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L'ANCI perde la partita col Governo sui "tesoretti" in bilancio: anche alcuni Comuni del territorio saranno in difficoltà

Tra la formazione del bilancio preventivo e la fine dell’esercizio è fisiologico che gli importi degli stanziamenti sia in entrata che in uscita non collimino esattamente. La discrepanza si manifesta gradualmente e quindi c’è la possibilità in corso d’anno di correggere la rotta. Le differenze che si manifestano sul finire dell’esercizio, quando non si fa più in tempo ad approvare gli “assestamenti di bilancio”, portano, nei Comuni più attenti alla dinamica entrate ed uscite, ad uno scostamento intorno all’1%. Nelle amministrazioni un po’ meno efficienti lo scostamento può anche salire di qualche punto. Più grossi scostamenti possono verificarsi solo ed eccezionalmente se in corso d’anno si sono effettuate riforme importanti il cui esito non è scontato.
Quando però regolarmente per più anni, in Comuni con bilanci importanti, lo scostamento diventa rilevante sia in termini percentuali che assoluti c’è la quasi certezza che qualcuno sta facendo il furbo. Il Tesoro lo sa subito, gli eletti nei Consigli comunali pure, gli elettori solo quando escono i dati Istat a meno che non abbiano come sport quello di andarsi a leggere gli atti delle amministrazioni comunali.
Appunto i dati Istat 2003 facevano risaltare che accanto a piccoli Comuni in cui scostamenti anche rilevanti sul piano percentuale ( fino al 38% di Monte Castello Vibio) erano insignificanti in valore assoluto ( meno di 1.000 euro) c’erano situazione in cui gli scostamenti (29% a Marsciano; 26% Deruta ) erano di importo tale da finanziare interventi straordinari importanti. Tali risorse sono solitamente create sottostimando le entrate correnti o sovrastimando le uscite correnti. Un modo casalingo per crearsi un “tesoretto”, una riserva per operazioni eccezionali di grande effetto.
Ora tutto ciò sembra finito. I sindaci, guidati da Leonardo Domenici (Presidente ANCI), sono usciti dopo quasi 2 ore di incontro col Presidente del Consiglio, con un’amara certezza: non ci sono i soldi che i Comuni hanno “risparmiato” con gli avanzi di amministrazione. Si tratta di una cifra rilevante, 4,4 miliardi, cui si aggiungono i 2,6 miliardi di tagli ai trasferimenti operati con la Finanziaria: per un totale di 7 miliardi di euro.

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