Signore e signori, ecco a voi Enzo Tomassini. Sì proprio lui: l’uomo politico più chiacchierato, nel bene e nel male, degli ultimi mesi. Mesi di “tira e molla” iniziati con una dichiarazione su “Tam Tam” di dicembre con la quale annunciava di “voler dare un senso diverso al suo impegno politico”. Da allora è stato un susseguirsi di annunci e smentite. Un giorno pronto a varcare il Rubicone contro i vertici del suo partito, il giorno dopo figliol prodigo tornato a più miti consigli, con i Ds un giorno decisi a fucilarlo come disertore e quello successivo a sacrificare il vitello grasso per festeggiare il suo ritorno all’ovile. Stamattina, tra le 10 e le 13, si è consumato lo strappo finale. O almeno così è fino al momento in cui scriviamo le dichiarazioni che ci ha rilasciato.
Tomassini arriva trafelato, con sottobraccio una cartellina rosa stracolma di materiale. Dentro c’è di tutto: il simbolo della sua lista, i fogli per la raccolta delle firme, l’ultimo fax del partito accartocciato dalla rabbia, una bozza di programma. Stanco? Depresso? Scoraggiato? Preoccupato? Macchè, sembra che si appresti ad andare ad una festa. Dice che la campagna elettorale lo ringiovanisce, che non ha paura di nessuno, che in diversi dovranno pentirsi di averlo sottovalutato e umiliato. Raccogliamo in silenzio lo sfogo, interrotto da almeno una buona decina di telefonate di persone che gli chiedono conferma, gli fanno gli auguri e si dichiarano disponibili a dargli una mano. Lui crede a tutti (o fa finta) e ogni nuovo squillo è come benzina sul fuoco. Ci vorrebbe una telecamera a riprendere le scene, invece dobbiamo accontentarci di un registratore…
Allora: sicuro, sicuro, sicuro? “Sì, sì e sì. E non ne parliamo più”.
E no, parliamone invece: che è successo? “Niente, mi sono stancato di essere preso in giro, di sentire mettere in giro voci maligne su di me e di essere descritto come chissà cosa”.
E allora che vuole fare? “Quello che ho sempre fatto: voglio continuare ad impegnarmi a favore della gente di Todi, con tanti limiti ma anche con una disponibilità personale ed un impegno al di sopra delle mie forze, invece sembra che il sottoscritto dia fastidio a tanti, che qualcuno abbia quasi vergogna della mia presenza”.
Dicono che lei abbia chiesto posti, garanzie… “Io non ho chiesto niente se non che mi venisse riconosciuto quanto fatto finora e mi si desse una possibilità per continuare a lavorare per la città. Se sono stato consigliere comunale e assessore alla Comunità montana è perché gli elettori mi hanno votato e hanno fiducia in me, non certo perché sono stato imposto dall’alto”.
Pensa davvero di farcela in così pochi giorni? “Dovessi fare i salti mortali. E poi c’è tanta gente che da settimane si sta offrendo per darmi una mano, proprio perché stanca di questo sistema che vuole decidere a tavolino chi deve essere eletto e chi no prima ancora di fare le liste”.
Gli altri candidati si sono già presentati alla città e lei invece… “Non vi dovete preoccupare, che sono pronto anche io. Innanzitutto sceglierò una sede diversa da quella comunale, proprio per ribadire che io non sono uno del palazzo ma una persona che sta tra la gente comune, che è stata sempre in giro per le frazioni, dico sempre. Non avrò fatto le scuole alte, ma per risolvere i problemi a volte basta più il buon senso e l’essere un padre di famiglia che tante parole istruite”.
Non vogliamo approfittarci troppo chiedendo della composizione della lista, del programma elettorale, dei problemi che lascia dentro il centrosinistra, delle eventuali alleanze per il ballottaggio e tanto altro ancora… “Datemi tempo e vi dirò tutto, ma mi dovete dare lo stesso spazio che avete dato agli altri…”. Certo, ma almeno ci può dire un progetto, un’idea, un modello a cui si ispira? “Il mio modello è Gianfranco Chiacchieroni sindaco di Marsciano, una persona concreta che fa tanti fatti e poche chiacchiere”.
Il telefono torna a squillare, Tomassini ci saluta e promette di ricapitare domattina per finire l’intervista. Sì, domani. Domani è un altro giorno….
- Redazione
- 12 Aprile 2007
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