Condividi su facebook
Condividi su twitter
Approvato, senza voti contrari, un provvedimento che opera su due versanti: contributi alle famiglie e qualificazione professionale delle badanti

La minaccia dello sciopero delle “pantere grigie” avanzata dalle organizzazioni sindacali sembra abbia avuto un ruolo nell’approvazione, senza voti contrari (astenuta la CdL), da parte della Regione Umbria, della legge sulle “badanti”.
Il Consiglio regionale, con 15 voti a favore espressi dalla maggioranza e 10 astensioni della Casa delle libertà, ha approvato gli otto articoli del disegno di legge di iniziativa consiliare presentato dal gruppo dei Ds, che stanzia, solo per il 2007, 600 mila euro da utilizzare, in parti uguali per la formazione professionale e per erogare contributi individuali alle famiglie che fanno assistenza, sulla base di criteri legati al reddito e all’utilizzo di personale professionalmente preparato.
L’astensione della Cdl è stata in parte determinata dall’accoglimento di due emendamenti che anticipano al primo anno di vita della legge una verifica sui risultati conseguiti e sull’esito dei corsi di formazione.
Per il resto, per l’opposizione, il provvedimento è “positivo, ma a tratti burocratico e comunque da integrare“.
I dati, raccolti dai Servizi legislazione, commissioni e studi di Palazzo Cesaroni dicono che: il 32,2% delle donne extracomunitarie presenti in Umbria esercita l’attività di collaborazione domestica; mentre il 47% sceglie di fare la badante. Fra le motivazioni che spingono a fare questa scelta figurano: la mancanza di alternative di lavoro nel proprio paese di origine; perché è questo il primo impiego trovato (35%); perché così facendo la badante risolve il problema della abitazione (20%).
Sul piano della formazione, lo stesso studio afferma che il 53% delle badanti prese in esame ha un diploma di scuola media superiore e il 13 un titolo di laurea.
La legge è stata illustrata in apertura di seduta da due relazioni distinte. Gianluca Rossi, relatore di maggioranza, ha detto: “In una regione come l’Umbria che conta una popolazione di anziani pari al 23,2%con un 7,4% di non autosufficienti, il disegno di legge, “Interventi per il sostegno e la qualificazione dell’attività di assistenza familiare domiciliare”, ha ricevuto l’apprezzamento della società regionale per il tema affrontato. Si tratta di un’area di fragilità che per le sue dimensioni rilevanti assume in Umbria connotazioni particolari. Il testo (…) punta alla qualificazione professionale di questi operatori … ad inserire meglio la figura della badante nel contesto familiare e culturale umbro; ad eliminare tutto il lavoro sommerso e rilevante di questo settore; ma anche a confermare la validità della assistenza familiare domiciliare.
È una legge coerente con la programmazione regionale del settore in particolare con quella sui servizi socio-educativi per la prima infanzia, sul prestito sociale e sul fondo per la non autosufficienza.”
I requisiti richiesti per usufruire dei benefici da parte delle famiglie degli invalidi terranno conto di una serie di fattori, in primo luogo la situazione economica del nucleo familiare, valutata secondo il Metodo Isee e debitamente certificata.
Per Enrico Melasecche, relatore di minoranza,”la proposta licenziata ci pare ancora troppo sbilanciata a favore, esclusivamente, degli anziani non autosufficienti, non mirata ai problemi della famiglia in cui la badante opera e che si trova, necessariamente, a dover fronteggiare le numerose esigenze di tutti i componenti del nucleo, spesso caratterizzato da situazioni sociali difficili.
Nel dibattito è intervenuta Ada Girolamini (SDI) che ha messo in evidenza la necessità di “controlli da parte di Comuni e servizi sociali per verificare le condizioni delle persone anziane e sole”.
Aldo Tracchegiani (LA DESTRA) soddisfatto per l’accoglimento di 4 emendamenti, “Il costo per una persona non autosufficiente è di circa 18 mila euro all’anno, coperti per il 40% dall’Inps, per il resto dalle famiglie, con un contributo minimo da parte del no profit.
È necessario che le Asl attivino servizi di assistenza domiciliare (infermieristica e fisioterapica) e che a livello nazionale vengano finalmente definiti i livelli minimi di assistenza sociale.”
“Ci sono 16 mila anziani non autosufficienti in Umbria ed è necessario istituire il fondo regionale a loro destinato” questo il richiamo di Stefano Vinti capogruppo di Rifondazione Comunista.

condividi su:

Condividi su facebook
Condividi su twitter