“Bello, ma falso?” intitola così il lungo servizio di copertina, dedicato al famoso carro etrusco di Monteleone esposto al Metropolitan, il numero del mensile Archeo di agosto.
L’articolo, a firma di Jerome M. Eisenberg, che esce contemporaneamente in lingua inglese su una rivista specialistica, sostiene che sono oltre 70 gli elementi che provano la falsità dei tre pannelli che compongono le pareti del carro e che sono incisi a rilievo con figure.
Sono definiti autentici e “di qualità superba” invece, i due piccoli pannelli che rivestono la parte inferiore del carro, a destra e sinistra, con storie del giovane Achille.
Il carro è uno dei vanti del museo di New York, ma a Monteleone di Spoleto hanno lanciato, dal 2004, un’operazione recupero che però non pare abbia molte possibilità di arrivare a buon fine, visto che l’acquisto, da parte americana, risale al 1903, ovvero 36 anni prima della nostra legge sulla tutela dei beni culturali, approvata nel 1939.
Eisenberg elenca appunto una settantina di errori commessi nella fabbricazione dei tre pannelli principali e di uno dei kuroi in bronzo che l’accompagnano, identifica il lavoro non come cesello, ma opera di un moderno bulino acuminato a V e cita fori moderni di un trapano, quindi indica possibili fonti dei falsari, dal piatto di Euforbo del British Museum all’anfora attica attribuita al Pittore di Monaco allo Staatliche Antikensammlung della città tedesca, sino a varie opere in bronzo, come la placca del Museo Archeologico di Firenze.
Dubbi sull’autenticità dei tre pannelli erano già stati avanzati più volte, pensando a una loro realizzazione per integrare i resti di un carro autentico, rinvenuto in una tomba nei pressi di Monteleone di Spoleto l’8 febbraio 1902.
D’altro canto illustri archeologi ne hanno esaltato l’importanza e le qualità, cercando anche di trovare spiegazioni per il curioso stile che lo caratterizza, parlando di contatti con l’arte corinzia e ionica.
Eisenberg è certo si tratti di falsi e conclude il suo discorso con una nota ironica: “Come ha osservato Brendel, ‘il maestro del carro di N.Y. era un artigiano molto competente e un progettista di grande esperienza’.
- Redazione
- 20 Agosto 2007
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