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Uno studio canadese, basato su 65 casi noti, sostiene che prima dei grandi terremoti è possibile osservare "luci del terremoto"
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Fino ad ora si riteneva che quelle piccole fiammelle solitamente di colore blu che talvolta si vedono spuntare dal terreno derivassero dalla combustione del metano e del fosfano dovuta alla decomposizione di resti organici. Ciò perché solitamente tali fenomeni, chiamati fuochi fatui, sono stati osservati in particolari luoghi come i cimiteri, le paludi e gli stagni nelle brughiere, solitamente nelle calde serate estive.

Ma ora uno studio condotto da un gruppo di ricercatori canadesi e pubblicato sulla rivista ‘Seismological Research Letters’ sostiene che un fenomeno simile all’apparenza ma con diversa origine è legato ai movimenti sismici, tant’ è che viene definito luce di terremoto (EarthQuake Light).
Ed allora, nei luoghi dove si sviluppano sciami sismici duraturi, come in Umbria nella zona di Gubbio e Pietralunga, se si dovessero vedere strane luci non bisognerà pensare solo ad allucinazioni

La teoria ritiene che a causa del movimento della terra, faglie che “strisciano” l’una sulle altre si generino correnti elettriche indotte le quali, attraverso le fenditure della terra fuoriescono e, ionizzandosi insieme alle molecole d’aria, generano la luminosità.
Lo studio si è avvalso delle osservazioni del fenomeno  in Giappone a Nagano durante lo sciame sismico di Mitsushiro, tra il 1965 e il 1967, durante il terremoto del Perù del 2007, il terremoto del Sichuan del 2008, e il terremoto del Cile del 2010. Ma anche durante il terremoto dell’Aquila del 2009.

            fuochi fatui                    Studiati dai ricercatori  65 casi di luci correlate con i terremoti a partire dal 1600, l’80 per cento dei quali avevano una magnitudo superiore a 5.0 della scala Richter.
Le “luci del terremoto” apparirebbero a partire da nove mesi antecedenti la scossa principale e proseguirebbero fino a dopo 5 mesi da essa; il colore di norma può variare dal bianco all’azzurro ed è visibile solo per alcuni secondi, tuttavia si sono avuti casi in cui la luce è stata osservata per decine di minuti.

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