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Rifondazione comunista contesta i presunti effetti benefici di una maggiore presenza dei privati nella gestione dell'acqua

Rifondazione va all’attacco dell’ATO 1 per la gestione idrica e schiera tutte le forze in campo.
Il Consiglio d’Amministrazione dell’ATO n. 1, ha recentemente votato (con il solo voto contrario del sindaco di Gubbio Orfeo Goracci) per l’ampliamento della quota privata all’interno della società “Umbra Acque S.p.A.  (al 76% pubblica).
Il presidente dell’ATO ha subito dopo cercato di tranquillizzare i critici sostenendo che cedendo ai privati ulteriori quote di azioni, Umbria Acque ricaverebbe capitali da investire per migliorare le sue prestazioni e che l’operazione non può essere considerata una privatizzazione in quanto la maggioranza azionaria della società resterà comunque saldamente nelle mani pubbliche.
Di fronte a queste dichiarazioni il capogruppo regionale di Rifondazione comunista, Stefano Vinti, manifesta scetticismo e la butta sull’ironico.
“La migliore gestione di un’azienda pubblica è quella che si chiude a fine anno con un risultato il più prossimo possibile al pareggio. Pareggio perché non ci siano aggravi per la collettività, ma neppure utili ottenuti attraverso aumenti delle tariffe che graverebbero sugli utenti, per cui al presidente Perari chiediamo se conosce un qualsiasi imprenditore privato disposto ad investire i suoi soldi senza ricavare da ciò un più che lauto guadagno. E’ del tutto evidente che, quindi, anche mantenendone ‘salda’ la maggioranza pubblica, per forza di cose un’azienda gestrice di servizi che si apra ai privati dovrà tenere conto della necessità di garantire loro una cospicua remunerazione del capitale che vi avranno investito. E questo utile verrà pagato dall’utente del servizio al quale verranno addebitate tariffe più care”.
Vinti non manca di rimarcare come, pur in presenza di società miste pubblico-privato, con un +24% di incremento medio delle tariffe idriche solo nel 2006, l’Umbria guida con largo margine la graduatoria nazionale dei rincari.
Sulla stessa lunghezza d’onda i Consiglieri Provinciali del PRC-SE
Luca Baldelli, Guido De Prisco e Fausto Cocciari i quali hanno sottolineato che il Governo sta predisponendo una legge delega per la ripubblicizzazione del servizio idrico, ferma restando la sua gestione integrata e razionale e che nel Paese più di 400.000 cittadini hanno firmato la legge di iniziativa popolare che chiede il ritorno ad una gestione interamente pubblica del bene comune acqua.
“Alla luce dell’esperienza maturata in tutta Italia – è sostenuto in una nota – un aumento dell’incidenza del privato nella gestione del servizio idrico integrato significa aggravio di tariffe, riduzione di servizi e penalizzazione dei ceti più deboli, nonché intromissione ulteriore delle multinazionali nella vita economica della nazione”.

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