Si calcola che, in Italia, siano 13.000 i defibrillatori impiantati nel 2006 (solo 3.150 dei quali al Sud) a fronte delle 246.000 persone a rischio di morte cardiaca improvvisa stimate. Vale a dire che soltanto il 5.3% dei pazienti a rischio di morte cardiaca improvvisa ha la possibilità di ricevere tempestivamente un defibrillatore.
In Italia 156 persone ogni giorno, ossia una ogni nove minuti, sono vittime della morte cardiaca improvvisa a causa del numero ancora troppo basso di defibrillatori. A puntare l’indice contro gli investimenti insufficienti per questo trattamento salvavita gli esperti riuniti a Taormina nel congresso mediterraneo di Cardiologia.
Secondo gli esperti sarebbe quindi necessario investire 540 milioni di euro in quattro anni, pari ad un aumento di spesa al di sotto dello 0,70% del Fondo sanitario nazionale, per riuscire a salvare circa 57.000 vite ogni anno. Contemporaneamente si eviterebbero anche 470.000 giornate di ricovero si risparmierebbero 188 milioni di euro l’anno
L’argomento è stato oggetto di una interrogazione in Consiglio Regionale del vice presidente consigliere dell’Udc Enrico Melasecche il quale ha sostenuto che, “secondo i dati statistici, ogni anno, in Umbria una persona su novecento viene colpita da arresto cardiaco. Il 50 per cento delle morti improvvise avviene sul posto di lavoro, in strada o durante attività ricreative“. Per Melasecche, quindi “è vitale un intervento tempestivo, visto che dopo quattro minuti dall’arresto cardiocircolatorio, si registrano danni cerebrali, irreversibili, in circa dieci minuti”. Per Melasecche, perciò, la disponibilità immediata di un defibrillatore per un intervento entro quattro minuti dalla crisi, aumenterebbe, del 50 per cento, la possibilità di sopravvivenza.
- Redazione
- 12 Giugno 2007
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