Il computer ancora non riesce a mentire, ma l’impressione è che sarà per poco visto che ad occuparsi del problema sarà l’uomo, che di queste cose ha una esperienza che viene da Adamo ed Eva…
A giocare a poker è (per il momento) più forte l’uomo della macchina. Perchè per quanto avanzata sia la ricerca nel campo dell’intelligenza artificiale, l’uomo non ha ancora capito come e se sia possibile trasformare un ‘bluff’ in un algoritmo, una radice quadrata, un logaritmo.
A Vancouver, in Canada, tra due giocatori professionisti e un computer appositamente programmato per sfidarli è stata organizzata una partita ma, nonostante un programma derivato da quello capace di calcolare tutte le possibili variabili di una partita a dama (500 miliardi di miliardi), il computer è stato sconfitto. Ma un conto è giocare a dama, un altro conto è giocare a poker, dove la possibile vittoria passa attraverso intuizioni psicologiche che poco o nulla hanno a che vedere con la logica matematica.
Due professionisti i, giocatori di Los Angeles considerati tra i più forti a mondo si sono confrontati in un incontro col computer diviso in quattro partite e durato 48 ore. Delle quattro partite, una è finita in parità, una ha vinto il computer “Polaris”, due hanno vinto i professionisti. Compresa l’ultima, quella decisiva, finita all’alba.
Non è la prima volta che l’uomo sfida la macchina. Sono rimaste storiche le partite a scacchi del 1996 tra l’allora campione del mondo Garri Kasparov e Deep Blue, il computer dell’IBM considerato, allora, il più potente al mondo. Anche in quell’occasione vinse l’uomo, per 4 partite a 2. Ma l’anno successivo, quando il confronto fu con una nuova versione di Deep Blue, fu la macchina a vincere per 3,5 a 2,5.
- Redazione
- 1 Agosto 2007
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