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Un’oasi di 160 ettari quale habitat ideale di un’esperienza dal forte contenuto ambientale e naturalistico

Da San Biagio della Valle arriva una delle esperienze biologiche più importanti in Umbria, quella dell’azienda agricola di Torre Colombaia di Alfredo Fasola Bologna. Tutto nasce da lontano. Il nome è preso dalla Torre che si trova all’interno del Bosco Sereni, all’interno del quale si estende tutta l’azienda: 160 ettari, di cui 60 coltivabili e 100 di bosco.
In antichità tutto apparteneva ai Frati Benedettini, ai quali venne espropriato da Napoleone, per tornare poi, nel 1818, di proprietà di Vincenzo Sereni. Nell’origine benedettina potrebbe collocarsi anche la funzione della Torre Colombaia. Sono tre le ipotesi sul suo originario utilizzo: poteva essere un luogo di meditazione per i frati, una torre colombaia vera e propria con la funzione di catturare colombe, oppure una struttura di avvistamento-difesa. L’unica certezza è che risale al 1200, è vincolata dalla Soprintendenza ed ha una base che risale all’epoca etrusca; l’obiettivo è di restaurarla nel corso di quest’anno.
”Grazie alla passione per la caccia che avevano i precedenti proprietari – che avevano i precedenti proprietari – non si è proceduto al disboscamento, ma si è mantenuto tutto per l’attività venatoria”. Ed è una fortuna, visto che oggi il Bosco Sereni, uno dei rarissimi esempi di boschi planiziali, è considerato sito di interesse comunitario dall’Unione Europea; al suo interno cresce la Roverella di San Biagio, considerata fra le cento piante più importanti d’Italia. Da aggiungere, fra le “chicche”, anche lo stagno, all’interno del quale nidifica un uccello raro, la pittima reale.
Questo habitat era ideale allo sviluppo di una esperienza dal forte contenuto ambientale e naturalistico; così è stato nel 1987, quando Alfredo Fasola è tornato da Roma ed ha creato la prima azienda umbra certificata AIAB. Insieme nacque anche l’agriturismo, ed anche in questo caso Fasola fu un precursore; il suo fu il dodicesimo agriturismo della regione, il secondo a Marsciano (oggi in Umbria sono più di mille).
”L’agricoltura biologica era lo sbocco naturale del nostro impegno politico ecopacifista – tiene a sottolineare Alfredo – volevamo mettere in pratica quello in cui credevamo, e siamo partiti dalla riscoperta delle lavorazioni antiche, abbiamo reimpiantato a San Biagio le lenticchie, il miglio, il lino ed il farro; di quest’ultimo abbiamo trovato documenti che attestano la sua coltivazione in zona già nel 1300”. Allo stesso tempo la scelta è andata anche verso prodotti innovativi, come il grano Manitoba, ideale per la pizza, ed il grano del faraone, indicato per gli intolleranti al frumento. Il tutto con il lavoro di una decina di persone, che mandano avanti l’azienda agricola, l’agriturismo, il ristorante biologico, che c’è da 15 anni, e la pizzeria biologica sorta l’anno scorso.
L’ultima innovazione è stata la realizzazione dell’impianto fotovoltaico che fornisce corrente a tutte le attività di Torre Colombaia; 300 metri quadrati di pannelli per una produzione di 20 KW, con cui la struttura è stata resa indipendente dalla rete elettrica nazionale. La corrente prodotta è addirittura in eccesso, ed anche “Le Iene” di Italia 1 hanno fatto visita a San Biagio, proprio per alcuni problemi burocratici sorti in seguito alla realizzazione dell’impianto. ”Cerchiamo di applicare la filiera corta nella nostra azienda – ci viene spiegato. Tutto è realizzato se possibile all’interno, dall’energia necessaria ad alimentare gli edifici alla molitura che avviene in un molino in pietra; per cucinare usiamo l’antico forno che ha almeno tre secoli e quando dobbiamo affidarci ad altre aziende cerchiamo piccole realtà artigianali che facciano della qualità e della tradizione i loro punti forti; anche la vendita dei prodotti avviene direttamente in azienda”.
Alfredo Fasola è certo della crescita che ha avuto il mercato biologico da quando lui, venti anni fa, era un pioniere, ma è timoroso per la mancanza dell’indicazione di origine nelle etichette dei prodotti biologici, fatto che danneggia quelli italiani rispetto a quelli provenienti dall’estero.
Un’ultima particolarità di Torre Colombaia è che sfrutta anche il lavoro di persone straniere non pagate: non si tratta di schiavismo moderno, ma di lavoro-formativo che permette di vedere come funziona tale esperienza per poterla riprodurre nella propria realtà.

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