Condividi su facebook
Condividi su twitter
L'economia trova giovamento dallo sviluppo dell'enologia: lo dimostrebbe la crescita registrata nei 548 centri del circuito delle "città del vino"

Il vino fa bene anche alla salute dei piccoli centri: 548 sono le “Città del vino” italiane, dove c’è l’89% delle coltivazioni Doc.
Secondo uno studio di Antonino Percario, dell’Università di Perugia, risulta – a fronte del generalizzato spopolamento dei centri minori – che nelle “città del vino” vi è stato invece un aumento del 10% dei residenti rispetto al 1991 mentre negli ultimi dieci anni le attività di ristorazione sono aumentate del 101%, con un incremento del 176% della forza lavoro.
Per il vice coordinatore nazionale dell’associazione che raccoglie le città del vino, nel giro di pochi anni il numero degli enoturisti è destinato a raddoppiare, così come raddoppierà il giro d’affari. Il turismo legato al territorio mostra un incremento medio del 7%. 
Vent’anni dopo lo scandalo del metanolo nel vino, l’associazione – durante il seminario sui «Talenti d’Italia» organizzato in Umbria dalla Fondazione Symbola – ha messo in guardia da «cali di tensione» che consentano «ai soliti furbi di rovinare anni di sacrificio e di lavoro duro per restituire all’Italia il ruolo che le compete nel panorama vitivinicolo mondiale».
L’associazione “città del vino” anche a livello comunitario ha detto no ai trucioli e alle pratiche enologiche che stravolgono una produzione sana.

condividi su:

Condividi su facebook
Condividi su twitter