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Le donne sembrano avere un rischio ‘genetico’ in più; il maggiore utilizzo di sigarette con filtro e di tipo light ha portato il fumatore ad aspirare più profondamente portando il fumo e i suoi agenti cancerogeni nella parte più in profondità dell’albero bronchiale dove insorge tipicamente l’adenocarcinoma
fumo

Ogni anno in Umbria si contano oltre 500 nuove diagnosi di cancro al polmone. Si stima che siano quasi 1500 i malati nella regione.
Il principale fattore di rischio resta il fumo, ma sembra che le donne abbiano un qualcosa di rischio in più
In Umbria, lo dice l’Istat, il 21,2% delle persone oltre i 14 anni fuma, insieme al Lazio è al secondo posto dopo la Campania, (le sigarette in media sono 12) e il 25,1% è un ex fumatore.

I dati del tumore del polmone parlano chiaro: il rischio dei fumatori rispetto ai non fumatori è aumentato di circa 14 volte e si incrementa ulteriormente fino a 20 volte nei forti fumatori. E in Umbria i forti fumatori, quelli che accendono più di 20 sigarette al giorno sono il 5,7%.
«Che si tratti di uomini oppure di donne – spiega Filippo de Marinis Direttore della Divisione di Oncologica Toracica, dell’ Istituto Europeo di Oncologia- IEO- di Milano, Past-President di AIOT – il fumo rimane il principale killer dei polmoni.
Se domani la popolazione mondiale decidesse di smettere di fumare, tra 20/30 anni il carcinoma polmonare risulterebbe abbattuto del 90 % come mai nessuna terapia potrà ottenere.
Bisognerebbe attuare campagne di prevenzione primaria “aggressive” rivolte alla fascia dei trentenni, uomini e donne. Smettere di fumare a questa età significa garantirsi la possibilità di abbassare ai minimi termini il rischio di malattia. Cosa che non accade quando si abbandona la sigaretta a 50 anni».

Un appello che continua a cadere inascoltato. Soprattutto tra le donne che, in Italia, non si decidono a spegnere la sigaretta.
Eppure sembrano avere un rischio ‘genetico’ in più. I dati ci dicono che il 38% dei tumori diagnosticati sono adenocarcinomi (il 48% tra le donne), una forma che colpisce soprattutto i non fumatori.
Il perché questo avviene non è ancora chiaro. « L’incremento degli adenocarcinomi (la gran parte dei non squamosi) – spiega Cesare Gridelli, presidente dell’Associazione Italiana Oncologica Toracica (AIOT) e Direttore dell’Unità Operativa a Struttura Complessa di Oncologia Medica dell’Azienda Ospedaliera “S.G.Moscati” di Avellino – è legato a due fattori principali: l’aumento dell’incidenza della malattia in donne non fumatrici, in parte verosimilmente dovuto anche a causa di fattori genetici e ormonali, e il cambiamento delle abitudini al fumo.

Il maggiore utilizzo di sigarette con filtro e di tipo light ha portato il fumatore ad aspirare più profondamente portando il fumo e i suoi agenti cancerogeni nella parte più in profondità dell’albero bronchiale dove insorge tipicamente l’adenocarcinoma ».
Quello del fumo passivo, dunque, è un fattore non di poco conto. Da un’indagine condotta dall’Istituto Superiore di Sanità si scopre che su 100 umbri solo 71,3 pensano che le case siano ‘libere da fumo’, quindi 29 su 100 ammettono che nella loro casa è ammesso fumare.
L’appello, quindi, è quello di ‘liberare le case dal fumo’ anche in Umbria.
Il rischio per un non fumatore di ammalarsi di cancro se vive con un fumatore è del 20% in più per le donne e il 30% in più per un uomo. Se non lo volete fare per voi, fatelo almeno per chi vi vive accanto.

Il tumore del polmone è al centro di CIOT2016, la Conferenza Internazionale di Oncologia Toracica, in corso a Napoli fino a sabato 25 all’Hotel Royal Continental, giunta alla sua quinta edizione presieduta da Cesare Gridelli

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