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Lettera aperta di Paolo Ferracchiati (coordinatore Ds) ai tuderti che hanno dato il proprio consenso alla Lista dell’Ulivo


Cari cittadini di Todi,
dopo questa tornata elettorale ci ritroviamo con una amministrazione comunale che ha un sindaco di destra ed un consiglio comunale di centro sinistra (11 a 10). Naturalmente mi sento dimissionario, in quanto sento tutte le responsabilità di ciò che è accaduto, pronto a condividerle con quanti hanno lavorato in questa campagna elettorale, ma soprattutto con tutti coloro che l’hanno vissuta defilati ed al riparo da qualsiasi incombenza.
Dal momento che il risultato è stato quello che tutti hanno visto, non posso fare a meno di fare questo gesto, che non vuol essere solo un bel gesto, ma l’inizio di un rinnovamento interno al Partito, che spero, possa estendersi al nascente Partito Democratico e poi, magari, a tutta la coalizione di Centro Sinistra. Ovviamente questo non deve essere inteso come disimpegno, ma anzi come spinta a far si che tutti si sentano protagonisti di un rinnovamento utile quanto necessario.
Il motivo dominante di questa operazione ritengo che sia quello di “cambiare” strategie politiche, metodi e rapporti con il territorio, con i cittadini, con i nostri iscritti. In questa tornata elettorale abbiamo toccato con mano tutte le nostre carenze, spero che tutti si siano resi conto degli errori, il più grave dei quali è stato quello di pensare che poi comunque le cose ed i conti sarebbero tornati tranquillamente. Così non è stato. Per troppo tempo abbiamo dimenticato fette importanti di persone che hanno dimostrato nel passato affezione alle nostre idee e che ora invece si sono sentite abbandonate ed hanno scelto altre orecchie a cui parlare delle loro esigenze.
Abbiamo, forse per opportunità politica, sorvolato su problemi legati a punti nevralgici della macchina comunale. Abbiamo confidato troppo nell’affidabilità di certi personaggi, a cui abbiamo dato moltissimo e ricevuto molto poco in cambio, anche e soprattutto come semplici cittadini – utenti. Non siamo riusciti a mantenere quel rapporto di reciproca riconoscenza nemmeno con quel mondo imprenditoriale, che forse troppo tardivamente abbiamo conosciuto come tutto intento a ricevere piuttosto che a dare a livello territoriale. Abbiamo pagato, purtroppo pesantemente, una situazione politica nazionale che, non sapendo imboccare con decisione ed opportunità certe strade, ha deteriorato ancora di più l’immagine di un Centro Sinistra debole non solo nei numeri.
Abbiamo pagato profondamente la condivisione, purtroppo solo di facciata, di una candidatura nata dopo lunghissime, estenuanti e travagliate trattative fra i partiti del CS. Dopo un doveroso ringraziamento al nostro candidato Servoli, possiamo dire che molto probabilmente non è stata una scelta felice elettoralmente, ma troppe cose hanno impedito di seguire la strada maestra delle primarie. Oggi vorremmo che a discutere di questa vicenda ci fossero quelle stesse persone che stroncarono in maniera feroce la proposta fatta delle primarie all’attivo del 3 novembre 2006. Oggi, ma non solo oggi, ci hanno lasciati soli con i nostri problemi e le nostre angosce. Ma soprattutto è mancato quello spirito di sano entusiasmo che ha caratterizzato tutta la campagna della parte avversa.
Troppe sono state le occasioni in cui uno solo di noi si è trovato a fronteggiare molti di loro. Non mancavano gli argomenti, mancava il senso della squadra e di solidarietà che era nostra caratteristica peculiare da sempre. Abbiamo perso quelle sane abitudini del passato che ci contraddistinguevano, ma soprattutto abbiamo perso l’entusiasmo del fare. Se allora le cose sono state vissute nel modo in cui le descrivo, molto probabilmente la sconfitta era un atto dovuto e forse nel nostro profondo anche voluto. Abbiamo dimenticato troppo presto quanto sia difficile recuperare stima e rispetto da parte dell’elettorato. Abbiamo creduto che tutto sia dovuto, ma così non è e mai sarà, in particolar modo in politica.
Questa serie di situazioni, sommandosi fra loro, hanno determinato uno scollamento tale che nemmeno quanto fatto e realizzato dalla giunta uscente su tutto il territorio tuderte, con interventi per circa cento milioni di euro, sono bastati a far cambiare idea ai cittadini che avevano deciso di cambiare. A campagna elettorale chiusa, mi sarebbe piaciuto che qualcuno avesse avuto il coraggio di riconoscere, dopo aver additato, giustamente gli errori, le cose positive che sono state fatte e soprattutto mi piacerebbe sentire una voce che tutto ciò verrà, non solo mantenuto, ma potenziato e salvaguardato, per il bene di Todi tutta.
Ora, se tutti quanti riusciremo a non farci prendere dallo scoramento e, da subito, inizieremo la ricostruzione del rapporto con i cittadini, mostrando a tutti quanto ci stanno profondamente a cuore le sorti della nostra città, forse allora potremo iniziare una nuova stagione politica. Il primo passo sarà, senza alcun dubbio, il comportamento in consiglio comunale. Senza inciuci, senza compromessi sottobanco, dovremo riuscire a dare alla città il massimo consentito da una situazione politica indubbiamente complessa, tenendo conto sempre e principalmente il bene della città, dimenticando certi comportamenti della passata opposizione che era sempre pronta a far venir meno il numero legale, quando se ne presentava l’occasione. Ma i tempi sono cambiati e la nostra responsabilità dovrà prevalere sopra ogni altra cosa.
Ai cittadini di Todi, ma credo ormai a tutti i cittadini di questo nostro Paese, dobbiamo dare risposte su temi che sicuramente esulano le nostre potenzialità e competenze, ma che, come governo di CS a livello nazionale, non possiamo più eludere, mi riferisco alla giustizia ed alla certezza della pena, alla regolamentazione seria dell’immigrazione, più umana per loro e più rassicurante per tutti noi, ai costi della politica che generano per primi ormai grande disaffezione da parte di tutti i cittadini. O riusciamo a comprendere che non possiamo più stare sopra il carrozzone ignorando che sta ormai perdendo le ruote ed in procinto di fermarsi, oppure saremo costretti a finire nella polvere sporchi ed insanguinati. Il nuovo Partito Democratico dovrà essere l’asse portante per queste scelte oppure sarà destinato a crollare prima di essere costruito. Dobbiamo riuscire ad essere di nuovo innovatori in politica, dobbiamo abbandonare la paura di perdere consenso, o meglio, dobbiamo essere consapevoli che non è possibile conquistarlo con scelte ormai antistoriche ed illogiche.
Dovremo essere coloro che si fanno portavoce delle esigenze reali dei cittadini e che per primi riconoscono l’inutilità di enti, che con pochissime competenze, tutte facilmente ascrivibili ad altri enti territoriali esistenti, aumentano a dismisura i costi della politica, mentre tali costi potrebbero essere trasformati in benefici o servizi per i cittadini. Un esempio per tutti: le province. Non è possibile che spesso siamo in prima linea per crearne altre invece di essere promotori della loro abolizione. Se riusciremo a parlare questo linguaggio, ritengo che molte orecchie si apriranno e torneranno ad ascoltare le nostre proposte e a sostenere le nostre idee, senza tornaconto personale, perché quelli che ci seguono per interesse troveranno sempre qualcun altro che un domani gli offrirà di più di quello che noi potremo garantire oggi. Diciamo basta al mercato della politica, cacciamo i farisei dalle sezioni e ritroveremo tanti di quei cittadini che ci hanno abbandonato perché non siamo riusciti a parlare la loro lingua e a soddisfare le loro aspettative ideali.   Paolo Ferracchiati

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