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Le assenze continue da scuola per malattie potrebbero essere evitate con un'adeguata terapia preventiva
raffreddore

“Figli piccoli problemi piccoli, figli grandi problemi grandi” recita così un antico detto umbro ma, anche se ciò può consolare i genitori dei bambini che hanno da poco iniziato la scuola, non tiene conto che spesso anche i genitori sono alle prime armi e si trovano in difficoltà anche con problemi piccoli.

Suona la campanella a scuola, qualche settimana di lezione e poi si ricomincia con le assenze, la febbre, la tosse giorno e notte, il raffreddore.
Per molte mamme un film già visto, il cui finale è sempre lo stesso: uno stress infinito, per i bambini ma anche per i genitori.
Allora, a scuole appena iniziate, gli esperti lanciano un invito ai genitori a non abbassare la guardia perché il bambino potrebbe essere interessato dalla “sindrome della campanella”, ovvero da quell’insieme di disturbi che colpiscono i più piccoli con il ritorno alla vita di comunità.

A scuola i bambini trovano ad attenderli numerosi virus respiratori (in particolare quello del raffreddore) che sono la principale causa del ‘riaccendersi’ di una serie di fastidi: dalla tosse al respiro ‘a fischietto’, dal raffreddore alle riacutizzazioni di bronchiti asmatiformi. Non è che il susseguirsi di episodi di malattia che costringono il bambino a casa, in maniera ricorrente, per tutto l’anno.

Eppure aiutare questi bambini si può. E non serve tenerli lontani da scuola e dai coetanei! Basta pensarci per tempo, parlarne al pediatra per valutare la possibilità di intraprendere una terapia di fondo che oltre agli steroidi inalatori vede l’utilizzo di altri farmaci per il controllo dell’asma come ad esempio gli antileucotrieni.

“SINDROME DELLA CAMPANELLA”: DAI SINTOMI ALLA TERAPIA ECCO I CONSIGLI DEGLI ESPERTI
«Si riaprono le scuole e possono riaccendersi i problemi respiratori dei bambini – dice Eugenio Baraldi, Unità di Pneumologia e Allergologia Pediatrica Dipartimento Salute Donna e Bambino, Università di Padova – Solitamente il primo episodio di malattia arriva già dopo due-tre settimane dall’inizio della scuola. E poiché il freddo complica le cose, il quadro peggiora con l’arrivo dell’inverno. Ad essere maggiormente interessati da questa ‘epidemia autunnale’ sono i bambini che frequentano l’asilo o le elementari, che hanno alle spalle episodi ricorrenti di tosse e raffreddore, respirano ‘a fischietto’ e hanno avuto episodi di asma o comunque molto simili all’asma. Il respiro ‘a fischietto’, meglio conosciuto come respiro sibilante o wheezing, colpisce almeno un bambino su 3 nei primi tre anni di vita.

In questo periodo dell’anno in cui aumenta l’umidità e c’e’ meno sole, nell’ambiente aumentano  gli acari della polvere e le muffe, e nelle scuole si concentrano le infezioni respiratorie da virus come il rinovirus che è alla base del raffreddore. Fattori che, in un bambino predisposto al broncospasmo, possono riaccendere diversi sintomi.
Questi bambini si possono e si devono aiutare
ad avere una migliore qualità della vita.
Diversi studi hanno dimostrato che una terapia preventiva iniziata nei primi giorni di Settembre con farmaci antinfiammatori (steroidi inalatori o antileucotrienici ) può essere efficace per ottenere un miglior controllo dei sintomi e una riduzione del numero delle riacutizzazioni».

«E’ una patologia più diffusa di quanto non si pensi – spiega Giorgio Piacentini, U.O.S di Broncopneumologia Pediatrica, Clinica Pediatrica dell’Università di Verona – e spesso viene attribuita a “mali di stagione”.
In realtà, in qualche modo, la stagione gioca un suo ruolo perché con l’autunno ricominciano le scuole e la vita sociale in comunità dei bambini. Lo stare insieme, in un ambiente chiuso e con poco ricambio d’aria come una classe comporta inevitabilmente il diffondersi delle malattie virali.
La qualità di vita dei bambini con la ‘sindrome della campanella’ è decisamente compromessa: un susseguirsi di episodi di malattia che li costringono a casa.
I sintomi sono diversi: naso chiuso, tosse fastidiosa sia di giorno che di notte, ricorrenti episodi febbrili, respiro sibilante.
Tutto inizia con un banale raffreddore ma spesso, nei casi più severi, si tratta di piccoli che devono rinunciare alla possibilità di fare sport a livello più intenso o comunque attività che richiedono una respirazione non compromessa, che fanno lunghe assenze a scuola.
L’errore più grande che si può commettere è quello di sottovalutare il problema. Perché questi bambini si possono e si devono aiutare. Intervenendo alla comparsa dei  primi sintomi e migliorando così, sul lungo periodo, la qualità di vita dei bambini. Anziché trattare il singolo episodio, può essere vantaggioso affrontare il problema in prospettiva.
Un’adeguata terapia deve essere intrapresa in tutti quei casi in cui la sintomatologia è tale che la vita del bambino è compromessa: tenerlo lontano da scuola e dai coetanei a causa dei sintomi ricorrenti non rappresenta infatti la soluzione del problema.
Tuttavia non è opportuno  nemmeno riportare il bambino in classe subito dopo un episodio di malattia, magari con sintomi ancora evidenti: lasciarlo qualche giorno a casa è un modo per proteggere lui e anche gli altri».

«Le terapie di fondo possono aiutare sensibilmente questi bambini a migliorare la loro qualità di vita – dice Renato Cutrera, U.O.C. Broncopneumologia Dipartimento Medicina Pediatrica dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù IRCSS di Roma – Ovviamente deve essere il pediatra che valuta quando è il caso di ricorrere all’uso dei farmaci, sia nel valutare l’opportunità che la modalità. Si tratta di terapie di ‘supporto’ a lungo termine che non agiscono sul singolo sintomo e che vanno tagliate ‘su misura’ sul bambino.
I corticosteroidi somministrati per via inalatoria sono la principale terapia di mantenimento nell’asma persistente, a qualsiasi livello di gravità. Anche, i farmaci antileucotrienici, per la loro specifica azione antinfiammatoria, possono essere indicati, in aggiunta ai corticosteroidi, sia nel wheezing persistente dell’età prescolare sia nell’asma persistente dell’età scolare.
Il dosaggio dei farmaci deve essere il più basso possibile in relazione ad un effettivo controllo dei sintomi e la durata della terapia dovrà essere commisurata alla risoluzione del problema, ovvero potrà essere interrotta in presenza di periodi ragionevolmente lunghi di benessere»

Dagli esperti consigli a mamma e papà
1) Fai attenzione se tuo figlio soffre spesso di tosse, raffreddore, respiro “a fischietto”.
2) Pensa se tuo figlio inizia a riammalarsi subito dopo la ripresa della scuola e fai il conto di quante volte l’anno scorso è rimasto a casa per questi disturbi.
3) Dopo un episodio di malattia non riportare subito il bambino a scuola ma lascialo qualche giorno convalescente a casa.
4) Fai caso se dopo uno sforzo (un pianto prolungato, una risata, una corsa affannosa o anche semplicemente quando gioca vivacemente con i suoi amici) respira “a fischietto”.
5) Evita che la cameretta diventi fonte di eccessiva esposizione ad allergeni: limita peluche, tende e tappeti; intervieni su materassi e cuscini con appositi tessuti di protezione; controlla che non compaiano muffe sulle pareti; scegli materiali a bassa emissione di inquinanti chimici per arredamento e finiture.
6) Fai attenzione al fumo passivo e anche a quello di ‘terza mano’. Arieggia gli ambienti a lungo se qualcuno ha fumato e non prendere in braccio tuo figlio dopo aver spento la sigaretta, gli elementi nocivi restano nell’aria, sui tessuti.
7) Aiuta tuo figlio a scegliere uno sport adatto alle sue caratteristiche: in ogni caso il movimento è utile per la salute dei bambini e per il loro sviluppo. Non è necessario eccedere nella spinta verso l’agonismo ma è importante che il bambino trovi gratificazione nell’attività fisica.
8) Attenzione alla bilancia! Il sovrappeso e l’obesità sono nemici dei bambini. E possono influire negativamente anche sulla respirazione.
9) Scegli la dieta mediterranea, ricca di pesce, vegetali, frutta, verdura, grano e olio extravergine di oliva e consulta il tuo pediatra per valutare un’adeguata integrazione in vitamina D.
10) Segui con scrupolo e con costanza la terapia che ti consiglia il pediatra, anche in assenza di sintomi. Aiuta a prevenire episodi più seri.
SE PENSI CHE TUO FIGLIO SIA INTERESSATO DALLA “SINDROME DELLA CAMPANELLA” O PRESENTA I SINTOMI DESCRITTI PARLANE CON IL TUO PEDIATRA, VALUTERÀ LA SITUAZIONE E SAPRÀ CONSIGLIARTI

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