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Ryanair ha deciso di cancellare tutti i suoi voli operanti nel nord Europa fino alle 12 di lunedì 19 aprile. La decisione presa dal vettore low cost riguarderà i voli da e verso Gran Bretagna, Irlanda, Danimarca, Finlandia, Norvegia, Svezia, Belgio, Olanda, Francia, Germania del nord Polonia e Stati baltici.
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L’eruzione del vulcano islandese sul ghiacciaio Eyjafjallajokull ha effetti indiretti anche sull’Umbria.
Cancellato, infatti, oggi il volo Raynair Londra-Perugia, e ritorno, per l’eruzione del vulcano finlandese.
L’aereo della compagnia irlandese doveva arrivare stamani all’aeroporto umbro di Sant’Egidio con 183 passeggeri a bordo e ripartire con 160 da Perugia.
Stop anche per i voli di domenica prossima da e per la capitale inglese, anche questi con il pieno di prenotazioni. 

La nube di cenere che ha causato il blocco dei voli su mezza Europa si sta avvicinando all’Italia e se i modelli di osservazione saranno confermati e’ probabile che domani saranno chiusi molti aeroporti del nord.
Anche l’Associazione perugina Amici della musica ha dovuto rinviare il concerto di stasera del duo Bostridge-Drake, perchè  i due musicisti non sono potuti arrivare in aereo a Perugia per la chiusura dello spazio aereo inglese.

Sugli effetti dell’eruzione, intanto, sono cominciati vari ragionamenti.
C’è chi sostiene che non ci sarà nessun problema per il clima e anzi, a livello ambientale, l’eruzione del vulcano islandese sul ghiacciaio Eyjafjallajokull non altererà gli equilibri climatici del nord Europa.
Al contrario le ceneri e le sabbie sprigionate nell’atmosfera ricadendo al suolo porteranno diversi benefici. Terreni più fertili e spiagge con più sabbia, ad esempio. 
Attualmente le ceneri del vulcano islandese sono a una quota molto  bassa, tra i 6 e gli 8 km: rimarranno nella troposfera e si depositeranno al suolo nello spazio di 20 giorni. Un grosso problema per la circolazione aerea, ma non per il clima.
Ma c’è anche chi ha timori .
Se le polveri dovessero raggiungere la stratosfera, cioè a quote più alte di 10/12 km, rimarrebbero in sospensione per moltissimo tempo (1 o 2 anni) e, potrebbero causare l’oscuramento del sole e quindi il cambiamento del clima, quello che successe il secolo scorso in Indonesia, quando un vulcano eruttò e per 2 anni in quella parte del mondo non ci fu l’estate,
Su tempi brevi è chiaro che la copertura di cenere può creare danni anche ingenti all’agricoltura.
E poi c’è il fatto che le eruzioni vulcaniche in Islanda sembrano destinate a propagarsi e sono molti a vedere in questo un riflesso dell’intensa e frequente attività sismica in quest’ultimo periodo.
Una leggenda islandese dice che quando si sveglia il vulcano Eyjafjallajokull, anche il vicino Katla, sistemato sotto due giganteschi ghiacciai, non vuole essere da meno.
Quando accadde l’ultima volta, nel 1918, le inondazioni furono devastanti in tutto il territorio circostante e, alla luce di alcune analisi storiche, questa volta l’eruzione potrebbe durare mesi: l’eruzione del 1823, durò un pò più di un anno, e la cosa potrebbe ripetersi.

Intanto si apprende che le ceneri del vulcano Eyjafjallajokull sono molto più sottili del previsto e il magma è molto più viscoso, tanto da rendere l’attività del vulcano più esplosiva.
E’ quanto emerge dalle prime analisi fatte dall’università islandese di Reykjavik, rese note dal geofisico Mike Burton, dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv).
L’effetto di raffreddamento della terra che si determinerebbe se grandi quantità di polvere si disperdessero nella atmosfera, non sarebbe la sola conseguenza.
Le polveri solitamente accentuano la condensazione dell’umidità e quindi la piovosità aumenterebbe; di converso quando le polveri si depositeranno sui ghiacciai questi diventeranno più grigi e quindi in grado di assorbire di più i raggi solari con il conseguente scioglimento.

La trama di ‘Apocalisse Bianca’, il meteo thriller firmato da Alessio Grosso, caporedattore del sito specializzato MeteoLive e pubblicato da Mursia sei anni fa prevedeva che “La nube di ceneri provocata in queste ore dall’eruzione di un vulcano in Islanda innesca una reazione a catena che modifica il clima su tutta l’Europa scatenando un’ondata di freddo con tornado e nevicate estive.”
Peraltro, spiega lo stesso Alessio Grosso. ”C’e’ un precedente importante: nel 1783 il vulcano Laki erutto’ provocando 9000 morti, inondazioni di acqua e fango e soprattutto una nube che si estese su tutta l’Europa generando gelate estive che causarono una pesante carestia. Tutto ben documentato nelle cronache dell’epoca’

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