Condividi su facebook
Condividi su twitter

È dell’anno in corso, per adesso e dopo il clamore sollevato dal cd. vincolo della Soprintendenza, l’unica notizia di rilievo sulle questioni ambientali; è stata tenuta, però, ed ancora è in sordina se non addirittura nascosta nell’ovatta. Un boom “in pectore” diventato subito sboom perché a Marsciano, tantomeno nella sonnolenta Olmeto, nessuno ne parla. Non un solo sussurro od un malizioso bisbiglio, in strada o dietro le persiane, da parte dei suoi cittadini che hanno portato avanti, da tempo, una lunga lotta contro le preoccupazioni per la salute e l’inquinamento di terreni, fiumi e laghi, sopravvenute a causa dell’impianto di biodigestione anaerobica, ed altro ancora. E tutti lo sanno che, per queste loro vibrate proteste, qualcuno è stato citato in giudizio ed ha dovuto subire un’annosa  causa con una sostanziosa richiesta di risarcimento danni dalla soc. SIA, ancor oggi – ma non si sa più ancora per quanto – gestore dell’impianto.
Qualche altro olmetano, però, per diverso motivo ma sempre per la stessa questione, ha bussato alla porta del M5S regionale – e non solo – per chiedere che sia portata a conoscenza della popolazione e si facesse luce su quanto era accaduto anche in passato. A livello locale, il MoVimento da almeno tre mesi sapeva della paventata, possibile dismissione del vecchio impianto. Ed era in attesa della pattuita scadenza di tre mesi, tempo messo a disposizione dal Comune all’Università di Perugia per la valutazione del progetto.  Solo l’intervento, imprevisto, non della “carica dei 101” olmetani ma di due sole anime inquiete, ha deciso di accelerare su quello ch’era già stato messo in ponte, il da farsi.
E, dunque, amministrazione comunale permettendo, dovrebbe essere arrivato il tempo di sapere se il tanto contestato biodigestore potrebbe andarsene davvero in pensione. È pur vero che il consigliere Ricci ha presentato, nel luglio scorso, una mozione (atto n. 87) a questo riguardo in Regione Umbria, ma dopo i roboanti accesi motori sembra esser rimasto da solo a far da inascoltata Cassandra e ad abbaiare alla luna che ogni sera si leva fin sull’abbaino di palazzo Cesaroni.
Né è trapelato nulla di quanto è stato detto e discusso, sempre sul biodigestore olmetano, nella riunione ultima all’Assemblea regionale (12/01/16). Strano fatto, questo del possibile pensionamento del vecchio impianto, notizia biodigerita solo in Comune.
Il Comitato Qualità della Vita, in questi ultimi tempi, è stato tutto preso a dar di grancassa sulla questione del vincolo e, così, sembra essersi distratto su di un paio di cosette che sono accadute anche se le determine dei Responsabili e le delibere della Giunta son state scrupolosamente pubblicate all’albo pretorio del Comune di Marsciano.
Il consigliere Ricci ha presentato la sua mozione in Regione (26/08/2015) poco dopo che l’amministrazione aveva organizzato un incontro con la Commissione Tecnica (di composizione interna?) “istituita dal Comune di Marsciano e finalizzata all’individuazione della soluzione tecnica più appropriata per la gestione dei fanghi di laguna, svoltosi … presso gli Uffici della Provincia di Perugia, Servizio Gestione  e Controllo Ambientale”. In quella stessa sede “è emersa l’opportunità di predisporre un Piano di Dismissione contenente la descrizione delle azioni messe in campo fino ad oggi e l’individuazione degli ulteriori interventi necessari.”
Ed allora, perché i consiglieri marscianesi – con l’esclusione forse di Bertini per esser anche vicepresidente della Provincia e Pilati omologo comunale di Ricci – sono stati tenuti all’oscuro di tutta quest’attività che, ad onor del vero, non può che dirsi messa su in maniera un po’ clandestina? Notizia che sembra non esser stata degna neanche di esser portata in una delle solite, affollate Commissioni consiliari permanenti riunite, in fretta e furia, in questi ultimi tempi.
E quali i timori o le remore dell’amministrazione comunale nel far conoscere – fuori dall’Albo Pretorio o meglio ancora, nel discutere con l’opposizione la notizia improvvisa della possibile dismissione del vecchio biodigestore che, se e quando l’Università lo deciderà, se ne dovrebbe andare in pensione?. L’impianto è del 1983, diranno i soliti noti, ed era anche giusto che qualcosa si dovesse pur fare. Certo: dopo tutto quello che è successo!, persino l’intervento della Magistratura ed il relativo sequestro che, alla luce dei fatti odierni, sembra essere stato del tutto provvidenziale. E di nuova la domanda sorge spontanea: perché nascondere ai consiglieri dell’opposizione e soprattutto ai cittadini quello che, al momento, è stato solo detto nelle segrete stanze?. Ad esempio, sulla decisione presa di fare una convenzione, già stipulata con l’Università di Perugia, per la “Consulenza tecnico scientifica per la messa in sicurezza dell’impianto di digestione anaerobica di Olmeto” che costa – per adesso e per amore, solo per amore – la bella cifra di 20.000 euro?.
L’amministrazione ed il vertice politico del Comune hanno forse fatto proprio, anche questa volta, il noto detto “Occhio non vede, cuore non duole”?.
Già ho chiesto, e continuerò a chiedere, come portavoce del M5S, l’accesso agli atti per meglio documentarmi e così anche collaborare con i miei regionali, per capire cosa sta per succedere al contestato obsoleto impianto. Ed anche per vedere riconosciuto – sempre – quel diritto di accesso alle informazioni, e non solo ai documenti, che l’obbligo della trasparenza impone agli enti locali.
Spero proprio che, diversamente da quanto accaduto in passato, l’amministrazione comunale risponda sollecitamente (artt. 49 e 50 del regolamento sul funzionamento del consiglio comunale) alle mie richieste perché, in caso contrario, dovrò di nuovo rivolgermi alla Prefettura od al Ministero dell’Interno.
Non basta, infatti, per adempiere alla trasparenza, pubblicare le notizie e i documenti solo all’Albo Pretorio, pensando di poter nascondere la verità dei fatti, ai più occupati, ma non di certo, sprovveduti consiglieri dell’opposizione.

condividi su:

Condividi su facebook
Condividi su twitter