L’emissione dei Buoni ordinari comunali, cui in Umbria hanno fatto ricorso le Amministrazioni di Perugia, Terni, Orvieto e Marsciano, è finito nel mirino della Corte dei conti. La magistratura contabile ha aperto il contenzioso nei confronti della Giunta Raffaelli e del Consiglio comunale ternano, ma è normale che sotto osservazione siano finiti tutti gli enti che hanno utilizzato questo strumento di finanza innovativa. Oggetto dell’inchiesta non è un presunto danno erariale quanto piuttosto la destinazione dei fondi ricavati dai prestiti obbligazionari che, secondo la legge, devono essere finalizzati esclusivamente ad investimenti strutturali e non a spese ordinarie.
Anche la situazione di Marsciano, salita negli anni scorsi all’onore della cronaca regionale e nazionale per l’ampio ricorso allo strumento dei Boc, viene dunque esaminata, come già quella di Perugia e di Orvieto, città dove l’emissione di circa nove milioni di euro prevista per il 2007 è stata per il momento bloccata in attesa di un chiarimento della situazione.
La vicenda corre sul filo di una sottile interpretazione legislativa, ovvero sulla distinzione fra i vari tipi di interventi in opere pubbliche, distinzione che in taluni casi risulta alquanto labile. La sentenza riferita al Comune di Terni, prevista entro il mese di maggio, è attesa in tutta Italia, visto che il pronunciamento del giudice costituirà a quel punto un “caso pilota” e farà giurisprudenza. Non a caso sulla questione è intervenuta pure la presidenza dell’Associazione nazionale dei comuni italiani (Anci) per invitare al “giusto equilibrio fra l’autonomia dell’ente e l’esigenza di garantire una sana gestione finanziaria”. Dal coordinamento dei Consigli comunali è venuto invece l’invito affinché venga ridefinita la classificazione delle spese in conto capitale ed istituito un nuovo sistema di controllo degli atti delle Amministrazioni locali.
- Redazione
- 23 Aprile 2007
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