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I più bravi falegnami tuderti lavoravano nello stabilimento della impresa che ha realizzato il nuovo cuore

Nell’anteguerra (1940 – 1945 ), la società aeronautica Macchi, di Foligno, aveva tra le sue maestranze quel Sabatino Gentili che poi diventò un maestro tuderte del mobile e dell’intarsio. Allora, infatti, gli aerei erano di legno e chi sapeva ben lavorare tale materiale era ricercato ed apprezzato.
Dopo il conflitto mondiale, nel corso del quale la fabbrica di aeroplani era rimasta distrutta dai bombardamenti, sulle ceneri della Macchi è sorta la Umbra Cuscinetti. Tale società, con altre, ha partecipato sin dal 1990 a progetti di ricerca, sul cuore artificiale, finanziati dal Ministero della ricerca scientifica.
Nel primo progetto si era limitata a fornire alcuni componenti, poi la Umbra Cuscinetti si unì all’iniziativa come partner strategico, apportando un know-how sulle viti a ricircolo di sfere, sulla meccanica di precisione e sulle tecnologie dei materiali, che ha rappresentato un elemento fondamentale per lo sviluppo dell’attuatore che aziona il sistema di pompaggio del sangue. Successivamente la società folignate, a conferma del suo interesse strategico nell’iniziativa, è entrata nella compagine azionaria della Tecnobiomeica, società dalla cui costola è nata quella (NewCorTec) che ha prodotto il primo cuore artificiale italiano.
Il dispositivo è stato impiantato, in questi giorni, per la prima volta su un paziente tedesco, presso il Herz – und Diabeteszentrum di Bad Oeynhausen, centro cardiochirurgico dell’università di Bochum di rinomanza mondiale, situato nella regione della Ruhr.
E’ grande poco più di un pugno, con un guscio esterno di titanio e un motore di acciaio.
L’intervento è stato realizzato dal Prof Reiner Koerfer e dalla sua equipe. Il paziente, un 68enne affetto da grave scompenso cardiaco, è stato operato con successo ed il suo cuore può ora funzionare meglio grazie al dispositivo italiano.
La sperimentazione clinica del dispositivo, che si protrarrà per circa un anno, coinvolge il centro tedesco, un centro francese e quattro centri italiani (Ospedali Riuniti di Bergamo, Centro Cardiochirurgico del CNR di Massa, Ospedale Niguarda di Milano e Policlinico San Matteo di Pavia).
Non solo può essere utilizzato come soluzione-ponte in attesa del trapianto di cuore, ma le ricerche finora condotte su banco e su animali hanno dimostrato che può essere una terapia definitiva. Vale a dire che nei pazienti che non rispondono più alla terapia farmacologica e nei quali non è possibile il trapianto, il cuore artificiale può essere utilizzato come terapia volta ad aumentare la sopravvivenza.
La terza possibilità consiste nell’utilizzare il cuore artificiale per ottenere il recupero della funzionalità cardiaca.
Il cuore è stato impiantato nell’addome del paziente, subito sotto il diaframma. Una cannula è collegata al ventricolo sinistro ed una seconda pompa il sangue nell’aorta. La particolarità è che il cuore artificiale è sincronizzato con il battito del paziente. Segno visibile del cuore artificiale sono i fili che fuoriescono dalla cute del paziente, al quale va collegata la batteria che, a casa, permette di ricaricare il dispositivo.
Dopo la sperimentazione sull’uomo, la società conta di ottenere la certificazione europea del dispositivo (marchio CE) entro la primavera del 2008

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