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Ottobre 2016. Sei mesi ci separano dalle prossime Elezioni Amministrative. L’appuntamento politico più bello e faticoso è ormai dietro l’angolo e una riflessione sull’attività politica e amministrativa degli ultimi cinque anni, tanto invocata quanto rimandata, merita di essere affrontata con tutta la sincerità e il rispetto che contraddistingue un Partito, democratico per vocazione e non per definizione.

La prossima tornata elettorale riveste un’importanza fondamentale per la città e per il suo sviluppo economico, culturale e sociale. Non solo.

Nel 2012 un gruppo di giovani donne e uomini ha scelto di impegnarsi in un progetto politico e amministrativo che lo ha visto, nel bene e nel male, protagonista. Cinque anni fa i cittadini hanno dato fiducia a quel progetto innovatore, consegnando a quel gruppo di giovani una grande responsabilità: governare la città di Todi, darle una chiara identità e riportarla ad essere un punto di riferimento, rispondendo alla pressante esigenza di rinnovamento e partecipazione. Rinnovamento e partecipazione: le due parole che hanno consentito di realizzare un progetto costruito con cura, con attenzione e con molti sacrifici.

La prossima tornata elettorale rappresenta il primo vero banco di prova per quel gruppo di giovani che oggi deve farsi garante di un percorso di confronto serio, leale e trasparente. Un percorso privo di vizi correntizi, caratterizzato da scelte chiare e proposte concrete. Un percorso con un unico obiettivo: guidare la città per i prossimi cinque anni.

Noi vogliamo rappresentare questo gruppo di giovani. Noi siamo questo gruppo di giovani.

Negli ultimi giorni è iniziato il percorso verso l’appuntamento elettorale del 2017 con una serie di riunioni che hanno coinvolto Segreteria, Gruppo consiliare e Assemblea comunale del Partito Democratico. Lo scorso martedì 4 ottobre, con la presenza della Presidente della Regione Catiuscia Marini, Segreteria e Gruppo consiliare hanno individuato un percorso attraverso una discussione franca, serena e propositiva in cui veniva evidenziata l’assoluta necessità di un rilancio dell’attività del Partito Democratico, di un nuovo slancio propositivo, del coinvolgimento di tutte le risorse, di un allargamento della discussione per una valutazione serena delle alleanze, della ricerca di modalità partecipative che potessero riavvicinare il popolo della sinistra alla discussione sulle tematiche che contribuiscono alla costruzione dell’identità della città che vogliamo per i prossimi anni.

Ci era sembrato un ottimo inizio, segnato da un nuovo entusiasmo e foriero di un ritrovato spirito di partecipazione. Purtroppo siamo stati subito smentiti, il giorno dopo. Alla riunione dell’Assemblea comunale del PD, massimo consesso degli organismi dirigenti del Partito Democratico tuderte abbiamo registrato molte assenze, tante da non raggiungere nemmeno il numero legale, che testimoniano la necessità improcrastinabile di fare chiarezza perché, continuando su questa strada, non solo assisteremo alla inevitabile sconfitta elettorale, riconsegnando la città su un piatto d’argento al centro-destra, ma vedremo l’inesorabile fallimento dell’unico partito che, sia a Todi che a livello nazionale, è rimasto l’ultimo baluardo contro la deriva populista e qualunquista che caratterizza i nostri giorni.

Non siamo stati sulla luna negli ultimi cinque anni. C’eravamo. Eravamo lì, sempre presenti. Quello che diremo di seguito lo abbiamo affermato e ribadito in molte sedi, dentro e fuori dal Partito, sempre con la massima lealtà e nelle forme appropriate. Spesso, il nostro atteggiamento è stato scambiato per arrivismo e le nostre critiche per sfiducia. Sempre, si è tacciato come “disturbatore” chiunque proponesse una coralità nel processo decisionale. In realtà riteniamo che i disturbatori siano altri, tutti quelli che hanno portato la discussione in altre sedi che non fossero il Partito Democratico.

E’ doveroso per noi dire oggi cosa pensiamo, senza infingimenti, con chiarezza e coraggio. E’ doveroso cercare di portare un contributo politico alla discussione. Già, proprio così, un contributo politico. Questo va detto e ribadito perché troppo spesso la politica viene confusa con l’Amministrazione della città. La politica, anche a causa nostra, non ha fatto la sua parte.

Lo facciamo per la città. Lo facciamo per il Partito Democratico. Lo facciamo nella sede più opportuna. Lo facciamo con onestà e disponibilità al confronto. Lo facciamo partendo da un’analisi dello scenario politico attuale, profondamente mutato rispetto a quello che ha portato il centro sinistra al governo della città nel 2012. Lo facciamo nel rispetto dei ruoli, soprattutto del nostro.

In questi giorni molto si è parlato del candidato Sindaco per la prossima tornata elettorale, se Rossini fosse la persona più adatta a ricoprire di nuovo quel ruolo. Riteniamo che il problema non sia il Sindaco, il problema è che la coalizione a sostegno di Carlo Rossini Sindaco non esiste più. Il Partito Socialista è diviso in due gruppi che non parlano tra loro e non ne vogliono sapere di sedere allo stesso tavolo. Nel 2012 non era così. I “valori della sinistra per Todi”, l’alleanza di Rifondazione Comunista, SEL e IdV, oggi non esiste più. I soggetti alla sinistra del PD sono molteplici e in forte disaccordo. Nel 2012 non era così. La coalizione è talmente inconsistente che la maggioranza al governo della città non è stata più in grado nemmeno di rinnovare i due enti Enti principali nonostante le dimissioni di ben tre consiglieri.

Di contro in città c’è un nuovo attivismo che prende vita nelle varie forme di associazionismo su tutto il territorio comunale.

Per prepararci alla prossima campagna elettorale l’elemento di partenza non può che essere uno: verificare se è possibile costruire delle nuove alleanze che portino ad una nuova coalizione o se si debba costruire un percorso per preparare la corsa da soli.

Nel primo caso occorre costruire una coalizione seria, che non faccia la fine di quella passata e che consenta di governare seriamente la città. Riteniamo che il raggiungimento di questo obiettivo non possa prescindere dallo strumento delle Primarie, aperte a tutti, per verificare le nuove alleanze e per confrontarci con le numerose forze politiche determinate dal nuovo scenario italiano e tuderte, anche le forme di associazione della cosiddetta società civile che, consapevole di quanto di buono abbiamo fatto, oltre che delle criticità che hanno caratterizzato il nostro percorso di governo, potrebbe essere pronta a diventare parte integrante di un progetto di governo nuovo e vincente.

Nel secondo caso, il lavoro sarebbe tutto interno al Partito Democratico per la verifica dell’assetto ottimale, fatto di programmi, proposte e persone, da presentare agli elettori.

In entrambi i casi non si può poi prescindere da una lucida analisi politico-amministrativa su quanto accaduto in questi ultimi cinque anni tenendo sempre in mente che il Comune rappresenta il livello più vicino al cittadino e l’Istituzione a cui i cittadini si rivolgono e in cui si identificano.

Per prima cosa occorre dare atto che abbiamo rimesso a posto i conti pubblici, a prezzo di notevoli sacrifici, e dotato la Città di alcuni cambiamenti strutturali di cui aveva indubbiamente bisogno.

Todi, come altre piccole comunità nazionali e regionali, soffriva e soffre della crisi che attanaglia tutto il Paese. Lavoro e sviluppo rimangono l’emergenza principale. La domanda sociale è cresciuta ed è sempre più articolata e complessa. In questi anni abbiamo risposto, ma avremmo potuto e dovuto fare di più.

Pensiamo, ad esempio a quanto accaduto con il raddoppio delle aliquote Irpef. La carenza di una seria programmazione politica per l’utilizzo delle sempre più esigue risorse, accompagnata da una insufficiente capacità di comunicazione con i Gruppi consiliari, in particolare con quello del Partito Democratico, ha determinato grandi difficoltà nell’affrontare e comprendere i problemi e prodotto soluzioni spesso frettolose, quasi sempre indicate come unica via di uscita e pagate a caro prezzo nei confronti della percezione della cittadinanza. L’assoluta assenza di condivisione delle scelte nella costruzione del bilancio della città ha determinato la proposta di pacchetti preconfezionati che non potevano essere modificati se non rischiando di mandare in fallimento l’ente da noi governato. Il Gruppo consiliare del Partito Democratico ha sempre denunciato in tutte le sedi questa difficoltà ottenendo in risposta promesse di cambiamento nel metodo e nel merito sempre disattese. Sempre. Quindi non solo non è stato attuato il bilancio partecipato, cavallo di battaglia della scorsa campagna elettorale, ma non è stata data la possibilità al Gruppo consiliare di svolgere in pieno la sua funzione.

Nonostante questo, il Gruppo consiliare ha dimostrato senso di responsabilità e ha sempre garantito un continuo e serrato impegno per l’approvazione di ogni provvedimento, non negando il suo sostegno in ogni occasione. Riteniamo negativo non aver mai concesso al Gruppo consiliare del Partito Democratico il ruolo che gli competeva, attribuendo la dovuta autonomia e fiducia che avrebbe portato moltissimo in termini di risultati e di immagine per tutta l’amministrazione.

Al contrario, l’atteggiamento di Sindaco e Giunta rappresentano il grande limite che ha determinato la perdita dell’entusiasmo e dello spirito di squadra che hanno fatto vincente il progetto del Partito Democratico e della coalizione a sostegno di Carlo Rossini Sindaco.

Inutile poi negare l’esigenza di un progetto culturale inclusivo, serio, partecipato e lungimirante. E’ giunto il momento di trovare risposte ad annose questioni irrisolte da anni: ha senso continuare a investire sul Todi Festival? Se si, con quale formula? Quali sono le strade per rendere efficaci gli investimenti per il Todi Tango Festival o per Todi Appy Days? Cosa pensiamo del mancato rinnovo di manifestazioni molto amate dalla cittadinanza come Carnevalandia e le Mongolfiere?

Bene gli interventi e le priorità che hanno riguardato la riduzione del rischio sismico e del rischio idraulico come gli “interventi di prevenzione del rischio sismico” presso la Scuola Cocchi-Aosta e “i lavori di sistemazione idraulica a difesa dell’abitato di Pian di San Martino”. Male la gestione di una opera strategica come l’Argine di Pian di San Martino che, tra l’altro, è costato molto in termini di consenso.

Molto si è fatto anche in ordine all’arredo urbano e sulla viabilità cittadina. Inutile ricordare gli investimenti fatti per le mura urbiche e per la circonvallazione. Il centro della città ha, ad oggi, un aspetto totalmente diverso. E non è un caso vista l’entità delle risorse messe a disposizione soprattutto dalla Regione Umbria. Gran parte della periferia della città e delle frazioni sono state trascurate, testimoniando una mancanza di programmazione e un tradimento del mandato elettorale.

Abbiamo mancato totalmente nella costruzione di una nuova identità della Città che non poteva prescindere da elementi di conoscenza acquisibili solo attraverso una ripresa del senso di comunità, della partecipazione e dell’inclusività. Abbiamo disatteso tutte le aspettative dei nostri elettori. E’ evidente che l’ascolto come elemento di comunicazione tout court non serve a nulla.

Abbiamo promesso partecipazione sui vari temi, facendo ricorso anche all’uso di questionari e referendum. Perché, pur essendo stato richiesto in più occasioni, non lo abbiamo fatto?

Perché non lo abbiamo fatto sul depuratore, ad esempio? Anche su questo tema si è taciuto abbastanza ed è arrivato il momento che ognuno dica la sua opinione. Perché si è scelta la strada della decisione e della gestione solitaria? Perché non abbiamo accettato il confronto con i cittadini?

E’ questo ultimo tema, quello della costruzione dell’identità della Città attraverso la partecipazione e l’inclusività, che testimonia il rapporto critico del Sindaco e della Giunta con i nostri elettori e con la cittadinanza intera. Quanto questo sia dovuto all’evidente gap comunicativo o la interruzione, post-insediamento, della politica corale poco importa. E’ un fatto però che la formula dell’inclusività, raccomandata dal Presidente Mattarella, e la parola “insieme”, sovraesposte nel programma del 2012 nel significato di rapporto continuo con i cittadini e con le loro associazioni, non ha avuto riscontro alcuno né nelle forme assembleari tradizionali tantomeno nei moderni circuiti informativi.

C’è bisogno quindi di un grande salto di qualità, culturale prima che politico. Occorre rendersi conto delle emergenze, costruirci attorno un progetto credibile in termini di risorse e costruito sulle priorità. Un progetto pensato insieme ai cittadini e partecipato che conduca a ricostruire, sin da ora, un rapporto chiaro e nuovo con la comunità locale.

Sarebbe un errore imperdonabile gestire questa delicata fase di avvicinamento alle elezioni tuderti con la stanca riedizione dei riti classici della prima repubblica perché essi darebbero alla Città la sensazione di gruppi dirigenti inamovibili e conservatori. Noi non vogliamo essere questo. Nuovo per noi significa cambiare modalità di vivere le istituzioni e di rapportarsi con i cittadini, facendo tesoro delle esperienze passate utilizzandole come fondamenta di un ponte verso il futuro. Solo in questo modo si potrà recuperare il necessario livello di entusiasmo e di senso di squadra tra i militanti, i candidati e gli elettori. Si dovrà cercare di prendere tutto il positivo delle esperienze di successo nelle recenti elezioni amministrative a Milano e Assisi dove si è puntato su un programma efficace, una coalizione comprensiva di ogni sensibilità e una squadra entusiasta per una campagna elettorale di successo con migliaia di giovani e attivisti volontari.

In tutto questo noi vogliamo metterci a disposizione, con generosità, ripartendo da quanto di buono è stato fatto, mettendoci in discussione, confrontandoci sui programmi e riportando il PD ad essere l’elemento fondante della coalizione.

Tutto questo però non potrà avvenire se continueremo nel solco della delegittimazione degli organi dirigenti del Partito che devono invece essere richiamati alla assunzione di responsabilità che loro compete. Per questo richiamiamo il Segretario, insieme alla sua Segreteria, a svolgere in pieno le sue funzioni e ad assumere il ruolo di guida in questa delicatissima fase della politica tuderte.

Riteniamo molto gravi le assenze all’Assemblea comunale e che vada fatta chiarezza con gli organi dirigenti del Partito sulla assoluta necessità di una discussione franca, serena e leale, evitando atteggiamenti correntizi, stimolando incontri per la verifica delle alleanze, ribadendo che il luogo per la discussione non possa essere altro che il Partito Democratico.

Non permetteremo in alcun modo che la discussione, la costruzione delle alleanze, del progetto di governo, della candidatura a Sindaco venga gestita, o peggio decisa, in altre sedi che non siano il Partito Democratico nei suoi organi statutari, nei suoi iscritti, nei suoi elettori.

A questo punto, la strada dell’innovazione e del rinnovamento è segnata, basta solo seguirla.

Marco Battistini, Simone Maria Berrettoni, Massimiliano Gioffrè, Emirjona Gjeka, Luca Marinelli, Chiara Pepi, Daniele Polverini, Manuel Valentini e Andrea Vannini

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