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Il problema idrico è stato risolto, ma permangono le preoccupazioni. L'acquedotto disseta da Todi a Deruta e, secondo Umbra Acque, dovrebbe essere di supporto all'area perugina, ma tale soluzione è rovesciata nel piano regionale acquedotti
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Sono ormai tre anni che la media valle del Tevere ha visto risolti i problemi del rifornimento di acqua potabile ma, secondo quanto previsto nel piano regolatore degli acquedotti la situazione non è ottimale in quanto troppo dipendente da una sola fonte. Il piano, inoltre, critica la visione strategica di Umbra Acque, ritenuta troppo “grifo centrica” e propone soluzioni alternative.
Nella piana alluvionale del Tevere non esistevano risorse idriche quantitativamente e qualitativamente interessanti, per cui è stato necessario ricercarle nelle formazioni carbonatiche dei Monti Martani e dei Monti di Amelia.
Le perforazioni di studio effettuate in corrispondenza dei monti Martani hanno dato esito negativo o, più esattamente, una perforazione, pur fornendo una portata interessante, ha un’acqua che presenta una durezza eccessiva. La seconda perforazione ha fornito acqua con caratteristiche chimico-fisiche buone, ma con portata modesta (circa 12 litri/secondo) e soprattutto con livelli profondi. Per questo questa fonte è stata al momento accantonata, anche se il far brillare cariche esplosive in profondità per aumentare la frammentazione della roccia (Maiolica), potrebbe incrementare in maniera sensibile la portata e, una volta esaurita questa ulteriore fase di ricerca (peraltro poco costosa), si potrebbe pianificare – in caso di esito positivo – la realizzazione di altre perforazioni a quota più bassa.
E’ invece stato realizzato il campo-pozzi in località La Pasquarella, per derivare nel giorno di maggior consumo 350 l/s circa nel 2040 (mentre, all’infuori del periodo di punta estivo, la portata potrà essere limitata a 300 l/s e anche meno). Il fabbisogno medio annuo infatti, che coincide all’incirca con la punta della stagione fredda/umida, si aggira sui 210 l/s.
Sulla scorta dei primi studi eseguiti dalla CONAP SpA e dalla Regione, viste le prime risultanze dei due pozzi realizzati in loc. La Pasquarella, già dal luglio 2000 venne predisposto dapprima il progetto definitivo, sottoposto con esito favorevole alla procedura di VIA, e quindi successivamente il progetto esecutivo, dello schema di utilizzazione di queste acque per il rifornimento dei Comuni della Media Valle del Tevere sino ad interconnettersi sul nodo di Brufa con gli acquedotti del sistema perugino.  A seguito poi dell’emanazione dell’Ordinanza di Emergenza idrica da parte del Commissario Delegato, il progetto è stato cantierato e messo in esercizio dall’estate del 2004.
L’opera realizzata è così organizzata:
Il campo-pozzi è costituito da 6 pozzi scavati sino a 250 m. di profondità con portata potenziale complessiva di circa 400 litri al secondo, portata alla quale corrisponde una variazione minimale del livello di falda. La qualità delle acque emunte è eccellente con caratteristiche di potabilità che né permettono l’utilizzo senza alcun trattamento, salvo quello della disinfezione per la copertura batteriologica. I pozzi sono direttamente allacciati su un collettore del DN 600 che adduce l’acqua alla stazione di sollevamento distante circa 2 Km. dal campo pozzi, condotta che attraversa una galleria di circa 600 m., realizzazione eseguita per evitare la costruzione di manufatti importanti dal puntodi vista dell’impatto ambientale all’interno della zona del Parco naturale.
Dalla stazione di sollevamento, l’acqua viene sollevata al serbatoio di Acqualoreto posto a quota 390 m. s.l.m., attraverso una condotta del DN 600 della lunghezza di altri2 Km. circa.Dal suddetto serbatoio della capacità di 2.000 mc., parte la condotta di alimentazionedel DN 600 sino alla derivazione per Ponte Naia. Qui si deriva una condotta del DN250 che alimenta le tre derivazioni che, dal campo pozzi di Ponte Naia (che rimarrà come riserva attiva), riforniscono i principali serbatoi della città e cioè quello della Rocca, il fungo di Porta Cappuccini e quello di Vasciano.
La condotta principale, sempre del DN 600, proseguendo dalla suddetta derivazione, prosegue il suo tragitto, una volta superato il colle di Todi, parallelamente al corso del fiume Tevere, che attraversa tre volte, rifornendo in rapida successione, i serbatoi di Ponte Rio, Pian San Martino, l’asta Ilci -Monte Molino, Galliano nel comune di Monte Castello di Vibio, San Pietro nel comune di Fratta Todina sino alla derivazione per il serbatoio di Pantalla.
Da questa derivazione il diametro della condotta principale si riduce al DN 500 sino alla località Barche, al confine tra i comuni di Marsciano e Deruta, rifornendo in questo tratto le derivazioni per i serbatoi di Collazzone, del Pettinaro (Marsciano Capoluogo e zona industriale) e di Barche (San Valentino e le frazioni della zona Nord di Marsciano). Da qui la condotta principale del DN 400, risalendo l’asta del Tevere, rifornisce i serbatoi del Comune di Deruta fino ad interconnettersi al sistema perugino nel nodo di Brufa. L’intero acquedotto, dal campo pozzi fino al nodo di Brufa, è lungo complessivamente circa 48 chilometri.
L’approvvigionamento del Comune di Massa Martana, ad oggi non collegato al sistema della Pasquarella, è previsto attraverso l’integrazione delle reti che collegano il sistema dei serbatoi del fungo Cappuccini, di Collevalenza (entrambi di Todi) al serbatoio della Pace del Comune di Massa Martana.
Da tener presente che il Consorzio Acquedotti prevedeva di alimentare il Sistema Perugino Trasimeno con una interconnessione su Brufa che avrebbe portato 73 l/s a detto sistema, valutando in 219 l/s il fabbisogno massimo richiesto dal Sistema Medio Tevere.
Successivamente l’Umbra Acque in cui è confluito il Consorzio prevede di realizzare da Todi un’interconnessione in direzione nord ovest per intersecare tre condotte distributrici del Sistema Perugino Trasimeno che corrono parallele alla Strada delle 7 Valli ed alla S.S.220 Pievaiola. Questa interconnessione come quella per Brufa possono essere interessanti per alleviare saltuarie e brevi situazioni di disagio del Sistema Perugino Trasimeno, ma dovranno essere ideate in maniera che – in caso di necessità – sia viceversa il Sistema Perugino Trasimeno ad alleviare momentanee situazioni di disagio del Sistema MedioTevere che, tra l’altro, disporrebbe in pratica di una sola risorsa idrica (tra l’altro in parte condivisa con il Sistema Orvietano dell’ATO 2): quella del campo pozzi della Pasquarella.

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