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Il sito del Ministero contiene errori e imprecisioni su Todi e l'Umbria

Siete tutti invitati a visitare il portale Internet www.italia.it, il sito ufficiale del Governo, voluto alcuni anni fa dal Ministro Stanca e portato a termine qualche mese fa dal Ministro Rutelli, che lo ha lanciato pomposamente come uno strumento prezioso per valorizzare l’Italia come meta turistica. Maurizio Giannini, candidato a sindaco di Todi, lo ha fatto e ha scoperto, riguardo all’Umbria, alcune chicche del tipo: Andrea VannuccHi detto Il Perugino, oppure le deliziose masserie nella Valnerina. Poi, sulle pagine dedicate a Todi, compare il numero di telefono del servizio turistico che è però un numero di fax di Foligno e tra le tante e bellissime chiese della città ne è citata una sola! Ma non finisce qui: sono indicate solo 16 strutture ricettive nelle quali dormire, quando invece sono 71 ed oltre tutto, tra le 16 elencate, ce n’è una di Santa L’Maria degli Angeli! L’invito di www.iltamtam.it è di andare a cercare altri errori sulle pagine di Todi e dell’intera regione (aspettiamo le vostre segnalazioni). Sappiate che il sito in oggetto ha già suscitato scandalo, dato che pare sia costato 45 milioni di euro! Beppe Grillo nel suo ultimo spettacolo e Maurizio Crozza a Ballarò lo hanno ridicolizzato.
“Ho segnalato le imprecisioni e gli errori all’Ufficio turistico di Todi, senza aver avuto risposta”, sottolinea Maurizio Giannini, interessato alla vicenda anche in quanto titolare di un’impresa agrituristica. E aggiunge. “Ho parlato con il sindaco attuale, che inizialmente mi ha detto di non avere competenza, poi alle mie rimostranze ha telefonato all’amministratore dell’Azienda regionale per il Turismo, il quale ha comunicato che il Ministero ha stanziato nuovi fondi da destinare alle Regioni affinchè, ciascuna per la propria area, integrino ed alimentino il sito con le informazioni giuste”.
A parte il fatto che la stessa cosa viene in tal modo fatta e pagata due volte, ma se il sito non era pronto e collaudato, perchè metterlo online? “E io pago!”, diceva Totò.

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