerazione, soprattutto, della grande mole di risorse finanziarie impiegate. Grazie a questi incontri è possibile misurare il rapporto tra costi e benefici”.

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