L’edizione del Todi Arte Festival appena conclusa rischia, suo malgrado, di far parlare di se più per questioni politiche che per il valore culturale o il richiamo turistico. Ormai da due giorni, infatti, la manifestazione è al centro di un fuoco incrociato fra chi rivendica una decisa discontinuità nella gestione dell’evento e chi invece difende la “creatura” di Simona Marchini.
A sbattere sul tavolo anzitempo il problema è stata Fiamma Tricolore, insoddisfatta sì del programma reputato “sinistroide” ma soprattutto determinata a dare un segnale di coerenza con quanto sostenuto in campagna elettorale e, forse, anche un po’ preoccupata dalle ripetute dichiarazioni al miele del sindaco Ruggiano per la Marchini, la cui convenzione triennale firmata sotto l’era Marini è scaduta con la rassegna 2007.
A prendere il “toro per le corna” è stata, come dicevamo, Fiamma Tricolore, il cui segretario regionale, il tuderte Bruno Bertini, è autorevole componente la Giunta comunale. E’ a lui che abbiamo chiesto com’è che hanno deciso di licenziare in tronco la Marchini.
“Fiamma Tricolore – risponde Bertini – non pretende di avere nessuna licenza esclusiva per ”liquidare “ chicchessia, quantomeno la signora Marchini dalla direzione del Todi Arte Festival, ma non può esimersi dall’esprimere le proprie opinioni in merito alla gestione di una manifestazione che da sempre la vede critica”.
Però ci siete andati giù duri con l’ideologia… “E’ troppo facile tentare di far passare come “arroganza fascista” tutte le posizioni che escono dal coro del politicamente corretto… ed interessato”.
Fornisca allora un giudizio più articolato… “Il Todi Arte Festival, gestione Marchini, non ha rappresentato un momento esaltante per la città di Todi. E questo, oltre a noi, la hanno sempre sostenuto tutte quelle forze politiche che, forse anche grazie a questo, oggi sono state chiamate a governare la città, ma anche alcuni esponenti politici che fino ieri l’hanno governata; ma soprattutto lo pensano i cittadini di Todi che hanno vissuto con rassegnato distacco il succedersi annuale della manifestazione”.
Cosa c’è che proprio non va? “Non può essere considerata esaltante una manifestazione imposta e mai condivisa, una manifestazione che si è vista costretta ad inventare una nuova categoria professionale “i butta-dentro”, personale specializzato in inviti telefonici dell’ultim’ora per evitare il rinvio di spettacoli per assoluta mancanza di pubblico. Il festival è stato sempre blindato da zelanti amministratori, magari mascherando anche clamorosi flop con funamboliche lievitazioni delle presenze per amor di sponsor. Lo abbiamo da sempre detto e quel che abbiamo ottenuto è stata qualche stizzita replica o qualche neanche tanto velata minaccia”.
Lei al festival ci è andato? “In considerazione di quanto già detto, già dall’anno scorsoi ho messo in atto una “risibile”quanto personalissima forma di protesta, imponendomi di non partecipare a nessuno spettacolo ed anche quest’anno il “posto” riservatomi per il mutamento degli scenari politici è rimasto vuoto”.
Allora, però, come si fa a criticare… “Ma noi infatti non stiamo facendo una critica puramente “artistica”: stiamo lamentando l’inesistente rapporto dell’organizzazione del festival con la città, l’assenza di una adeguata promozione dell’evento, un ritorno nullo dal punto di vista economico e turistico; poi c’è anche la questione di proposte culturali unilaterali…”.
La vostra “uscita” ha messo in subbuglio il quadro politico cittadino: la cosa non vi preoccupa? “No, perchè non ci si può chiedere oggi che siamo forza di governo di tacere, di rinunciare a ribadire con forza quello che a nostro avviso è un sentire comune alla larghissima maggioranza dei cittadini, oltre che una situazione acclarata da molti riscontri oggettivi”.
A cosa si riferisce? “Dico male, se dico che le date ed il programma sono ormai per tradizione sconosciuti fino a pochissimi giorni prima dell’inizio della manifestazione tanto da inficiarne una qualsiasi pubblicizzazione? E’ troppo dire che, forse, qualcosa non funziona per il verso giusto? E’ troppo chiedere di valutare con dati oggettivi l’operato di chi ha avuto la responsabilità dell’organizzazione, quando ormai il contratto si è concluso e trarne le doverose conseguenze?”.
Il festival va buttato dunque alle ortiche? “No, il Todi Festival può e deve tornare ad essere un valore aggiunto per la nostra città, un contributo importante e condiviso per la crescita culturale dei cittadini, uno strumento di sviluppo turistico e di promozione dell’immagine della città stessa”.
Dalla protesta alla proposta: cosa suggerite di fare? “Per raggiungere gli obiettivi di strada da percorrere ce n’è molta, visto come hanno ridotto la manifestazione. Riteniamo però che il primo passo sia quello del coinvolgimento della città: individuiamo insieme gli obbiettivi, scegliamo i mezzi più idonei al loro raggiungimento e reperiamo le risorse finanziarie: ponendoci comunque sempre come fine ultimo un elevato standard di qualità”.
E’ un processo lungo per il quale serve molto tempo… “Proprio per questo motivo abbiamo sollevato subito il problema. E comunque se Todi non riuscirà ad esprimere o individuare le competenze e a reperire le risorse necessarie meglio una pausa di riflessione: iniziative raffazzonate, fatte esclusivamente per salvare il salvabile a poco servono se non a disperdere le già scarse risorse reperibili”.
- Redazione
- 23 Luglio 2007
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