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La Pubblica amministrazione si sta chiudendo nel bozzolo dell'informatica cancellando anche le ultime possibilità di contatto e colloquio reale con l'utenza, nonostante gli slogan sulla semplificazione
penelope

Il tempo ed indagini non solo statistiche diranno quanto e perchè sulla crescita delle astensioni dal voto alle recenti elezioni amministrative regionali abbia influito il comportamento delle persone anziane, anche quelle non troppo avanti con gli anni ma pensionate e dei disabili, con contorno dei familiari.

Tutta gente che nel periodo elettorale era alle prese con denunce dei redditi, pagamenti di tasse dalle varie denominazioni IMU, TASI, TARI, nonché PIN e cose simili che sono cose astruse anche per gli addetti ai lavori e che hanno indotto ansia e preoccupazione.
Ansia e preoccupazione tipica delle persone anziane che, passando molto del loro tempo davanti ai televisori, di ansia già ne accumulano tanta.

Gente che ha accolto ed accoglie bene gli annunci di semplificazioni che però hanno effetto di rimbalzo quando vengono smentite dai fatti.

E di fatti ce ne sono stati tanti, due ad esempio.

Fino allo scorso anno un contribuente che voleva compilare e spedire una dichiarazione dei redditi, modello unico, senza doversi sobbarcare le spese per un commercialista o un Caf (peraltro sommersi dai nuovi adempimenti) poteva tranquillamente ottenere un appuntamento con gli uffici dell’Agenzia delle Entrate e lì, portandosi dietro i documenti necessari, farsi compilare la dichiarazione dei redditi senza spese e con un confronto aperto, leale, faccia a faccia col funzionario del Ministero delle Finanze incaricato.

Da quest’anno questa semplificazione, questo colloquio “umano” e non tra macchine ( computer) non c’è più dopo anni che aveva funzionato bene.
Perché? Inutile chiederlo perchè mentre i cartelli degli uffici lo prevedono, dal sito web dell’Agenzia delle Entrate non è più possibile chiedere gli appuntamenti e manca ogni qualsiasi avviso della novità la cui conoscenza s’è diffusa solo tramite “radio fante”.

Secondo fatto. Da quest’anno il famoso ISEE ha subito modificazioni sostanziali: nei redditi percepiti deve essere inclusa anche l’indennità di accompagnamento per i disabili totali. Nulla da obiettare se di converso tra le spese fossero state considerate le spese per le “badanti” regolarmente iscritte all’INPS.

Chiunque abbia a che fare con situazioni del genere sa bene che le spese per una badante a fine anno assorbono cifre abbondantemente doppie rispetto non solo alla somma percepita come indennità di accompagnamento ma anche aggiungendo l’importo delle pensione ordinaria spesso sui valori minimi.

Ma queste spese sono detraibili solo fino all’importo di 7 mila euro annui che diventano 9,5mila se il disabile totale è minorenne.

Il Tar del Lazio, che ha competenza nazionale, non è stato d’accordo ed ha annullato sia l’inclusione nei redditi della indennità di accompagnamento, sia la limitazione a 7mila euro delle detrazioni o franchigia rispetto a quella maggiore di 9,5 mila euro che pur non coprendo appieno le spese effettive per le badanti, comunque, dava un certo sollievo.

La sentenza è immediatamente esecutiva dal mese di febbraio anche se l’INPS sembra intenzionata a ricorrere al Consiglio di Stato e nel frattempo si è ben guardato dal darvi esecuzione.

Anzi, della novità non sembra aver informato i suoi uffici periferici in cui i funzionari addetti cadono dalle nuvole quando qualcuno chiede cosa deve fare per farsi correggere un ISEE sbagliato, alla luce della sentenza del Tar.

Viene da pensare che il governo operi come faceva la moglie di Ulisse: di giorno dipanava una tela e di notte la disfaceva.
Ovviamente il giorno è Matteo Renzi e la notte è Pier Carlo Padoan, l’attuale ministro delle finanze, e così la “semplificazione” è servita

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