Dovranno coltivarsi sempre più in alto e sempre più a Nord anche gli olivi, per effetto della variazioni climatiche. Le colture agricole, per effetto dei cambiamenti climatici previsti, possono spostarsi di 100 metri in quota e di 100 chilometri a nord per ogni grado di aumento della temperatura media.
La Sicilia potrebbe diventare inadatta per gli agrumi e la Lombardia potrebbe ospitare, tra non molto, gli olivi e colture tipiche dell’ambiente umbro. L’aumento di periodi di siccità e di alluvioni inciderà negativamente sulla produzione agricola locale, con riduzioni della produttività fino al 20/30%. Nel caso dell’agricoltura, è noto che le condizioni climatiche determinano le specie vegetali e animali che possono vivere, crescere e riprodursi in una determinata regione geografica.
Molte specie agrarie, tra cui alcune d’interesse nazionale come l’olivo, la vite, gli agrumi, sono talmente legate alle condizioni climatiche a cui si sono adattate che un leggero aumento della temperatura o una sensibile riduzione delle piogge possono aumentare la loro vulnerabilità.
Questi i dati che sono emersi nel convegno organizzato a Brindisi dall’Apat per conto del Ministero dell’Ambiente in collaborazione con l’Arpa Puglia, in vista della conferenza nazionale sui cambiamenti climatici che si terrà a Roma il 12 e 13 settembre.
Gli effetti del cambiamento climatico rischiano di aggravare una crisi dell’agricoltura già presente. Dal 1990 a oggi la superficie italiana destinata alla produzione agricola ha subito una significativa riduzione, passando da circa 15 milioni d’ettari a poco più di 13 milioni d’ettari (circa il 44% della superficie territoriale nazionale). Questo primo segnale di difficoltà è confermato anche dalla riduzione del numero delle aziende agricole, che nello stesso periodo sono passate da 2.593.090 a 2.217.546 unità, con un calo del 15% circa.
Nel 2006, per il sesto anno consecutivo, l´agricoltura, la selvicoltura e la pesca in Italia hanno fatto registrare un significativo calo sia della produzione sia del valore aggiunto (-1,6% in media nel periodo 2001-2006). In questo scenario s’inseriscono le variazioni della chimica e fisica dell’atmosfera a causa dell’accumulo dei gas ad effetto serra e i conseguenti cambiamenti climatici, i cui effetti sull’agricoltura possono risultare cruciali per la loro stessa sopravvivenza.
Per alcune colture c’è possibilità di cambiamenti tecnici che le salvino. Alcune possibili forme di adattamento ai cambiamenti climatici possono essere la variazione dei periodi di semina (con anticipo fino a 2 settimane); l’adozione di colture che concentrano il loro ciclo nel periodo autunno-invernale, per evitare la siccità e il caldo estivo; l’adozione di specie che traggono beneficio dalle maggiori concentrazioni d’anidride carbonica nell’atmosfera, passate da 280 parti dell’era pre-industriale alle attuale 380 parti per milione; l’introduzione di nuove varietà, più resistenti alla siccità e meno esigenti in acqua, meno suscettibili alle malattie e alla salinità dell’acqua; la variazione dei sistemi e dei metodi di fornitura, distribuzione e drenaggio dell’acqua di irrigazione; il cambiamento delle pratiche di lavorazione del suolo, adottando dove possibile, le tecniche di minima lavorazione o non-lavorazione.
- Redazione
- 2 Agosto 2007
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