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Tecniche culturali sbagliate stanno avvelenando i fiori e gli insetti
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Non c’entrerebbe l’effetto dei campi elettromagnetici: il concreto attentato alle api domestiche e alla vita nell’ambiente è entrato prepotentemente in scena a causa dell’utilizzo di alcuni fitofarmaci sistemici in agricoltura. Lo sostengono le associazioni degli apicoltori italiani.
Una serie di circostanze- fioriture anticipate e siccità perdurante- hanno messo in piena luce quest’anno un fenomeno presistente e devastante con lo spopolamento di decine di migliaia di famiglie d’api che non produrranno miele di sorta,
Nell’aprile 2007 in coincidenza con le semine del mais vi sarebbe stato un accavallarsi di telefonate e di denunce alle associazioni apistiche di migliaia e migliaia di alveari colpiti da questa “sindrome chimica”. Alveari al massimo del loro sviluppo primaverile, con anche più di 50.000 api, improvvisamente dimezzati con solo le “api di casa” e senza più le api adulte che consuetamente sono dedite al raccolto di miele e polline.
In alcuni casi l’origine della grave contaminazione ambientale è da ricercarsi in trattamenti insetticidi su cereali da paglia o su fruttiferi, ma nella maggior parte delle situazioni non possono sorgere dubbi sul rapporto di causa/effetto.
Questa primavera il rischio da molti denunciato per anni si è realizzato e su vasta scala: durante le operazioni di semina del mais si è verificata una notevole dispersione di sostanze chimiche contenute nella concia dei semi (il trattamento insetticida con cui sono ricoperti i semi), sul terreno e sulla vegetazione circostante. Api morte davanti all’alveare, in altri casi con spopolamenti (scomparsa delle bottinatrici) con le api che muoiono lontane dall’alveare; la mortalità può essere circoscritta nel tempo oppure protrarsi per più giorni. In molti casi è stata osservata la sparizione delle “api di volo” in corrispondenza delle prime ricognizioni mattutine per la raccolta di rugiada contaminata.
Sarebbe un errore pensare alla moria delle api come a un problema dei soli apicoltori. Gli apicoltori sono fra i pochi che accudiscono costantemente un insetto: quali e quanti sono i danni “invisibili” se non gli sconvolgimenti irreparabili alle popolazioni di insetti e in particolare di quelli utili e indispensabili?
L’84% delle produzioni agricole sono possibili in Europa solo grazie all’apporto degli insetti pronubi che provvedono a fecondare i fiori e a garantire la riproduzione dei seme, dei frutti… della vita. Le api rappresentano quindi la punta dell’iceberg di ben più rilevanti conseguenze all’insieme dell’equilibrio ambientale. E se un pesticida può risultare così dannoso per l’ape, riteniamo debbano essere approfonditi anche tutti i potenziali effetti sull’insieme degli insetti utili, sulla fauna, sull’intera catena alimentare e quindi sull’uomo.
I fitofarmaci in causa sono quelli contenenti molecole neonicotinoidi, che sin dallo loro introduzione in agricoltura in Francia, nel 1993, hanno comportato effetti letali sulle api, determinando dei pronunciamenti amministrativi e giudiziari che, in ossequio della normativa comunitaria, hanno portato alla sospensione dell’autorizzazione d’uso dei preparati a base di tali molecole su molte colture mellifere e pollinifere (e quindi anche sul mais).
Mentre in Francia sono state emesse sentenze dal più alto organo giudiziario che confermano il mancato rispetto delle stesse normative previste dall’Unione Europea e sospendono l’uso dei preparati contenenti i principi attivi in questione, in Italia ci sarebbe stato il silenzio di tutte le istituzioni in risposta alle denunce e agli allarmi espressi da diversi e autorevoli soggetti.
Anche la scienza sembra concordare con gli apicoltori. Studi recenti, tra i quali quello condotto da Giorgio Celli, docente nell’Istituto di entomologia agraria “Guido Grandi” presso l’Università di Bologna e coordinatore del gruppo di ricerca sulle alternative ai pesticidi in agricoltura, hanno rivelato che “sono invece sicuramente i pesticidi neonicotinoidi a base di imidacloprid, la causa principale della scomparsa di api che sta avvenendo in tutta Europa e negli Stati Uniti”. Sulla stessa lunghezza d’onda è Claudio Porrini, ricercatore presso la Facoltà di entomologia agraria all’Università di Bologna, che ha auspicato che si inizi una sperimentazione pubblica sui coinvolgimenti nella moria crescente di api di sostanze pesticide come l’imidacloprid, un principio attivo usato nei concianti delle sementi.
Per la moria di api va tenuto in grande considerazione anche il neonicotinoide Tiamethoxam usato contro la flavescenza dorata sulla vite, un sospetto che è stato confermato dal servizio fitosanitario della regione Piemonte: tra giugno e luglio 2006, tracce di Thiamethoxan erano presenti nei campioni di api trovate morte. La molecola è stata dichiarata dalla Syngenta, che produce un fitofarmaco che la contiene, come “non ecotossica”, ma secondo gli apicoltori piemontesi, l’evidenza dimostra che è “assai pericolosa per l’ambiente”.

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