Condividi su facebook
Condividi su twitter
Ds e Margherita l'hanno candidata ufficialmente in ticket con Boccali su indicazione dei vertici romani; persistono i malesseri; il sindaco di Marsciano sarà comunque candidato; il commento dell'ex presidente della Regione Mandarini

La massetana Maria Pia Bruscolotti della Margherita è la candidata ufficiale alla segreteria regionale del Partito Democratico dell’Umbria. Il suo nome, in ticket con quello del diessino Wladimiro Boccali (investito così come vice), ce l’ha fatta alla fine a passare e a vincere le ultime resistenze.
Il risultato, più che il frutto di una mediazione e di un accordo all’interno dei partiti a livello regionale, è stato imposto dai vertici nazionali per riequilibrare il quadro politico-geografico nel centro Italia e rispettare le “quote rosa”. Già si parla di una compensazione quando ci sarà da scegliere i segretari provinciali e, più avanti, da decidere sulle candidature di presidenti e sindaci (a dimostrazione che per una vera integrazione tra le due anime di strada da percorrere ce ne sarà parecchia).
A fianco alle candidature ufficiali se ne annunciano altre, anche se ad oggi non sono state ancora presentate (c’è tempo fino a mercoledì 12 settembre). Una data per certa è quella del sindaco di Marsciano Gianfranco Chiacchieroni; si parla poi di Serena Innamorati in quota Bindi.
I malesseri comunque non mancano. Il senatore margheritino Francesco Ferrante, unico eletto in Umbria, ha lasciato intendere che ci potrebbe essere una candidatura alternativa, ma Bocci lo ha decisamente smentito. Più ampio il dissenso che cova sotto le ceneri nei Ds umbri, costretti per l’ennesima volta a chinare il capo ai voleri romani.
Francesco Mandarini, ex presidente della Regione, sul “Corriere dell’Umbria” parla di feudalesimo della politica, “in dispregio di qualsiasi rispetto dell’autonomia regionale che, sposato il federalismo, dovrebbe essere assicurata nella formazioni di liste e organismi”.
Dopo aver ricordato alcune precedenti imposizioni (Adornato come deputato e la Prodi come assessore), Mandarini scrive che “l’Umbria è considerata da tempo un serbatoio di voti, governata da una classe dirigente il cui unico destino sembra essere quello di rapportarsi con l’oligarca romano di turno nella gestione del partito. Tutti occhettiani, poi dalemiani, poi veltroniani e poi dalemiani e poi ancora veltroniani. Comunque sempre con chi comanda. Un gioco dell’oca che è servito a garantire carriere politiche infinite, ma che ha annichilito qualsiasi autonomia dei gruppi dirigenti locali. D’altra parte la feudalizzazione della politica comporta un principe, dei feudatari e dei vassalli”.

condividi su:

Condividi su facebook
Condividi su twitter