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Il Tribunale di Terni accoglie i rilievi del'avvocato Centofanti di Perugia e condanna il falso lavoro precario

Una sentenza che farà storia in Italia. E’ probabile che Poste Italiane ricorra in appello, ma per adesso deve incassare dal Tribunale di Terni uno “schiaffo” che potrebbe rimettere sulla giusta via anche il rapporto con i cittadini utenti, oltre quello col lavoro precario. La continua “rotazione” dei portalettere crea problemi continui. Quando un postino inizia a conoscere bene una zona ed i suoi effettivi abitanti è già ora che vada via e … avanti un altro.
Una riscoperta dei principi del lavoro per cui ad esigenza permanente deve corrispondere rapporto di lavoro a tempo indeterminato e non lavoro provvisorio, solo per spendere meno. Questo è alla base della sentenza del tribunale, giudice unico.
Un giovane, residente a Terni, era stato assunto dalle Poste a Terni nel 2001 per 4 mesi per svolgere il lavoro di portalettere. Successivamente aveva intrapreso un’azione giudiziaria per far dichiarare la nullità dell’assunzione a termine, in quanto il lavoro da lui svolto si riferiva ad un’esigenza normale e fissa del servizio postale, e non ad un’esigenza straordinaria. Gli avvocati delle Poste avevano ribattuto che, poichè le Poste stavano attraversando una fase di ristrutturazione, tutte le assunzioni a termine dei portalettere in ogni parte d’Italia erano legittime. Il tribunale di Terni ha respinto questa impostazione e ha accolto invece quella dell’avv. Siro Centofanti, secondo il quale il compito di consegnare la posta corrisponde a un’esigenza ordinaria, e non ad esigenze straordinarie, per le quali soltanto si poteva, ai sensi del contratto collettivo nazionale del gennaio 2001, assumere un lavoratore a termine.
Se tutto andrà a buon fine, per le poste sarà un bel “salasso” infatti il giudice ha stabilito che al giovane postino competono tutte le retribuzioni arretrate.

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