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La commemorazione dell'evento tellurico, che avrà luogo al confine tra Umbria e Marche alla presenza del presidente della Repubblica, prevede molte iniziative, ma non mancano "contestazioni"

Sarà il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a presiedere alla cerimonia di commemorazione ufficiale a distanza di dieci anni dal terremoto che nel 1997 mise in ginocchio parte dell’Umbria e delle Marche.
Furono due le violente scosse che, alle ore 2,33 e alle 11,42 del 26 settembre 1997, colpirono l’Umbria. A queste ne seguirono altre 4.000 di minore entità, fino all’aprile del 1998.
La manifestazione si terrà il 26 settembre prossimo a Colfiorito di Foligno, ma sono già “in pista” sia numerose manifestazioni collaterali sia le immancabili, per l’Italia, polemiche.
Tra gli altri appuntamenti in programma quello di venerdì 21 settembre (palazzo Trinci, sala conferenze, ore 18) per la presentazione del libro “Foligno 1997-2007  Dieci anni dal sisma” realizzato da Comune di Foligno e dal Centro Studi “Città di Foligno” con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Foligno.
Per il 22 settembre numerose sono le iniziative promosse dalle Circoscrizioni, dalle parrocchie e dalle associazioni di volontariato nelle frazioni di Annifo, Capodacqua, Casenove, Colfiorito, Ponte Santa Lucia, Popola, Sportella Marini, Sterpete, Verchiano e Vescia per incontrare e ringraziare i volontari. In serata a Foligno è programmato il raduno del volontariato e la consegna degli attestati di ringraziamento
Dal 23 settembre al 14 ottobre, inoltre, i palazzi storici di Foligno, restaurati con i fondi della ricostruzione, riapriranno le loro porte mentre il 26 settembre verrà inaugurata a palazzo Trinci la mostra itinerante ‘I terremoti d’Italia’, curata dal dipartimento nazionale della protezione civile e del servizio sismico nazionale. Il programma propone, tra l’altro, convegni, uno spettacolo teatrale e l’inaugurazione dell’aula meteorologia al laboratorio di scienze sperimentali.
Sul versante delle polemiche, gli uffici regionali hanno respinto le insinuazioni sull’operato di Napolitano.
“Appare davvero ingeneroso addebitare all’attuale Capo dello Stato la responsabilità della individuazione dei territori disastrati a seguito della crisi sismica, come riportato dalla stampa”.
Gli uffici regionali competenti hanno ricordato, a questo proposito, qual è stato il percorso normativo seguito. “Per la vastità dell’area colpita dalla crisi sismica tutto il territorio di Marche ed Umbria fu dichiarato danneggiato, con l’ordinanza 2694 del 13 ottobre 1997. La medesima ordinanza, sulla base dei dati oggettivi allora disponibili, individuò i primi Comuni disastrati e stabilì che, entro 30 giorni, su parere del Comitato tecnico scientifico, i Presidenti delle due Regioni, in qualità di Commissari straordinari, segnalassero le aree o le frazioni disastrate nei territori limitrofi e contigui, in modo tale che, con successiva ordinanza, fossero aggiustati gli ambiti territoriali che avevano subito danni gravissimi dal terremoto”. Una valutazione “fatta sulla base di dati oggettivi – si sottolinea dagli uffici regionali – che venivano chiarendosi in seguito alle denunce di danni subiti presentate dai privati e dagli enti locali ed accertati dai tecnici, certificati delle ordinanze di sgombero emanate e, quindi, anche sulla base della popolazione che aveva dovuto lasciare la propria abitazione. Tale scelta fu assunta nel rispetto del diritto di eguaglianza ed equità per tutti i cittadini e enti pubblici e privati che avevano subito danni diretti dal sisma su immobili di loro proprietà”.
“L’essere o meno inseriti in tale casistica – proseguono – ha determinato solo differenze in ordine ai benefici fiscali e tributari, riconosciuti solo ai soggetti residenti nell’ambito dei territori definiti ‘disastrati’. Non è assolutamente vero che tale scelta abbia determinato una riduzione delle risorse a svantaggio di un qualsiasi territorio, in quanto tutti gli interventi di ricostruzione post-sismica risultano coperti da finanziamento, in eguale misura e, soprattutto, con regole uguali per tutti”.
Regole uguali che valgono “anche riguardo al ricorso da parte dei cittadini a mutui bancari per gli interventi di ricostruzione della propria abitazione”.
Spiegano gli uffici regionali: “Ci sono interventi che sono ammissibili a contributo ed altri che non lo sono e quindi, quando e laddove i soggetti che hanno dovuto ricostruire, per loro legittima scelta, hanno colto l’occasione per effettuare interventi non ammissibili a contributo, tesi comunque a migliorare la qualità delle proprie abitazioni, ne hanno dovuto sostenere le spese. Riguardo al Comune di Nocera Umbra, per il quale come detto sono valse e valgono le stesse regole che per tutti gli altri Comuni danneggiati, si è sempre evidenziato – si rileva – come si dovessero riscontrare in quel territorio maggiori rallentamenti e difficoltà nell’opera di ricostruzione. Hanno influito le caratteristiche dei danneggiamenti subiti, un centro storico duramente colpito, totalmente evacuato, e reso inagibile dal sisma così da rallentare considerevolmente anche le attività di rilievo e progettazione degli interventi.
Ma a questo si è aggiunta una scarsa incisività dell’azione del Comune, questioni queste che furono rilevate anche dalla Corte dei Conti nell’indagine conoscitiva effettuata a fine 2004, nella quale a più riprese la peculiarità della ricostruzione in questo comune veniva richiamata quale un caso particolare”.
“Sono infine assolutamente prive di fondamento – concludono gli uffici regionali competenti – le affermazioni relative all’utilizzo di risorse destinate alla ricostruzione per l’organizzazione delle iniziative in occasione del decimo anniversario del sisma. La Regione Umbria sta utilizzando il proprio bilancio regionale per l’impiego delle modeste somme in questione”.

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