Quando monsignor Chiaretti, qualche mese fa, parlò di un “regime“ esistente in Umbria, alcuni politici sorrisero, altri mostrarono scetticismo se non compatimento. Un comportamento che dava da solo la misura di quel regime. Non un regime da ”cortina di ferro”, ma un muro di gomma a cui contribuiscono un po’ tutte le forze in campo, le quali hanno il monopolio delle fonti informative e si guardano bene dal condividerlo con i cittadini, se non quando serve ai loro scopi.
A questa sconfortante conclusione si giunge constatando che è impossibile conoscere la situazione dei bilanci degli enti pubblici locali, come stimolava a fare il mese scorso un articolo di “Tam Tam”. Tali documenti sono conosciuti solo da chi li approva nelle chiuse stanze del potere. Documenti che dovrebbero essere alla portata di tutti, non soltanto per un diritto fondamentale della democrazia, ma perché la trasparenza è una delle promesse più ricorrenti da parte dei gestori della “cosa pubblica”, che altrimenti diventa “cosa nostra”.
“Passaggi strategici per la sburocratizzazione dell’ente e per una maggiore apertura del palazzo comunale alle esigenze dei cittadini sono stati individuati in una crescente informatizzazione degli uffici e nella realizzazione della nuova rete comunale… una finalità a cui contribuisce a dare sostegno il nuovo sito ufficiale (www.comune.todi.pg.it)”. Così il centrosinistra di Todi faceva il bilancio dell’attività amministrativa alla fine del quadriennio 1998–2002. Ancor più esplicito il messaggio di promessa trasparenza affidato allo statuto della Usl n. 2, atto che campeggia sulla pagina web ( www.ausl2.umbria.it ) dell’azienda sanitaria.
Due siti web che avrebbero dovuto segnare l’abbandono dello stile di stampo ottocentesco “non disturbate il manovratore” e l’attivazione di un canale rapido, senza intermediari, completo ed economico, tramite cui il cittadino potesse sapere come si comportano le amministrazioni pubbliche e potesse giudicarle di persona. Un obiettivo facile da raggiungere, nel 2006, per chi abbia una vista e una volontà non miope. E invece no! Entrambi i portali, presi peraltro ad esempio di una situazione pressoché generale, tralasciano di fornire la più piccola informazione su quale sia l’andamento dell’attività degli enti, come pure non c’è traccia alcuna dei provvedimenti adottati dagli organi di governo delle istituzioni. In compenso il Comune di Todi si preoccupa di illustrare con dovizia i modelli con cui richiedere, a pagamento, copia cartacea degli atti, il che è come dire “pagate una tassa per sapere che fine hanno fatto le tasse che pagate”.
Come faranno questi amministratori che hanno paura del web a presentarsi agli elettori come gestori dell’innovazione? Come potranno dichiararsi paladini della trasparenza? Come potranno aspirare a guidare le migliaia di giovani che già oggi usano Internet per conoscere il mondo e non credono in stragrande maggioranza (ultima indagine Eurispes) nella politica?
- Redazione
- 10 Gennaio 2007
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