Condividi su facebook
Condividi su twitter
Anche la Usl 2 ha organizzato degli incontri per promuovere tale pratica nelle gestanti
allattamento

Il latte materno sta vivendo una rivalsa dopo che, negli “anni del benessere”, il latte in polvere era divenuto quasi uno “status symbol”. L’allattamento al seno torna dunque in auge per il riconosciuto benessere che tale pratica genera ai lattanti e alle loro madri. In Italia la situazione non è tornata ad essere ancora ideale, perché rinuncia al biberon solo il 46% dei neonati al sesto mese.

Per le mamme lavoratrici non è la soluzione più pratica ma è certo la più economica. Basti considerare che, secondo i dati forniti dal movimento di difesa del cittadino (MDC), chi fa uso di latte artificiale spende in media 150 euro al mese. Il latte materno è l’alimento migliore che si possa offrire ad un bimbo e, per i primi sei mesi, basta da solo a soddisfare le sue esigenze: è facilmente digeribile ed assimilabile, sempre fresco, disponibile alla giusta temperatura senza nessuna preparazione e senza possibilità di contaminazione esterna. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) raccomanda di proseguire l’allattamento fino al dodicesimo mese e, se possibile, fino al secondo anno di vita. Ciò in quanto il latte materno ha la capacità di proteggere il neonato dalle infezioni e di regolare il suo sistema immunitario. E’ inoltre provata anche la sua capacità antinfiammatoria, l’importante ruolo nella prevenzione delle allergie alimentari, del diabete di tipo 1, del morbo di Crohn, dell’obesità nonché della sindrome della morte in culla.

L’allattamento al seno ha poi importanti riflessi psicologici. L’incontro tra il corpo del bambino e quello della madre rende forte il legame che per nove mesi li ha uniti offrendo sicurezza, intimità e rilassamento. Ne fa fede un’indagine, iniziata nel 1990, del British Cohort Study su un campione di 9 mila bambini. Dai risultati emerge che, rispetto ai piccoli cresciuti con il latte materno, quelli allattati “al biberon” sono più vulnerabili allo stress una volta grandicelli. E’ dimostrato scientificamente che anche la madre trova giovamento dall’allattamento: più facile perdita del peso acquisito in gravidanza, riduzione del rischio di carcinoma alle ovaie ed alla mammella prima della menopausa nonché, durante quest’ultima, minor rischio di osteoporosi e fratture al femore.

Solo in pochi casi per l’allattamento materno vi sono controindicazioni: quando il bimbo ha (rari) difetti del metabolismo, quando la madre ha l’Aids o l’epatite B acuta ovvero quando la mamma è costretta ad assumere farmaci pericolosi. Tra le false credenze da sconfiggere, quella che non sia possibile l’allattamento materno quando il parto ha avuto luogo con un intervento di anestesia.

condividi su:

Condividi su facebook
Condividi su twitter