La “vicenda Epifani” e il “caso Giorgi” (così le abbiamo ormai definite per brevità di comunicazione) continuano ad essere a Todi al centro dell’attenzione cittadina. Numerose in proposito sono le prese di posizione e le valutazioni pervenute alla redazione di tamtam, così come gli inviti per una riapertura dei commenti liberi, strumento che tanto interesse e partecipazione aveva raccolto durante la campagna elettorale.
Pur non aderendo per il momento a tali pressanti sollecitazioni, abbiamo ritenuto opportuno dare maggiore organicità e uguale dignità a chi intende esprimersi sull’argomento, riportando in questo servizio tutti gli interventi che ci verranno inviati (redazione@iltamtam.it), con l’impegno da parte nostra di provvedere in tempo reale alla loro pubblicazione.
1 agosto, Augusto Battisti: “A Todi i Ds devono cambiare le persone e non i nomi”
La vicenda Giorgi accende di nuovo i riflettori sulla sconfitta elettorale, sulle sue motivazione e sulla dibattuta questione del modo di fare politica nel centrosinistra a Todi.
Più volte, durante la campagna elettorale, ho fatto riferimento alla gestione intima e condominiale che ha caratterizzato i DS tuderti, giudizio peraltro riscontrato da iscritti e non, anche sul vostro sito.
Da più parti si è levato il dissenso nei confronti di alcuni dirigenti del partito abituati a gestire la politica e le istituzioni che rappresentano in modo autoreferenziale, al servizio di interessi particolari, perdendo di vista il senso della democrazia.
La posizione assunta da Giorgi scaturisce dalla constatazione che, nonostante i mea culpa repentinamente sbandierati dal coordinatore dei DS, uomini, donne e metodi sono rimasti inalterati nonostante la sonora sconfitta.
Tant’è che la nomina a presidente della II° commissione e a rappresentante nella Comunità Montana, secondo quanto rappresentato dal consigliere Giorgi, sembra essere stata fatta senza le dovute consultazioni e applicando “il diritto ereditario”. Infatti, guarda caso, la scelta è caduta sul prossimo congiunto di chi nella passata amministrazione ricopriva la carica di assessore nel predetto organismo e per di più aveva anche minacciato pubblicamente, per buona parte della compagna elettorale, la formazione di una sua lista. Coincidenza o perfezionamento di accordi precedenti?
A noi comuni cittadini non è dato saperlo. Sta di fatto che l’uscita del comunicato, pieno di strali contro il consigliere Giorgi, sembra fuori dubbio essere stato partorito in un ambito ristretto. Le esternazioni del diessino Pepi, segretario della sezione Ds di Ponterio, che ha anche rassegnato le sue dimissioni, rendono oggettivo riscontro circa i metodi denunciati dal consigliere Giorgi.
Dal mio ambito mi permetto di suggerire, in sintonia con lo spirito del nascente partito democratico, una pubblica iniziativa aperta a tutti, perché si chiarisca la vicenda nei suoi toni e nelle suoi contenuti al fine di giungere ad una costruttiva composizione.
Come ha scritto Anna Mossutto sulle colonne del Corriere dell’Umbria: “(..) Non ha senso cambiare il nome oggi e continuare domani a governare o fare opposizione con la stessa mentalità di ieri, gli stessi meccanismi, gli stessi privilegi, le stesse logiche (..)”. Ed aggiungo: anche le solite persone.
Augusto Battisti
1 agosto, Maria Bandiera: “Chi ha votato Epifani ha scelto carattere e caratteristiche”
Abbiamo seguito la recente campagna elettorale ed in questa ravvisato una particolare genuinità e sincerità nell’impegno del signor Epifani e per vari motivi ci è stato possibile averne prove, che trovano radici già da sempre nel suo comportamento, definibile “coerente”.
Chi scrive, come già detto, è estraneo ai fatti, a non è estraneo “Todi”, città in cui il signor Epifani è noto, da sempre, in tutti i suoi aspetti ed è facile supporre che il suo elettorato, al momento della scelta,, sapeva bene di lui “carattere e caratteristiche” ed in coerenza lo ha votato. Va da se che da quel momento il signor Epifani ha assunto un impegno verso “i suoi elettori” a cui non può e non deve rinunciare all’insorgere del primo ostacolo.
A proposito di primo ostacolo occorre osservare, interpretando le aspirazioni del “semplice elettore di tutto il mondo” che indicando una “persona” a rappresentarlo non solo affida a questi i suoi desideri sociali, ma lo incarica allo “studio dei modi” adatti per realizzarli.
Il signor Mario Epifani, rinunciando al suo incarico potrebbe mostrare poca volontà di sottoporsi a ferrea disciplina appunto dello “studio dei modi” e parimenti i suoi collegi di “cordata”, accettando le sue dimissioni, mostrerebbero, oltre a pregressa ed ottusa valutazione della “persona”, altrettanta non inclinazione allo “studio dei modi”.
Apprendiamo dai giornai che la prima disputa, che ha posto all’evidenza l’argomento qui trattato è stato un certo volantino nel quale si parlava di spettacoli del recente e concluso Todi Festival, al cui proposito varrebbe la pena di osservare, interpretando le aspirazioni del “semplice spettatore del mondo” e del semplice cittadino (in qualche modo autorizzato a sentirsi proprietario della città in cui vive), che indicando una gestione ad interessarlo on solo affida a questa i suoi desideri sociali, ma la incarica dello “studio dei modi” adatti per realizzarla. Se fosse vero quanto sopra espresso, nulla dovrebbe avere alcuna importanza se non “indice di gradimento pubblico”. Tale misura vale, e come se vale durissimamente, per tutti i palinsesti televisivi e per ogni genere di spettacolo in tutto il mondo.
A proposito di Todi Festival chi scrive, sempre riflettendo dall’esterno, non si spiega come mai non siano mai stati fatti gli opportuni sondaggi a proposito di contenuti e modi gestionali del festival. Il Todi Festival è un’insegna patrimonio della città di Todi e come tale dovrebbe essere difesa dalla città stessa, contrariamente a chi si propone per lavorare in seno all’insegna, che deve necessariamente imparare a sottoporsi al giudizio sovrano del pubblico e alla implacabile regola dei “numeri del botteghino”.
Il contenuto della presente lettera aperta proviene da osservatori esterni alla città, non residenti a Todi e zone limitrofe, rappresentati dalla mia firma in calce.
Maria Bandiera
1 agosto, Luca Cardaio: “Centrodestra in panne? E allora il centrosinistra?”
Non credo sia il caso di parlare di amministrazione di centro-destra in panne, come ha scritto qualcuno. Per carità! Un assessore che rimette il suo mandato al sindaco non mi sembra significhi essere in crisi. E’ un atto di onestà personale, amministrativo e politico. Tanto chè, come tutti sanno, la fiducia a Bertini è stata pienamente confermata.
Analizzare invece il perché della situazione, questo sì. Visto che, tra l’altro, se vogliamo parlare di amministrazione in panne, altrettanto in panne mi sembra l’opposizione! La vicenda Epifani ha, evidentemente, creato una situazione calda di cui la sinistra ha cercato subito di approfittare, chiedendo subito chiarimenti, per altro dovuti, durante l’ultimo Consiglio e vincolando una scelta alla risoluzione della vicenda.
Certo Mario ha sbagliato, sicuramente, le modalità di esternazione dei suoi dubbi; sappiamo anche che è sempre stato un’animo caldo, istintivo; i suoi dubbi erano però leciti, anche se non tali da compromettere la stabilità del governo della città e della Casa delle libertà. Forse un po’ di pacatezza nei modi avrebbe prodotto solo uno scambio di vedute che nemmeno avrebbe interessato i media.
Invece la pacatezza di Mauro Giorgi ha prodotto risultati forse ancor più gravi di quelli del consigliere Epifani. Mauro, da quanto ho letto, critica non una persona e le sue scelte, come nel caso di Mario, ma le teste pensanti di un intero movimento cittadino, il loro modo di intendere e fare politica, il loro attaccamento alle poltrone più che alla città.
Fatto stà, comunque, al di là dell’epilogo di ciascuna vicenda, al di là di delusione o amarezza, sull’uno o sull’altro fronte, gli eventi di questi giorni dimostrano che a Todi ci sono, per fortuna, persone che con le loro scelte movimentano la vita politica e, cosa più importante, ci spingono a riflettere. Tutti.
Luca Cardaio
1 agosto, Romina Perni: “Spero che il compagno Giorgi si ravveda”
Purtroppo avevo scritto questo intervento prima dell’ulteriore risposta di Mauro Giorgi, ma vorrei lo stesso che fosse pubblicata così come l’avevo concepita.
“Con queste poche righe vorrei semplicemente mostrare la mia vicinanza alla lettera aperta che il capogruppo dell’Ulivo Stefano Cappelletti ha indirizzato al compagno Mauro Giorgi. Una vicinanza che riguarda soprattutto i modi, i toni e lo stile usati, che non vogliono solamente attaccare, come è stato fatto invece nel comunicato a firma segreteria Ds che non mi ha trovato d’accordo, ma cercare di riallacciare un rapporto.
Personalmente credo che Giorgi abbia compiuto un gesto estremo, sicuramente esagerato e che non condivido: non possiamo pensare di cambiare veramente le cose che non vanno isolandoci, creando movimenti nuovi (troppi ne abbiamo visiti e ne vediamo spuntare come funghi…) che hanno il solo scopo di disperdere energie utili che potrebbero essere invece utilizzate per giocare la partita “dall’interno”, lottando per ciò che si crede sia giusto. Perciò non mi trovo assolutamente d’accordo con le uscite, gli isolazionismi, le azioni individuali.
Al tempo stesso sono convinta che se un partito perde dei pezzi, proprio nel momento in cui una nuova realtà sta nascendo, in questo caso quella del Partito democratico, che dovrebbe essere invece il più inclusiva possibile, deve essere fatta una riflessione forte sulle ragioni che possono spingere a tali eccessi. Non ci si deve arroccare su posizioni poco aperte al dialogo anche se si deve certamente rimanere fermi sul rifiuto degli egocentrismi e dei personalismi (di chiunque!).
D’altra parte un partito esiste perché ci sono delle persone che lo compongono, tutte allo stesso modo importanti, dall’ultimo dei simpatizzanti al primo dei dirigenti. Tutti hanno un peso determinante, un seguito, un contatto più o meno forte con i cittadini, cosa che non deve essere sottovalutata. Per questo credo che la prima cosa che un partito debba fare in questi casi sia quello, sì, di richiamare all’ordine ma anche di guardarsi dentro per scoprire cosa c’è che non va, per quale motivo si è sempre meno di quanti si potrebbe essere perché qualcuno – alla fine – se ne va.
In questo momento di difficoltà per l’intero centro-sinistra, in cui sono esplose le contraddizioni e le mancanze che hanno portato alla sconfitta elettorale, la priorità è lasciarsi dietro i vecchi rancori, i vecchi interessi, le vecchie diatribe per ricominciare da capo, fare tabula rasa per riportare la discussione politica, il progetto politico – la Politica – al centro.
Per fare in modo che le scelte condivise e adeguatamente ponderate abbiano la meglio sulle imposizioni e le decisioni dell’ultimo minuto. Per costruire qualcosa che riallacci il rapporto con i cittadini e che vigili sulla condotta di un centro-destra già in panne dopo nemmeno due mesi di vita, che oscilla tra balletti di amministratori più o meno dimissionari e indecisione sulle linee da seguire.
Spero, come singola persona, come consigliere comunale e anche e soprattutto come membro della segreteria di un partito che sta per trasformarsi in qualcosa d’altro, che il compagno Giorgi si ravveda: probabilmente il Partito democratico sarà quello che noi costruiremo, ma se abbandoniamo tutto fin da ora è inutile anche che se ne discuta, perché saranno altri a costruirlo per noi e non sarà poi tanto diverso da quello che c’è già. Solo in questo modo potremmo presentarci alla città pronti per un’opposizione vigile, attenta, e, soprattutto, UNITA’. Un partito, fortunatamente, ha diverse anime e dè importante che si sappia che ne esistono diverse”.
Romina Perni (consigliere comuale L’Ulivo)
31 luglio, Maurizio Pierdomenico: “A proposito della lettera aperta di Cappelletti a Giorgi”
Perché continuare a rincorrere chi decide di andarsene? Ho sempre sostenuto che esiste un ambito “il partito” dove discutere, anche animatamente, delle questioni generali e personali e non condivido queste uscite pubbliche per rivendicare spazi e/o rispolverare la propria immagine.
Una persona che crede nel Partito Democratico come fa a costituire un nuovo Movimento, che va in direzione opposta dell’unione? Vuole “pesare” di più? Probabile. Questo sarà anche il problema del futuro PD, ognuno vorrà “pesare” di più con il rischio che con tutti questi pesi il PD non decolli mai.
Cappelletti ha definito il PD “rivoluzionario” e devo confessare il termine mi piace molto di più di “nuovo”,”diverso” ecc.. ma c’è un però. Per essere rivoluzionario deve scomparire tutto ciò che è avvenuto in passato e continua ancora oggi (caso Giorgi). Chi la fa fuori dal partito va a casa. Intendiamoci ognuno è libero di dissentire ma al momento di una uscita pubblica la discussione deve essere stata “digerita” nel partito e non necessita di ulteriori chiarimenti e ricerca delle pecorelle smarrite.
Non comprendo cosa intende Cappelletti con il passaggio ”Tu non sei certo l’unico tra i militanti DS a essersi lamentato di essere stato per troppo tempo scarsamente preso in considerazione in rapporto al grande lavoro politico svolto e di non aver avuto una visibilità pari ai propri risultati elettorali, oggi come 5 anni fa.”
Si fa politica solo per un tornaconto oppure per il bene della città? Politica è “partecipare” alle scelte e non soddisfazione del proprio “ego”. Aggiungo che, mio modesto parere, chi è stato eletto in una lista (partito)e decide di uscire dalla stessa esce dal Consiglio. Io (esempio) ho votato Giorgi nei DS, punto è basta.
Per il bene di Todi e del PD mi auguro che distanze non si accorcino ma si separino definitivamente, altrimenti non si fa altro che continuare un teatrino che ha molto poco di “rivoluzionario”.
Maurizio Pierdomenico