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Anche l'Interpol critica i metodi delle autorità aereoportuali inglesi accusate di inutile fiscalità

Gli umbri che recentemente, sfruttando i collegamenti a basso costo in partenza da S.Egidio, sono volati numerosi in Inghilterra hanno subito notato lo strano comportamento delle autorità inglesi, anche in tempi di attentati. Massima tolleranza in fase di ingresso, fiscalità esasperata all’uscita. Tanta perplessità sembra ampiamente giustificata.
E’ stato addirittura il capo dell’Interpol Ronald Noble a criticare con asprezza il Regno Unito per i metodi «da secolo scorso» con cui porta avanti la lotta al terrorismo. In una lettera aperta, molto imbarazzante per il Governo di Sua Maestà ha lamentato in particolare un fatto: la Gran Bretagna non scambia abbastanza con gli altri Paesi le informazioni sulle persone in odore di terrorismo e non consulta a sufficienza una enorme banca-dati sui passaporti a disposizione delle polizie.
«Il Regno Unito non condivide con l’Interpol la sua lista di presunti terroristi», ha denunciato il capo dell’organizzazione a cui fanno riferimento le polizie di 186 Paesi. Altro punto dolente: le autorità britanniche non controllano in modo sistematico i passaporti degli stranieri su una banca-dati di Interpol dove sono riportati i dettagli di oltre sette milioni di passaporti smarriti o rubati.
In un’intervista alla Bbc che gli ha permesso di sviluppare queste critiche, Noble ha sottolineato che “esiste un chiaro legame tra i passaporti rubati e le attività dei terroristi affiliati ad Al Qaida”. «Al contrario – ha aggiunto Noble – tutti i Paesi vi controllano sistematicamente il bagaglio per vedere se avete bottiglie di acqua o altri liquidi. Palesemente le priorità sono sbagliate».

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