I consiglieri regionali dell’Umbria rimarranno trenta, come da poco ha sollecitato il PRC dell’Umbria per bocca del suo capogruppo Vinti. Il previsto aumento a 36 non avrà luogo. Lo prevede un accordo siglato presso la sede del Dipartimento degli affari regionali e delle autonomie locali dai presidenti della Conferenza delle regioni e delle province autonome, della Conferenza dei presidenti dei Consigli regionali, dell’Upi – nell’occasione delegata a rappresentare anche l’Anci – e dell’Uncem, insieme ai rappresentanti del governo, i ministri Chiti, Lanzillotta e Santagata e il sottosegretario all’Interno Pajno.
I principi dell’accordo confluiranno, nelle parti di competenza statale, in appositi provvedimenti legislativi a partire dal ddl sui “costi della politica” licenziato dal Consiglio dei Ministri. Per le parti di competenza regionale saranno autonomamente attuati dalle Regioni.
L’accordo prevede la riduzione del numero dei consiglieri provinciali e comunali in una misura media stimata intorno al 20%; la riduzione e razionalizzazione delle circoscrizioni municipali e la razionalizzazione dei compensi dei componenti; l’eliminazione delle duplicazioni di enti e associazioni di Comuni che operano nello stesso territorio.
L’intesa prevede una ‘cura dimagrante’ per i ministeri che ritorneranno ad essere 12, mentre il numero dei consiglieri delle Regioni a statuto ordinario riprenderà ad essere quello previsto dalla legge 108/68 che lo ancorava ad una proporzione rispetto al numero degli abitanti, nel rispetto dell’autonomia delle assemblee regionali.
Tale legge prevede che i consigli regionali siano composti: di 80 membri nelle regioni con popolazione superiore a 6 milioni di abitanti; di 60 membri nelle regioni con popolazione superiore a 4 milioni di abitanti; di 50 membri in quelle con popolazione superiore a 3 milioni di abitanti;di 40 membri in quelle con popolazione superiore a 1 milione di abitanti e di 30 membri nelle altre regioni, tra cui l’Umbria. Inoltre, “il Governo si impegna inoltre a promuovere le intese necessarie a favorire la riduzione dei parlamentari ed auspica che le Camere nella loro autonomia adottino le misure necessarie a rendere effettivo il contenimento dei costi della rappresentanza politica”
Altri punti dell’accordo sono: la riduzione del numero dei Comuni montani, attraverso la formulazione di nuovi criteri per individuare quelli effettivamente montani, e dei componenti degli organi delle comunità montane; la riduzione del numero degli assessori regionali, provinciali e comunali in rapporto al numero dei consiglieri; e la riduzione dei componenti e dei compensi degli amministratori delle società pubbliche statali. Prevista, infine, l’ attivazione, presso la Conferenza unificata, della Cabina di regia per la riduzione dei costi amministrativi con il compito di monitorare le iniziative dei diversi livelli di governo.
- Redazione
- 14 Luglio 2007
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