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L’osservatorio per wellfare aziendale è un progetto serio, che non può essere declinato secondo un modello ideologico. Il centrodestra di Todi, su proposta della giunta, ha approvato in Consiglio Comunale l’adesione del Comune di Todi ad un Osservatorio per il Wellfare aziendale.
Il progetto, di indubbio interesse, vede oggi quali soggetti fondatori, oltre al Comune e ad una importante azienda del Territorio, anche una società lombarda e un’associazione regionale. Pur apprezzando l’idea e considerando oggi le politiche di wellfare aziendale un elemento sostanziale nel rapporto fra lavoratori e datore di lavoro, ascrivendo ad esse la capacità di migliorare la vita e la qualità lavorativa dei dipendenti, abbiamo tuttavia suggerito un percorso più articolato.
Avremmo voluto che per costituire l’osservatorio fossero state inviate tutte le principali aziende del comprensorio ( molti tuderti lavorano in aree limitrofe), le parti sindacali, che sono soggetto fondamentale per gli accordi sui contratti integrativi, le associazioni di categoria ( confindustria, cna, cia, ecc.) e le associazioni che si occupano della qualità della vita.
Questa proposta non è stata accettata, preferendo alla partecipazione un percorso diverso. Ma ciò che ci ha spinto a non votare la proposta è stata soprattutto la lettura che l’amministrazione ha dato dell’osservatorio, cioè uno strumento volto alla tutela di un modello di famiglia ben preciso e alla tutela della vita sin dal suo concepimento. Una lettura ideologia di uno strumento che a nostro avviso deve invece essere laico e non ideologico. Indipendentemente da come la si pensi e dal modello di società che si vuole difendere e costruire, non si possono usare strumenti di tutela del lavoro e dei lavoratori, che hanno certamente riflessi anche sulla sfera familiare e personale, per affernare idee e principi che appartengono alla libera volontà degli individui. Ognuno ha la facoltà di difendere e sostenere ciò in cui crede, nel sacro rispetto di tutte le libertà, ma le istituzioni, e non di meno un Comune, devono affermare il principio della laicità, quale elemento di equilibrio ed equidistanza che garantisca il diritto alla libertà e all’autodeterminazione. Il pluralismo e la complessità del nostro tessuto sociale coincide con quello dei nostri ambiti professionali, divenendo, nel confronto e nel dialogo elemento di ricchezza e crescita del lavoro stesso. La costrizione di questo mondo in un modello unico, contrae quel pluralismo e riduce lo spazio di confronto e di sviluppo. Le più grandi conquiste, anche in ambito lavorativo, sono da sempre frutto di una dialettica che articola diversi modelli di pensiero. Mai figlie di quel pensiero unico che, chi dice di voler combattere, riafferma, cambiandolo semplicemente di segno. Questi i motivi che ci hanno portato a votare contro l’osservatorio così come proposto dal centrodestra. Un’occasione per tutti, che, a nostro avviso, si è voluta trasformare in una occasione perduta.

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