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Uno studio del Consiglio Nazionale delle Ricerche evidenzia i cambiamenti nelle precipitazioni nel centro Italia

Aumenta il rischio grandine in Umbria o meglio sta tornando ai livelli di qualche lustro fa. Questo fenomeno è connesso a quello per cui in Italia il riscaldamento dell’aria aumenta ad un ritmo maggiore di quello registrato in media nel Pianeta.
Questo è uno dei principali dati emersi nel corso della presentazione del Cnr di un volume che raccoglie le ricerche più recenti e in corso svolte dall’ente sul tema dei cambiamenti climatici.
Il lavoro di raccolta ha coinvolto 24 istituti e circa 500 ricercatori ed è disponibile anche on-line.
Valutando gli ultimi 50-60 anni, l’ ammontare delle piogge risulta fortemente ridotto. Nell’Italia meridionale piove il 12-13 per cento in meno, in quella settentrionale la diminuzione è compresa tra 8 e 9 per cento.
Si riducono le precipitazioni leggere (meno di 20 mm al giorno) e aumentano quelle intense (maggiori di 70 mm/g). Con minore risorse di acqua e maggiore rischio di frane e alluvioni.
Sempre sul fronte delle precipitazioni, secondo le prime analisi nell’area del Centro Italia, dai trend passati risulta un aumento significativo nella frequenza di eventi di grandine e scenari futuri mostrano che la probabilità annuale di eventi di grandine sembrano in crescita, specie in primavera.
Significativa è, la considerazione però, che questi fatti non presentano variazioni significative se viste negli ultimi 150 anni, come se il mondo stesse tornando indietro nel tempo.
Peraltro le ondate di calore sono decisamente in crescita: il numero dei giorni ‘caldi’ registrati nei mesi estivi, da giugno a settembre, è passato dal 10% del decennio 1960-1970 al 40% del decennio 1990-2000 ed il trend è andato ancora aumentando negli anni del nuovo secolo.

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