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Audizione in terza commissione consiliare, durante la quale è stata espressa preoccupazione per la differita data di apertura nelle Marche
foto-pesca

La Terza Commissione consiliare, presieduta da Attilio Solinas, ha ascoltato in audizione Lucia Ghetti, responsabile della Sezione Tutela del patrimonio ittico della Regione Umbria, su richiesta del consigliere regionale Andrea Smacchi (Pd) circa la data di apertura della stagione di pesca in Umbria, che anche stavolta sarà l’ultima domenica di febbraio diversamente da quanto avverrà nella Regione Marche, dove si inizierà a metà marzo, e sul programma dei ripopolamenti previsti per il 2019.

Smacchi ha espresso l’auspicio che “la difformità con la Regione Marche non porti a un eccessivo aumento di pescatori sui fiumi umbri ove dovessero aggiungersi gli appassionati marchigiani della fascia appenninica. Vorrei anche sapere – ha aggiunto – se gli impianti di allevamento delle trote sono sufficienti a produrre le quantità necessarie e cosa pensa l’assessorato del progetto incubatoio del Comune di Scheggia”.

“Il calendario ricalca quello dello scorso anno – ha spiegato Ghetti – e l’apertura sarà l’ultima domenica di febbraio. Avevamo pensato di spostare la data alla fine di marzo ma non è stata trovata un’intesa con la Regione Marche. Noi eravamo pronti a deliberare. La data del 15 marzo nelle Marche non è mai stata ipotizzata negli incontri che ci sono stati. Per quanto riguarda il ripopolamento continuiamo a puntare sulla salvaguardia delle specie autoctone come la trota, attraverso molteplici interventi gestionali. La comunità scientifica ritiene che il ripopolamento sia una pratica più dannosa che utile perché l’immissione di predatori in un corso d’acqua impatta in maniera insostenibile depauperando la popolazione locale, specialmente se il corso d’acqua è piccolo. Inoltre gli individui immessi competono con i nativi per la ricerca di cibo.

Comunque i ripopolamenti sono indispensabili perché la pesca alla trota è una tradizione consolidata e, anche a seguito di linee di indirizzo UE, va salvaguardata in quanto parte della storia di un Paese. Poi c’è l’aspetto economico, che si traduce in ristoranti pieni e negozi che vendono esche, abbigliamento sportivo e canne da pesca. Il giorno dell’apertura in Valnerina registriamo 10mila presenze fra pescatori e familiari, una presenza così massiccia in un corso d’acqua obbliga a fare ripopolamento altrimenti il fiume si desertificherebbe. La scelta fatta è stata quella di salvaguardare i corsi d’acqua piccoli e ripopolare i fiumi principali, con piccole eccezioni per ripopolamenti su corsi d’acqua di media dimensione dove ci sono realtà particolari. Le maggiori immissioni hanno interessato il Nera, perché è il corso d’acqua più frequentato per la pesca, ma facciamo comunque immissioni nel fiume Chiascio per non far spostare i pescatori”.

Per quanto riguarda gli impianti ittiogenici, in Valnerina si stanno coltivando due filoni di trota mediterranea; quella di Terria è quella con cui si stanno ripopolando i corsi d’acqua con un totale di immissioni di poco inferiore ai 100 quintali poi c’è un altro ceppo autoctono. Nella mappatura di corsi d’acqua minori sono state trovate trote mediterranee ‘pure’ al 100 per cento e alcuni individui sono stati prelevati per riprodurli artificialmente nel centro ittiogenico di Cerreto ma gli esemplari del ceppo selvatico difficilmente si adattano alla vita nelle vasche e a nutrirsi con il mangime: “Stiamo allevando zooplancton – ha spiegato la responsabile della Sezione Tutela del patrimonio ittico della Regione Umbria – insetti vivi invece del mangime che non viene accettato nel primo stadio di sviluppo. Cerreto è uno dei pochissimi centri ittiogenici a produrre materiale di qualità eccellente e l’altro centro umbro, quello di Sant’Arcangelo, è l’unico in Italia dove viene allevato il luccio. Quello di Scheggia – ha concluso – è un ottimo progetto e lo avremmo sostenuto, non siamo noi ad approvare ma ci sono criteri di aggiudicazione diversi in base a cui hanno preferito mandare avanti progetti con maggiore richiesta finanziaria. Si cerca con un secondo bando di far ripartire la cosa”.

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