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Il più grosso ospedale dell'Umbria al centro di un'operazione dei carabinieri: 12 gli arrestati (2 in carcere e 10 ai domiciliari) e 60 gli indagati

“Quattro mele su un piatto non infradiciano mai”. Questo detto, che sta a significare come sia facile nascondere una “mela marcia” in un cesto e così determinare il “guastarsi” di un numero maggiore di mele, dovrà essere tenuto in debito conto dall’assessore regionale alla sanità se vorrà veramente capire quello che è successo e sta accadendo all’ospedale ex Silvestrini di Perugia.
Le misure cautelari emesse dal Gip di Perugia su richiesta della Procura della Repubblica sono 12 (2 le persone in carcere e 10 ai domiciliari): si tratta di 8 dipendenti dell’Azienda ospedaliera, un ex dipendente della stessa struttura e tre impiegati dell’Università di Perugia. Gli arresti sono stati eseguiti a Perugia, Corciano, Magione, Marsciano ed Umbertide.
Sono inoltre una sessantina gli indagati in stato di libertà
. I reati ipotizzati sono di falso in atto pubblico e truffa aggravata. Riguardano – ha reso noto la Procura – l’allontanamento dal luogo di lavoro mediante l’illecito utilizzo del badge marcatempo a opera di terzi, nonchè comportamenti di analoga finalità.
L’indagine del Nas si è protratta per mesi arrivando a constatare come i soggetti, malgrado apparentemente in servizio o assenti per malattia, svolgevano attività lavorativa presso esercizi commerciali privati o si dedicavano incombenze domestiche.
Anche un altro proverbio potrà essere utile “non c’è due senza tre”. Come rilevato, infatti, dal Procuratore della Repubblica, nonostante i quattro arresti eseguiti nel settembre scorso sempre per assenteismo, è stato verificato che gli indagati «per nulla intimoriti o dissuasi» da quanto successo, «persistevano a tutt’oggi nelle condotte delittuose».
Fuor di metafora, sembra chiaro che le grosse dimensioni delle strutture sanitarie, insieme a ipotizzate economie di scala, producono disorganizzazione, inefficienze ed abusi proporzionalmente superiori a quello che può accadere nelle piccole strutture. In quest’ultime è il diretto controllo popolare, impossibile in una struttura non a misura d’uomo, ad assicurare onestà di impegno da parte di tutti. “Piccolo è bello” si diceva qualche anno fa parlando delle piccole imprese. Lo slogan vale ancor di più quando l’organizzazione è prevalentemente fatta di “uomini” e la sanità, al di là dei grossi investimenti in apparecchiature medicali, è, se non solo, soprattutto azione umana verso altri umani.
Sarebbe stato «sistematico» il presunto uso illecito dei cartellini marcatempo da parte di medici, coordinatori capi sala, infermieri, amministrativi e tecnici di laboratorio coinvolti nell’inchiesta per assenteismo che ha riguardato l’ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia. Secondo i carabinieri del Nas i dipendenti coinvolti timbravano infatti con continuità i propri badge e quelli delle persone assenti dal servizio. Un vero e proprio sistema, reso possibile dalle mastodontiche, per l’Umbria, dimensioni dell’ospedale ora chiamato Santa Marita della Misericordia, ove i corridoi per essere riconoscibili sono stati intitolati con nomi storici come le strade cittadine, dove ci sono le “guide” come sull’Himalaya. Dove nessuno, neppure gli operatori, sa quale reparto ci sia due piani più sotto. Dove convivono con regole diverse dipendenti dell’azienda ospedaliera e dell’Università. Dove anche la CGIL non molti mesi fa aveva lanciato l’allarme.

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