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Le persone che hanno comunque fatto un test nella loro vita sono passate dal 10 al 28%
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Lo screening del tumore del colon-retto avviato, anche nel territorio della media valle del Tevere, dalla Usl 2 nel giugno 2006 sta dando buoni risultati, almeno stando ai primi dati risultanti da una indagine campionaria. L’accertamento preventivo riguarda complessivamente oltre 110.000 persone di ambedue i sessi tra i 50 e i 74 anni, invitati gradualmente a sottoporsi alla ricerca del sangue occulto nelle feci nel corso di due anni. I positivi al test dovranno poi completare l’iter con una colonscopia totale. L’invio dei kit per la effettuazione del test tramite posta, direttamente a casa è una sperimentazione unica in Italia. Sulla base della citata indagine campionaria, risulta che, nel corso del 2006, le persone che hanno comunque fatto un test nella loro vita sono passate dal 10 al 28%, ma soprattutto sono passate dal 3 al 13% quelle che lo hanno fatto negli ultimi due anni, a testimonianza dell’effetto ottenuto dal solo avvio dello screening e dalla relativa campagna promozionale. Il tumore del colon-retto è oggi responsabile del maggior numero di decessi per tumore tra i due sessi, tra i maschi secondo solo al polmone e, tra le donne, alla mammella. Questo screening, capace di scoprire sia forme pre-cancerose, sia tumori in fase iniziale, potrà far diminuire sia l’incidenza del tumore che la relativa mortalità.

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