Botta e risposta tra maggioranza e minoranza regionale sul “supposto” problema del riequilibrio territoriale tra le province di Perugia e Terni. Il consigliere e vice presidente del Consiglio Enrico Melasecche (Udc), cerca di giocare sulle diverse posizioni interne alla maggioranza e quest’ultima risponde per bocca dei consiglieri Gianluca Rossi, Giancarlo Cintioli e Mara Gilioni dei Democratici di sinistra.
Per Melasecche “sono già nel cestino del centrosinistra regionale gli auspici espressi appena una settimana fa dal presidente della Provincia Cavicchioli in merito al necessario riequilibrio tra Perugia e Terni“. Le proposte ternane – fa sapere – anche se provenienti da una parte della maggioranza, sono sistematicamente demolite dalla sinistra umbra.” Anche la discussione a Palazzo Cesaroni sulla riforma endoregionale delle Comunità montane sarebbe stata segnata dall’esordio del consigliere Paolo Baiardini (Ds), che, avrebbe tacciato il riequilibrio fra le Province di Perugia e Terni come ‘fantasie ricorrenti’ ed ‘eccesso di localismo'”.
Per Melasecche, l’obbiettivo territoriale che vale ancora oggi per Terni, sarebbe Spoleto, la Valnerina, ma anche tutti i centri considerati ‘minori’ e più vicini a Terni che a Perugia.
La migliore risposta – ha concluso Melasecche – “risiede nell’amplificare la partecipazione popolare per favorire concretamente le istanze di riequilibrio. Una reazione dal basso che farà la differenza e che difficilmente potrà essere fermata”.
I consiglieri dei Democratici di sinistra hanno, invece, messo in evidenza che “”Nella primavera del 2005 – fu il Consiglio provinciale di Terni ad approvare all’unanimità un ordine del giorno di condivisione sull’allargamento dei confini amministrativi al territorio spoletino. Da lì in avanti tuttavia, non sono seguiti atti coerenti con la normativa di riferimento”.
Dopo aver ricordato che la competenza sui confini amministrativi di Comuni e Province è del Parlamento “che si pronuncia soltanto dopo aver sentito il parere delle comunità interessate e quindi dei Comuni”, i tre consiglieri della maggioranza hanno sottolineato che “sono, innanzi tutto, il Sindaco e il Consiglio comunale di Spoleto, insieme agli altri Comuni che devono rivedere la propria collocazione provinciale, procedendo all’indizione dei referendum.” L’ambizione ternana trova infatti una sponda a Spoleto che, come tutte le nobili decadute (situazione di quasi tutte le città arroccate sui colli) mal digerisce il maggior dinamismo delle vicine cittadine “di piano”, Foligno in testa, con le quali non riesce a spuntarla sul piano dello sviluppo economico, e che pensa di più brillare collocandosi, al di qua della Somma, come splendido ed isolato avamposto, della città dell’acciaio.
Anche il deputato dell’Udeur Gino Capotosti, in occasione della legge sulle comunità montane aveva affermato che «l’Umbria è una regione piccola, basterebbe accorpare Spoleto alla provincia di Terni per un giusto riequilibrio territoriale». Che però appare come finalizzato esclusivamente all’aspetto politico, in quanto Capotosti ha poi avanzata la proposta «per una pubblica amministrazione snella ed efficiente», con «una sola Asl, una sola comunità montana, un solo Ato per rifiuti, acqua, luce, gas».
Quali siano i sentimenti degli spoletini lo ha evidenziato anche FI con la consigliera regionale Ada Spadoni Urbani la quale, intervenuta sulla visita in Umbria del ministro Rutelli ha lamentato che lo stesso sia andato “ prima a Spello, poi a Perugia dove partecipa all’assemblea di Confindustria, ma snobba Spoleto”. Una evidente sindrome da prima della classe di una delle tante belle città dell’Umbria che vorrebbe essere sempre e comunque al centro dell’attenzione di tutti.
- Redazione
- 11 Luglio 2007
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