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La storia di Don Giuseppe è stata raccolta in un libro intitolato: "Prete da sessant'anni e non sentirli", scritto da uno dei suoi diaconi, Antonio Cecchini, in occasione dei suoi sessant'anni di vita consacrata e presentato sabato 2 luglio.
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Domenica 3 luglio la comunità parrocchiale di Ammeto si è stretta in una grande festa attorno al suo parroco Don Giuseppe Fiorini Granieri, in occasione del suo 60° anno di sacerdozio.

In quel lontano 29 giugno 1956, nella solennità dei SS. Pietro e Paolo, per imposizione delle mani del Vescovo Alfonso Maria De Sanctis, Don Guseppe veniva ordinato sacerdote nella chiesa di S. Maria in Camucia a Todi.
La storia di Don Giuseppe è stata raccolta in un libro intitolato: “Prete da sessant’anni e non sentirli”, scritto da uno dei suoi diaconi, Antonio Cecchini, in occasione dei suoi sessant’anni di vita consacrata e presentato sabato 2 luglio.
Domenica è seguita la celebrazione religiosa nella chiesa di Ammeto, la nuova chiesa, moderna e spaziosa costruita grazie a questo prete il 2 ottobre 1971.
La Messa solenne è stata celebrata dal cardinale Ennio Antonelli e dal vescovo Giovanni Scanavino, insieme ai diaconi della parrocchia. Presenti le autorità comunali e la governatrice dell’Umbria: Catiuscia Marini.

Particolarmente suggestivo il ricordo che ha tracciato il cardinale Antonelli di don Giuseppe, partendo dal suo arrivo in seminario a Todi poi alla sua prima esperienza sacerdotale nella parrocchia di Collepepe e Piedicolle fino ad arrivare ad Ammeto, sottolineando il carisma di questo prete: “don Giuseppe è un uomo che si è dedicato alla chiesa e a questa comunità con passione e perseverenza- ha ricordato il cardinale Antonelli – è un sacerdote soprattutto molto presente tra la gente, attento alle singole persone e alle famiglie, corrisposto e benvoluto dai parrocchiani.

Don Giuseppe si è impegnato in molteplici attività e iniziative. Ma la sua qualità distintiva – ha sottolineato il cardinale- è la capacità di relazione: accogliere, ascoltare, dialogare, accompagnare, infondere fiducia. Sempre disponibile, paziente, calmo, pronto a condividere gioie e sofferenze”.

Qualità riconosciute anche dalla Presidente della Regione Marini, che ha ribadito la costante attività di Don Giuseppe legata alla comunità di Marsciano e Ammeto, nel creare progetti, nell’essersi messo sempre a disposizione dei propri parrocchiani e di tutti coloro che hanno chiesto aiuto, conforto“.

Al termine della celebrazione Don Giuseppe ha salutato e ringraziato tutti dicendo: “io oggi con voi celebro le nozze di diamante perché voi siete la mia famiglia”. E ha aggiunto: ” Il Vangelo ci ricorda che l’unico modo per noi cristiani di annunciare Gesù, di evangelizzare è quello di amarci. Non si dimenticano mai i gesti d’amore”.

Antonio Cecchini nel libro racconta la storia di questo prete e del suo carisma.

“E se ogni carisma è dono, quello ricevuto dal piccolo Giuseppe nasce nella società contadina degli anni ’30 e ’40, un mondo in cui fanno da padroni ingiustizie, durezza di vita e purezza di costumi. La numerosa famiglia Fiorini Granieri a Collepepe era ben conosciuta, stimata dalla comunità del paese e dintorni”.
Don Giuseppe nasce il 20 maggio del 1928 nella verde campagna marscianese, dove la famiglia si era trasferita, da papà Roberto e mamma Ines. E’ il terzo di quattro figli.E’ proprio dalle mani di mamma Ines che sboccia la vocazione sacerdotale del giovane Giuseppe.
Il 14 ottobre del 1942, a soli quattordici anni, entra nel Seminario minore di Todi.
Il 29 giugno 1956, nella solennità dei SS. Pietro e Paolo, per imposizione delle mani del Vescovo Alfonso Maria De Sanctis, viene ordinato sacerdote nella chiesa di S. Maria in Camucia a Todi.
Il giovane prete nel 1959 (tre anni dopo l’ordinazione sacerdotale) conosce il Movimento dei Focolari, che lo Spirito Santo ha suscitato nella Chiesa tramite la giovane Chiara Lubich in vista del prossimo rinnovamento che la attende.
Nel carisma di Chiara la vocazione di don Giuseppe fiorisce, mentre il suo “fare famiglia” riceve definitiva conferma, impulso e sostegno. Questo è il punto di forza di questo giovane prete.
Appena una settimana dopo, l’8 luglio 1956, il novello Sacerdote celebra la sua prima Messa solenne nella Chiesa Parrocchiale della sua Collepepe, dove arriva preseduto da un corteo di motociclette.
Ma per un anno assiste la vicina parrocchia di Piedicolle.
Il 2 dicembre 1957 arriva il Decreto Vescovile con la nomina a parroco della Parrocchia Santa Maria Assunta di Ammeto. La notizia che il novello Parroco avrebbe dovuto lasciare la Parrocchia non è presa bene dalla comunità.
Così i paesani di Piedicolle decidono di ostacolarne la partenza. Deve intervenire il Vescovo giungendo ad un compromesso: Don Giuseppe avrebbe fatto avanti ed indietro fra le due chiese e le due comunità , cioé tra Piedicolle e Ammeto.

Ma per una comunità angosciata e dispiaciuta, ce n’era un’altra in trepida attesa.
La comunità di Ammeto attese l’arrivo del parroco nel freddo pungente del 2 dicembre del 1957, davanti alla Piccola Casa del Ragazzo , assieme alle autorità civili e militari. Nonostante il freddo, la folla degli ammetani fu davvero calorosa. Tutti accolsero festosamente ed entusiasti il nuovo parroco, riservandogli un ingresso trionfale.
Quando il nuovo Parroco iniziò il suo ministero sacerdotale nel piccolo rione marscianese, Ammeto contava meno di cinquecento anime.
Poche case, una piccola Chiesa, la stazione ferroviaria, un piccolo molino, una bottega di generi alimentari, una fabbrica di laterizi e un esercizio commerciale di cereali.

Il primo pensiero fu quello di instaurare con tutti un rapporto di fraterna amicizia, di stima e rapporto reciproco.
Costruire una grande famiglia,
di modo che regnasse in tutta la comunità un clima d’amore e comunione e in cui potessero riconoscersi figli dello stesso Padre. C
osì vengono costituiti i Consigli Pastorali, in cui il nuovo parroco provvedeva a curare la formazione dei catechisti, degli animatori e dei lettori.
Nel frattempo si tengono le elezioni comunali. I comunisti presero ad Ammeto il 75% dei voti. Il giovane prete si rese conto dove era capitato!
Ma non si scoraggiò per questo…perché il suo principio era sempre stato quello di annunciare a tutti Gesù Cristo e il Vangelo, voler bene a tutti, senza curarsi della tessera che avevano in tasca.

Con il suo atteggiamento d’accoglienza e d’apertura nel rispetto delle idee altrui, ha saputo meritarsi la simpatia e la benevolenza di tutti coloro che lo hanno conosciuto. Passano gli anni …Gli abitanti di Ammeto aumentano sensibilmente.
Don Giuseppe si rende conto che la Chiesa, piccola e fatiscente, non è più in grado di accogliere i aprrocchiani.
Così quando Mons. Fustella, Vescovo di Todi, il 20 Agosto 1960 si reca in Visita Pastorale ad Ammeto, ascolta con attenzione la lungimirante proposta del giovane prete e la condivide pienamente.
Nel libro si narra che “ Il 14 agosto del 1966, alla vigilia della festa della Patrona, Santa Maria Assunta, durante una solenne processione, la folla fa una piccola sosta in un appezzamento di terreno stabilito dove si dà inizio alla costruzione del nuovo e bellissimo complesso parrocchiale con la posa della prima pietra.
Il rito presieduto dal sacerdote Don Giuseppe, inaugura l’inizio dei lavori della nuova costruzione con la benedizione della prima pietra della nuova Chiesa che, moderna e più spaziosa vedrà la luce il 2 ottobre 1971 e verrà solennemente consacrata da S.E. Mons. Siro Silvestri, Vescovo di Foligno.
Don Giuseppe ricorda un episodio“ Il giorno della consacrazione della Chiesa, mamma Ines chiamò il figlio maggiore, Rufino e gli disse “Don Giuseppe ha le scarpe rotte e i calzoni con le toppe, vedi di provvedere”. Un prete troppo innamorato della sua gente per pensare a se stesso.

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