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Le linee programmatiche per il governo della Regione Umbria nel quinquennio 2015/2020 illustrate al Consiglio Regionale.
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La presidente della Giunta regionale dell’Umbria, Catiuscia Marini, ha illustrato questa mattina le linee programmatiche per il governo della Regione nel quinquennio 2015/2020.
Intervenendo in apertura della seduta dell’Assemblea legislativa appositamente convocata, la presidente Marini ha tracciato un quadro del contesto economico e sociale in cui andranno affermate scelte le necessarie “per impostare una legislatura d’attacco che guardi con particolare attenzione a coloro che operano sulla frontiera del cambiamento e dell’innovazione, investono intelligenze, competenze e risorse nell’ambito di una sfida quotidiana e globale”.

La presidente della Giunta ha poi evidenziato di aver “scelto di stare dalla parte e degli innovatori e dei riformatori, dato che la CULTURA RIFORMISTA rifugge i populismi, le semplificazioni, le scorciatoie. Impone ascolto, invenzione creatività anche in campo amministrativo e di governo. Sono tempi nei quali si può tornare a crescere ma si può stentare nel creare posti di lavoro, si può produrre ricchezza, ma contemporaneamente possono nascere nuove disuguaglianze e acuirsi la povertà, si può cambiare ma non innovare profondamente, per questo mi aspetto il contributo di tutti voi, nelle funzioni ovviamente distinte, nella funzione di indirizzo, nel perseguire l’interesse generare, nell’aiutare a dare una prospettiva di qualità alla nostra Regione.

LA NUOVA GIUNTA. Nella definizione delle deleghe ho inteso indicare obiettivi strategici con presidio politico, in raccordo con le competenze amministrative e tecniche, le responsabilità politiche, unitamente alla gestione delle risorse finanziarie attribuite.

L’azione politica la CAPACITÀ RIFORMATRICE dovrà essere orientata a sostenere la qualità dell’innovazione la competitività del territorio, la capacità di creare lavoro e produrre ricchezza, ridefinendo anche i caratteri di una nuova coesione sociale, in grado di misurarsi con le crescenti disuguaglianze, perché questo è il tempo nel quale può crescere la ricchezza, ma contemporaneamente possono crescere anche le disuguaglianze e rendere sostenibile da un punto di vista economico-finanziario il sistema pubblico di welfare.

L’Assemblea legislativa sarà all’altezza del compito assegnato dagli elettori se saprà ‘contaminarsi’ e se saprà interpretare speranze. Se saprà cogliere le riforme nazionali come un’opportunità e non come un limite. Se rifuggirà dalla sterile contrapposizione ideologica dei ruoli per METTERSI AL SERVIZIO DELLA SOCIETÀ REGIONALE, aiutando quel processo riformatore di cui tutti abbiamo bisogno prima di tutto come cittadini di questa terra.

Il quadro di PROGRAMMAZIONE FINANZIARIA è PREOCCUPANTE: riduzione delle risorse previste per la sanità; inasprimento delle regole del Patto di Stabilità interno; tagli ai trasferimenti nazionali; azzeramento della capacità di indebitamento e di nuovi investimenti. Dovremo procedere all’ulteriore riduzione dei costi e delle spese.

Per la prima volta c’è piena coincidenza tra la fase di avvio di una legislatura e l’avvio della PROGRAMMAZIONE SETTENNALE connessa alla politica di coesione dello sviluppo rurale, ciò permetterà di mettere a coerenza e integrare le politiche per spingere la capacità di innovazione e di ricerca delle imprese per favorire la sostenibilità ambientale dello sviluppo. Penso ad alcuni temi centrali anche nei obiettivi strategici europei l’energia, il patrimonio naturalistico la qualità delle risorse strutturali di un territorio quali acqua e paesaggio. Con una dotazione complessiva tra risorse comunitarie, nazionali e rilevanti anche del bilancio regionale di 1,5 miliardi di euro, con un impegno di oltre 200 milioni di euro di cofinanziamento regionale, ci siamo assunti una responsabilità importante di destinare risorse così rilevanti del bilancio regionale ai tre programmi operativi, su cui poggia l’asse strategico delle politiche per la crescita e lo sviluppo regionale.

CINQUE AMBITI DI INTERVENTO caratterizzati da filiere integrate di attività e obbiettivi strategici da raggiungere: Competitività, innovazione e lavoro; Risorsa Umbria; Tutela della salute e coesione sociale; Mobilità, infrastrutture e trasporti; Riforma della pubblica amministrazione e agenda digitale.

TRE sono gli elementi centrali per PROMUOVERE IL CAMBIAMENTO della società regionale: la persona (per consentire maggiori livelli di sostenibilità, qualità e inclusione sociale); gli imprenditori e lavoratori che creano valore (per incrementare la capacità di creare lavoro, lavoro e reddito); l’ambiente, il territorio e le città (per avere maggiori livelli di qualità ambientale e di sostenibilità delle attività umane).

I tempi duri della crisi hanno costretto la Regione ad atteggiamenti difensivi ma i segnali di ripresa che si manifestano, che sono contraddittori e non lasciano spazio a facili entusiasmi, ci inducono a prevedere un cambio di approccio, impostando una LEGISLATURA D’ATTACCO che guardi con particolare attenzione a coloro che operano sulla frontiera del cambiamento e dell’innovazione, investono intelligenze, competenze e risorse nell’ambito di una sfida quotidiana e globale. Si tratterà inoltre di rafforzare i segnali di ripresa economica, enfatizzandone le conseguenze occupazionali.

Mettendo a leva le migliori forze sociali, culturali, scientifiche e professionali vogliamo PERSEGUIRE un CAMBIAMENTO che parta dall’ascolto dei bisogni, dai meriti e dalla valorizzazione delle competenze. È necessario promuovere l’INTERNAZIONALIZZAZIONE, superando le difficoltà dell’Umbria ad inserirsi nelle reti lunghe e mantiene ancora un grado di penetrazione commerciale all’estero inferiore alla media del centro nord. L’esperienza accumulata nell’ambito della cooperazione internazionale allo sviluppo potrà servire da base di sviluppo per ulteriori relazioni di tipo commerciale e culturale.

Rispetto alle ipotesi di revisione delle Regioni italiane che agli assetti istituzionali endoregionali, è necessario porsi il tema della ‘REGIONE CHE VERRÀ’: se la riforma del numero delle Regioni riguarda l’ambito nazionale, le Province, le associazioni dei Comuni, l’assetto dei servizi pubblici e delle società partecipate riguarderà direttamente l’Umbria, che, per corrispondere alle aspettative dei cittadini, dovrà porsi l’obiettivo strategico di un più forte orientamento al risultato.

Andrà ripensata la modalità di CONFRONTO CON LA SOCIETÀ REGIONALE, superando la strumentazione precedente per favorire sedi di confronto tematiche e specifiche, legato al raggiungimento di precisi obiettivi operando scelte in tempi rapidi. Tutto ciò potendo disporre delle risorse dei programmi cofinanziati dall’Unione europea, la cui programmazione coincide con la decima legislatura regionale. Per fare questo andranno adeguate le strutture regionali direttamente coinvolte nella programmazione e attuazione dei fondi europei valorizzando l’integrazione delle competenze. Un approccio che risulterà utile in particolare per le strategie ‘Agenda urbana’ (programmi di sviluppo urbano che riguardano Perugia, Terni, Foligno, Città di Castello e Spoleto) e “Aree interne” (rivitalizzazione dei territori umbri di Nord est, Sud ovest e Valnerina).

COMPETITIVITÀ, INNOVAZIONE E LAVORO. Superare la logica dei contributi generalisti per concentrare le iniziative e sostenere solo i progetti imprenditoriali più promettenti. Necessaria maggiore trasparenza e informazione verso le imprese, garantendo pari opportunità di accesso, anche attraverso un sito web apposito. Utilizzare in modo più diffuso, negli interventi in cui ciò è possibile, la modalità “a sportello”. Rivedere i poli di innovazione, agevolando l’evoluzione verso progetti complessi presentati da cluster di imprese e organismo di ricerca. Identificare i migliori partner con cui cooperare per sostenere innovazione e internazionalizzazione del sistema produttivo. Rafforzare la cooperazione commerciale, l’innovazione, il trasferimento tecnologico e la promozione dei servizi. Sostenere la nascita di nuove generazioni di imprese con pacchetti articolati fatti di incentivi, servizi, capitale di rischio e offerta di spazi per l’incubazione.

SVILUPPUMBRIA E GEPAFIN. Entro la fine dell’anno arriverà una proposta di legge di riordino delle partecipate, per completare il percorso di accorpamento avviato nella precedente legislatura. Bisognerà definire una agenzia multifunzionale della Regione Umbria, quale braccio operativo per tutti i servizi di supporto alla competitività delle imprese e del lavoro. Si dovrà riflettere sull’opportunità di mantenere in funzione uno strumento separato per la gestione delle misure di ingegneria finanziaria e ridefinire in questo senso le funzioni governance e assetto di soggetti regionali che operano nell’ambito del credito, dell’internazionalizzazione e della ricerca, favorendo un percorso di ridefinizione, semplificazione, riduzione dell’assetto societario.

POLITICHE DEL CREDITO. Rafforzare e modernizzare gli strumenti di garanzia, con modalità operative integrate, puntando su: strumenti di garanzia, fondi mutui, collocazione di mini bond, nuovi strumenti di capitalizzazione, partecipazione a fondi chiusi. Attivare fruizione di strumenti e piattaforma nazionali e comunitarie come Fondo centrale di garanzia, Cdp e Sace, Bei e Fei, operatori non bancari.

RIFORMA DELLA PA. L’attuazione della legge 56, il superamento delle Province, l’attuazione della legge regionale 10, un nuovo piano triennale per la semplificazione potranno favorire un riordino complessivo non solo delle funzioni e delle competenze e del relativo personale, nei livelli istituzionali appropriati ma anche un completo riordino dell’organizzazione interna e del personale secondo principi non solo di efficienza e funzionalità. La Regione dovrà essere una ‘CASA DI VETRO’ in grado di fornire informazioni, conoscenze e partecipazioni a cittadini e imprese.

INFRASTRUTTURE. La priorità saranno le ‘opere utili’, quelle cioè contro possono dare un contributo alla competitività dell’Umbria, alle sue imprese, alla sua accessibilità. Si dovrà dunque completare la Quadrilatero, aprire il tratto umbro della Perugia-Ancona, recuperare risorse pubbliche per la manutenzione ordinaria e straordinaria della E 45, completare il raccordo Terni-Orte e affrontare il Nodo di Perugia. Investiremo ancora nel potenziamento dell’aeroporto, nell’adeguamento della linea ferroviaria Foligno-Terontola e, insieme a Regione Toscana e RFI, per una stazione dell’alta velocità in prossimità del confine regionale.

FORMAZIONE. Necessario investire sul capitale umano sulla qualità della formazione e in particolare dell’alta formazione. Abbiamo bisogno quindi di più laureati, di più lavoratori specializzati di competenze tecniche, scientifiche tecnologiche e digitali. Per questo la Giunta continuerà a fare la sua parte nel diritto allo studio, in quello universitario in modo particolare. Le risorse e le azioni degli ultimi anni ci hanno permesso di collocare l’Umbria e le Università umbre al primo posto. La sfida delle riforme non riguarda solo le istituzioni pubbliche: in Umbria ci sono 240 agenzie formative in Emilia Romagna ce ne sono 80. Dovremo coinvolgere istituzioni scolastiche, imprese e università per recuperare competitività, attrarre competenze e studenti, risalire la china anche del ranking nella valutazione Università dinamiche e produttive di ricerca.

TUTELA DELLA SALUTE. La sfida consiste nel salvaguardare l’impianto ideale e valoriale del sistema sanitario nazionale pubblico e universalistico, per tutti i cittadini, senza distinzione, ma al tempo stesso di innovarlo e cambiarlo per renderlo o economicamente e finanziariamente sostenibile, più moderno e adeguato ai risultati della scienza e all’avanzamento della tecnologia. Più qualità di umano per le persone che vi si rivolgono. Quattro saranno gli obiettivi strategici di legislatura: il nuovo Piano sanitario, l’attuazione del Piano di prevenzione 2014 – 2018, del patto della salute 2014 – 2016, il governo delle liste di attesa. Chi vuole una sanità ancora pubblica deve dare una mano a sostenere riforme e innovazione nella gestione, nell’organizzazione dei servizi, nelle risorse umane e professionali che si utilizzano, nell’uso delle tecnologie e dei farmaci, nel superamento di municipalismi e localismi e inappropriatezze sanitarie. Nel primo anno di governo sarà approvato il nuovo piano sociale regionale che ha già avviato l’elaborazione strategica e che contiene gli obiettivi anche nella ridefinizione di nuovi rapporti tra Regione e Comuni.

RAZIONALIZZAZIONE DEL BILANCIO REGIONALE. Intendiamo mantenere integro il suo fondo sociale regionale con un impegno finanziario rilevante, compensando anche i tagli ai trasferimenti. Sarà fondamentale sperimentare forme di innovazione con un protagonismo nuovo e diverso delle imprese sociali e della cooperazione, che sono il perno del lavoro e della gestione dei servizi in questo ambito, l’infanzia, la non autosufficienza, gli anziani le disabilità, gli immigrati. Andrà inoltre salvaguardata la centralità delle organizzazioni no profit, del volontariato e dell’associazionismo, che sono parte attiva di un moderno welfare comunitario integrativo e nel sostitutivo dell’impegno pubblico e istituzionale.

Altri elementi sono stati forniti dalla Presidente Marini in sede di replica prima che il documento fosse approvato a maggioranza.
A differenza di altri, che per la prima volta siedono in questa Assemblea, noi in questi anni abbiamo avuto modo di conoscere le vicende complesse di questa regione. Di conoscere le ‘punte di freccia’, quelle aziende che operano in settori diversi, ma che hanno dimostrato di saper andare contro corrente durante la crisi. Con capacità di innovazione e ricerca, di internazionalizzazione, oggi rappresentano dei motori per la ripresa. Non dobbiamo nascondere le criticità, ma essere consapevoli dei punti di forza, per indirizzare bene le risorse di cui disponiamo per alcune politiche pubbliche. La Commissione europea ci ha assegnato fondi importanti perché abbiamo costruito proposte adeguate per il Psr e la politica di coesione. Siamo tra le poche Regioni che hanno ottenuto anche quest’anno la parifica piena da parte della Corte dei conti. Abbiamo sempre rispettato il patto di stabilità interno. Abbiamo sempre utilizzato la capacità di indebitamento per fare investimento (quindi per la crescita e la qualificazione della rete dei servizi). Non abbiamo mai acceduto alle anticipazioni di tesoreria. Non siamo mai stati sottoposti ai piani di rientro per i fondi della sanità, come invece è avvenuto per Regioni simbolo del centrodestra che hanno portato la sanità al dissesto. La Corte dei conti non ha mai rilevato criticità. La consistenza del patrimonio non deve essere aggiornata ogni anno, perché non avrebbe senso. Su welfare e famiglia: noi abbiamo difeso il sistema, anche sostenendo quegli enti locali, retti dal centrodestra, che non hanno saputo fare interventi sostenibili. L’invecchiamento della popolazione è un indicatore di benessere sociale, non una accezione negativa, ma la dimostrazione di un buon sistema di welfare. Solo due Regioni hanno la legge sulla famiglia, entrambe guidate dal Pd e dal centrosinistra. Sui rifiuti, per la prima volta, c’è una proposta concreta: abbiamo una media regionale del 55 percento di raccolta differenziata e c’è stato un lavoro straordinario sulla riduzione dei rifiuti. Solo le azioni concrete fatte hanno reso possibile di evitare la costruzione di un inceneritore. Serve la collaborazione dei Comuni per puntare davvero ai ‘rifiuti zero’. Abbiamo una legge regionale sulla sicurezza che viene finanziata ogni anno con fondi regionali. La città di Perugia ha un presidio nel centro storico perché la Regione ha finanziato i relativi costi. Così come è successo per il reparto attivato presso la questura. Necessario rendere meno marginali i quartieri, evitare ghettizzazioni che incrementano i problemi di sicurezza. Va separato chi vuole vivere in questa comunità da chi invece pensa di poter vivere di attività criminali. A questo proposito spero che l’Assemblea si doti di nuovo della Commissione di inchiesta sulle infiltrazioni criminali, questione delicata per alcune attività economiche e produttive rilevanti. Il processo di riforma è stato portato avanti: sono state unificate e accorpate società; la centrale regionale degli acquisti esiste e riguarda le aziende ospedaliere che acquistano per tutto il sistema sanitario (la Cras verrà potenziata e dotata di personale delle Province). Sulle consulenze: la Regione spendeva 1,8 milioni di euro e ora ne spende 1,2, su un bilancio di oltre 2 miliardi. Lì dietro c’è una aliquota di personale precario: nel rispetto delle regole cercheremo di non far perdere il posto di lavoro a queste persone, che operano nei centri dell’impiego e in altri snodi importanti. Ogni anno la sanità regionale gestisce 80 milioni di prestazioni, ci lavorano 12mila persone. I posti letto sono bassi rispetto alla popolazione e questo è un indicatore di efficienza. Il modello non sono i piccoli ospedali, che devono svolgere funzioni territoriali integrate con quelli grandi. Funzioni che rispondano ai bisogni di salute della popolazione. Sul privato, abbiamo lavorato in accordo e collaborazione con le strutture private, nei limiti del riparto del fondo sanitario: un totale di circa 41 milioni di euro. Il sistema sanitario serve a dare salute e non a fare mercato. Su E45 ed E78 spero che presto potremo definire una nuova tabella di marcia con il Governo nazionale, per strutture che servono non solo alla mobilità interna ma a tutto il paese. Abbiamo lavorato molto sulla Terni-Orte, anche se gran parte di quella infrastruttura compete alla Regione Lazio. È un onore per il Governo regionale che gli assessori svolgano un lavoro e una professione. Molti di loro hanno un reddito maggiore di quanto non sia l’indennità che viene percepita. Gestire 2,5 miliardi di bilancio, il sistema sanitario, l’ambiente di una Regione: si tratta di responsabilità importante. Ci sono stati i controlli della Corte dei conti, con cui abbiamo collaborato. Siamo stati noi a condurre la battaglia per la riduzione delle indennità, che in altre Regioni erano più alte. Sui fondi europei abbiamo fatto un accordo con la Guardia di finanza per rendere trasparenti i flussi verso i destinatari finali. Così come ci siamo raccordati con i Nas per accertare la correttezza dei comportamenti nel sistema sanitario”.

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