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La Regione si prepara allo stato di emergenza
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Le piogge di maggio non hanno diminuito i timori di una crisi idrica estiva, tanto che anche l’Umbria ha chiesto il riconoscimento dello stato di emergenza, associandosi a quanto già fatto da altre regioni del centro nord. I motivi di apprensione risiedono nel fatto che la situazione presenta analogie con quella che precedette la crisi idrica del 2002. Le precipitazioni nel periodo gennaio 2006 – marzo 2007, si legge infatti nella relazione degli uffici regionali, sono diminuite del 22%, passando dai 1.117 millimetri di caduta media agli 873 registrati. Le sorgenti appenniniche, che costituiscono il principale elemento di captazione delle acque, non fanno deporre all’ottimismo: San Giovenale vede la portata diminuita da 685 a 214 litri al secondo, mentre in quella di Bagnaia il flusso è sceso da 266 a 74 litri. Andamento analogo riguarda altri pozzi e sorgenti. Tutto questo fa temere che, nell’ATO 1, possano venire a mancare 800 litri al secondo, pari al 50 % del fabbisogno.
Gli elementi che permetterebbero di guardare senza allarmismi al futuro poggiano sulla convinzione che, nell’ambito dell’attività per fronteggiare la crisi idrica esplosa nel 2002, una parte importante delle opere previste dal Piano regionale degli acquedotti ha avuto compimento o è stata avviata. Si tratta dei primi due stralci dell’adduzione da Montedoglio e degli acquedotti del Trasimeno, della Media Valle del Tevere, di Scheggino Pentina, di Castel Giorgio, Orvieto Allerona e della Valle Umbria Sud, che hanno comportato una spesa complessiva di 62 milioni di euro.
La Regione punta ora al completamento del programma con lavori che riguardano il collegamento del Subasio al sistema perugino, la realizzazione dei sistemi spoletino e Alto Chiascio, il completamento della rete dell’Alta Valle del Tevere, la interconnessione del Montediglio al sistema Perugino-Trasimeno e quella dello stesso Montedoglio con l’acquedotto della Media Valle del Tevere. La spesa totale prevista supera i 48 milioni di euro.
Per fronteggiare la crisi la Regione è intenzionata ad introdurre anche alcuni divieti o limitazioni per la derivazione dell’acqua, sia superficiale che sotterranea. Per incentivare il risparmio idrico (ad esempio attraverso l’installazione di dispositivi per un consumo più controllato) saranno inoltre promosse nuove campagne informative sull’utilizzo responsabile e razionale dell’acqua. Proseguirà poi la ricerca delle perdite in rete, attività per la quale sono previsti investimenti per più di 2 milioni di euro. La ricerca delle perdite, partita alla fine degli anni ’90, ha consentito un recupero di 247 litri al secondo, pari al 7,7% del volume medio addotto.
Se la situazione dovesse farsi drammatica si procederà alla messa in esercizio dei pozzi in riserva, al razionamento, programmato e gestito su un intero sistema acquedottistico e non su singole aree, e alla diminuzione della pressione notturna. Connesso all’emergenza idrica, infine, è l’aspetto legato al riutilizzo delle acque reflue, per il quale sono in programma interventi per 44 milioni di euro, finanziati attualmente per soli 29 milioni di euro.
A margine di tale quadro è opportuno segnalare che in Umbria le tariffe idriche hanno registrato nel 2006, secondo un’indagine di Cittadinanzattiva, un rincaro del 24%, il più alto a livello nazionale, un dato che più di altri deve indurre ad una riflessione.

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