Il contributo previsto dallo Stato con Legge finanziaria 27 dicembre 2006, (all’articolo 1, comma 1284) pari a 0,1centesimi di euro “per ogni bottiglia di acqua minerale o da tavola in materiale plastico venduta al pubblico”, calcolato per le sole bottiglie di acqua minerali imbottigliate in PET (le bevande sono escluse), nella nostra regione porterà nelle casse dello Stato circa 782.000 €, più di quanto la Regione Umbria preveda di incassare (771.493,13) con i canoni per l’anno 2006.
Quest’ultimi discendono dalla legge Regionale 38/2001, che aveva già introdotto a carico dei concessionari un diritto annuo, pari a € 0,50 per ogni mille litri di acqua minerale comunque utilizzata per l’imbottigliamento e adeguato i canoni di superficie portando sia quelli per le concessioni che quelli per i permessi di ricerca a € 50 per ha o frazione di ha.
La sproporzione enorme tra le entrate statali (tassa sui contenitori) e quelle regionali (canoni) si evidenzia ancor più se si considera quanto ha proposto la Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, nella seduta del 16 Novembre 2006. In base a questa decisione sono stati definiti i parametri minimi e massimi dei canoni, sia per i quantitativi di acqua che per i diritti di superficie, entro i quali si devono muovere le discipline per la valorizzazione e la razionalizzazione delle acque minerali e di sorgente delle diverse Regioni d’Italia. In particolare i canoni dovranno oscillare tra: 1,00 a 2,50 € ogni mille litri o frazione di imbottigliamento e 0,50 a 2,00 € ogni mille litri o frazione di utilizzato o emunto. In pratica quindi in Umbria per imbottigliare le acque minerali i produttori spendono dalla metà ad un quinto di meno di quanto le altre regioni hanno o si stanno accingendo a stabilire. Anche ipotizzando che le imprese trasferiscano un eventuale maggior importo dei canoni sul prezzo di vendita, questo al massimo potrebbe aumentare di 0,002 centesimi al litro. Nello stesso tempo però, con una tale operazione di adeguamento alle casse regionali potrebbero affluire ben 3.857.465 € cioè 3.085.000 € circa in più. Una bella somma che potrebbe contribuire a ridurre la bolletta idrica degli umbri ed a sistemare una volta per sempre gli acquedotti “colabrodo” facendo in modo che si torni ad apprezzare l’acqua di rubinetto, fresca (almeno se non ci sono i “tubi volanti”), corrente e più controllata di quella che arriva sulla nostra tavola, promossa da una pubblicità esasperata che nessuno si preoccupa di contrastare .
- Redazione
- 16 Maggio 2007
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