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Nell'alimentare si prevede un autunno- inverno duro ed intanto, conferma la Coop, calano le quantità acquistate dai consumatori

Di fronte all’aumento dei prezzi diminuisce la quantità dei generi alimentari consumati. Questo dato è la dimostrazione lampante di quanto basso sia, in media, il livello di reddito delle famiglie italiane.
Anche l’incremento degli hard discount (+400 in un anno) testimonia di una continua ricerca di risparmiare.
Quando iniziano a diminuire i consumi alimentari significa che si sta “raschiando il fondo”.
La diminuzione media rilevata dall’Ismea, sulla base delle rilevazioni effettuate nell’ambito dell’Osservatorio sui consumi domestici, realizzato in collaborazione con ACNielsen su un Panel di 9.000 famiglie italiane, nei primi cinque mesi del 2007, per gli acquisti di prodotti agro-alimentari è stata in termini di volumi  dello 0,9%.
Le famiglie italiane, nel periodo considerato, hanno ridotto in particolare gli acquisti nei comparti dei derivati dei cereali (-4% in quantità), delle bevande alcoliche (-6%) e degli oli e grassi (-2,4%).
In flessione, anche se in misura minore, gli acquisti domestici di latte e derivati (-1,6%), ortofrutticoli (-1,3%), zucchero, sale, caffé e thè.
L’unico andamento positivo si rileva per le bevande analcoliche (in particolare acqua minerale), con i consumi che su base annua sono cresciuti a un tasso dell’1,5%, mentre resta sostanzialmente invariato il dato sugli acquisti di prodotti ittici.
A consuntivo dei primi cinque mesi del 2007, la composizione della spesa delle famiglie italiane ha visto prevalere in misura netta: carne, salumi e uova, settore che con 4.621 milioni di euro, ha inciso per il 24% sul bilancio di spesa domestico nazionale. Latte e derivati e ortofrutta hanno rappresentato la seconda e terza voce in termini di rilevanza, avendo fatto registrare valori di spesa, rispettivamente, di 3.662 e 3.059 milioni di euro, pari al 19% e al 15,9% del totale.
Per i derivati dei cereali (pane e pasta) la spesa, di 2.948 milioni di euro, ha assorbito il 15,3% del totale, mentre tra gli altri settori da evidenziare la quota assorbita dalle bevande, che con 2.042 milioni di euro, ha inciso per l’10,6%, e gli ittici che, con 1.698 milioni di euro, hanno rappresentato l’8,8%.
La riduzione dei consumi alimentari potrebbe sembrare modesta, ma va considerato che è un valore medio risultante da chi aumenta i consumi e chi li diminuisce.
Il divario tra ricchi e poveri sembra cresca, mentre cresce sicuramente il senso di esclusione sociale di una parte sempre più consistente della popolazione.
Il 21% degli italiani ha questa sensazione ed il dato è il più alto fra quelli dei Paesi europei, più del doppio della media Ue a 25, pari al 9%. 
Sullo stesso tema Coop Italia, organizzazione non certo ostile al Governo nazionale, per il futuro vede più scuro di quanto vogliano ammettere le fonti ufficiali.
Nell’ultimo trimestre 2007 è previsto un rialzo del carovita del 2% sui prodotti alimentari , che si accentuerà nel corso del 2008 fino al 5,2%.
Se non ci saranno interventi in grado di correggere le famiglie italiane dovranno ulteriormente tirare la cinghia.
Da solo, l’impegno della organizzazione, fino alla fine dell’anno, per il blocco dei prezzi dei prodotti a marchio Coop, non potrà, anche se sarà del valore di 7 milioni di euro, sostenere i consumi.

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