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Sulla dibattuta questione della gestione del servizio rifiuti, ci sono una serie di domande alle quali ogni Comune dell'Umbria, a partire da Todi, si deve dare delle risposte

Rifiuti… ogni cosa al suo posto. Con questo slogan la Regiona Umbria ha realizzato una campagna di sensibilizzazione alcuni anni fa. Con lo stesso spirito mi permetto di cercare di dire la mia su quanto si vocifera in questi giorni a Todi in merito all’uscita dall’ATO.
Penso (in modo fondato) che l’uscita dall’ATO sia legalmente non percorribile
in quanto come fatto notare dal consigliere Caprini nell’ultimo Consiglio comunale comporterebbe il commissariamento, in tema di ambiente, del Comune. Cosa si potrebbe fare?
Innanzitutto capire. Quanto ci costa il servizio e quanto ci costerà in futuro. A fronte di cosa gli eventuali aumenti. Quale sistema di raccolta è in vigore oggi e quale sarà in futuro. Quali risultati di raccolta differenziata abbiamo oggi (reali e non manipolati). Come raggiungere gli obiettivi di legge del 45%. A chi vanno oggi i contributi CONAI. A chi andranno domani. Cosa comporterà il passaggio da tassa a tariffa, come impostarlo, programmarlo e informare i cittadini.

A fronte, anche, di alcune dichiarazioni del centrosinistra provo a fornire alcuni elementi cercando di non essere troppo tecnico con la speranza possano essere utili alla discussione. Si suggerisce di passare ad un sistema “porta a porta”, di incrementare la raccolta differenziata ecc.  Andiamo con ordine.
Non esiste un sistema di raccolta perfetto. Quindi parlare di “porta a porta” al di fuori di qualsiasi contesto o solo perché al nord funziona non ha senso. Esempio: c’è molta differenza di conformazione geografica tra Marsciano e Todi che porta a suggerire che un sistema utilizzato a Marsciano possa non essere valido a Todi. Pensate che in un Comune in Sicilia utilizzano i muli per transitare nei vicoli non raggiungibili con altri mezzi……
Qualsiasi sistema di raccolta, scelto dopo accurata analisi tecnica, gestionale ed economica, ha bisogno di una degna campagna di comunicazione continua nel tempo. Si legga bene “campagna di comunicazione” non reclame! E, per farla bene occorrono fondi. Negli anni passati mi è stato riferito da Gesenu che il Comune di Todi aveva a disposizione 5.000 euro/anno! Sapete quanto sta investendo la Provincia di Roma? Euro 3,5 ad abitante (per Todi corrisponderebbero a circa 70.000 euro).
Dobbiamo utilizzare i migliori insegnanti sulla piazza in tema di rifiuti: i ragazzi delle scuole elementari!
Ovviamente potrei descrivere come, ma rischio di dilungarmi.
Dobbiamo intervenire “pesantemente” sulle attività commerciali spiegando loro come si fa la raccolta differenziata. Certo non lasciando i cartoni vuoti accanto ai cassonetti.
Dobbiamo attivare quello che gli esperti chiamano “circuito virtuoso” attraverso buone pratiche di comportamento a partire dalla riduzione dei rifiuti! Prima di smaltire poniamoci il problema da farne di meno.
Dobbiamo incentivare l’utilizzo dell’isola ecologica. Con interventi giusti si ottengono risultati eccellenti con incrementi di raccolta differenziata dal 5 all’11% (Avellino!).
Dobbiamo utilizzare noi “Comune” i contributi CONAI (euro con cui vengono pagati i materiali riciclabili) al fine di abbattere i costi di gestione. Forse può essere utile capire di cosa stiamo parlando in soldoni.
Il CONAI paga ai Comuni convenzionati (i prezzi variano secondo la qualità del materiale): Acciaio da € 33,00 a € 72,00 a tonnellata – Alluminio da € 150,00 a € 368,00 a tonnellata – Carta intorno agli € 80,00 a tonnellata – Plastica da € 170,50 a € 242,00 per indicare i principali settori. Sono soldi!
Mi chiedo. Il mio cassonetto della plastica è sempre pieno di tutto, come è possibile che ciò che noi ricicliamo raggiunga il recupero in quelle condizioni? Non è che forse per comodità va tutto in discarica?
Il Comune ha il dovere di controllare dove vanno a finire i rifiuti perché è il Comune che chiede l’impegno ai cittadini, è il Comune che raggiunge o no gli obiettivi di raccolta differenziata e non le società di raccolta.

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