Condividi su facebook
Condividi su twitter
La frazione Cantalupo di Bevagna è tra i maggiori produttori italiani del mollusco la cui richiesta è altissima

Piano, piano, come si confà alla loro natura, le lumache di Cantalupo di Bevagna sono arrivate a Cuneo.
Ai tempi di Totò questa cittadina era sinonimo di “estero”. Non è così, ma il fatto che la “sagra della lumaca di Cantalupo” abbia fatto tanta strada è anche testimonianza di un successo quasi sconosciuto di una iniziativa economica che nasce dalla cultura umbra e che potrebbe essere ampliato e replicato stante la grande richiesta di mercato.
A Cherasco, piccola cittadina in provincia di Cuneo, verranno dedicate tre giornate all’elicicoltura, con un ampio spazio alla gastronomia: al secondo festival della lumaca in cucina verranno serviti 2.000 pasti al giorno con ricette tipiche delle quattro città italiane dove si concentra il maggior numero di allevamenti: Cherasco, Segno (Savona), Gesico (Cagliari) e Cantalupo di Bevagna.
L’Italia continua ad essere al primo posto per il numero e l’estensione degli allevamenti: 7.000 impianti in 6.500 ettari totali, ma negli ultimi anni c’è stato un autentico boom nel Paesi dell’est europeo, in particolare Romania, Bulgaria ed ex Jugoslavia che sfruttano condizioni ideali per la disponibilità di terreno, il costo del lavoro e gli aiuti finanziari dell’Unione Europea.
La produzione italiana negli allevamenti ha raggiunto le 12 mila tonnellate, ma il consumo interno è pari al triplo e dunque i due terzi di lumache devono essere importanti, dall’est europeo e dal nord dell’Africa.
Ammonta a 120 milioni di euro all’anno il fatturato della filiera degli allevamenti di lumache in Italia. Ma il consumo cresce a un ritmo maggiore della produzione e il comparto, per soddisfare la domanda, è costretto a importare 25 mila tonnellate di molluschi dall’estero.

condividi su:

Condividi su facebook
Condividi su twitter