Il dibattito sulla futura gestione del servizio rifiuti, che interessa tutta l’Umbria ma che nel comprensorio è particolarmente sentito per la posizione assunta da Deruta e per il confronto in atto a Todi, è più aperto che mai.
Dopo aver dato notizia della recente riunione dell’ATO, abbiamo chiesto all’assessore all’ambiente del Comune di Marsciano Alfio Todini, da tempo uno degli amministratori più impegnati ed informati in materia, di fornire un quadro quanto più esaustivo possibile dello stato dell’arte.
Il suo contributo, ricco di spunti di riflessione (che ci auguriamo solleciterà anche altri amministratori a prendere posizione pubblicamente), si chiude indicando un rischio e suggerendo una soluzione.
“La costituzione dell’ATO per il servizio rifiuti e la discussione per affidare il servizio, tramite gara, ad un unico gestore, risponde a quanto previsto dalla normativa in materia che, dopo aver fissato al 31/12/06 il termine ultimo per l’espletamento delle gare, ha prorogato tale termine di un anno (31/12/07).
Sin dall’inizio di questo percorso, all’interno del nostro ATO (Perugia-Trasimeno-Media Valle del Tevere), si è seguita una impostazione volta ad affermare alcuni importanti principi.
1) L’ATO non avrebbe dovuto rappresentare un appesantimento né in termini di nuove strutture burocratiche da costruire né, pertanto, in termini di costi. Per questa ragione esso è costituito dalla Conferenza dei Sindaci (o loro delegati) e non assume personalità giuridica e pertanto non prevede la costituzione di uffici propri o Consigli di Amministrazione (a differenza di quanto avvenuto per quello del servizio idrico).
Infatti i Comuni versano una piccola quota annuale per contribuire alle spese di funzionamento del cosiddetto Ufficio Funzionale che è rappresentato dal Servizio già operante presso il Comune di Perugia (la quota di Marsciano, per fare un esempio, ammonta a circa 3.000 euro annui, analoga a quella dovuta dal Comune di Todi). Con tali somme sono stati finanziati tutti gli studi preliminari compreso il Piano di Ambito.
2) L’impostazione politica adottata ha seguito sin dal principio un doppio binario. Da un lato operando per dare vita ad una fase di progressiva cooperazione tra i comuni, volta al superamento di frammentazioni esistenti ed al raggiungimento di obiettivi unitari in termini di qualità del servizio, in particolare sul terreno della raccolta differenziata, tema sul quale tornerò più avanti.
L’altro caposaldo politico-programmatico su cui si è lavorato ha mirato a garantire a tutti i comuni coinvolti il necessario tasso di modularità, flessibilità e autonomia nella determinazione dei servizi più coerenti con le caratteristiche di ogni singolo territorio. Ciò anche per evitare di imporre modelli forzosamente uguali per tutti che poi avrebbero avuto anche ricadute sui costi che, date le differenze di partenza, avrebbero messo in difficoltà molte Amministrazioni. Tanto è vero questo che nel nostro ATO non è prevista l’applicazione di nessuna tassa (o tariffa) unica, proprio perché ciò rimane in capo ai singoli comuni.
Certamente tale impostazione dovrà ora trovare esplicita conferma tanto nel Piano di Ambito, quanto nel capitolato di Gara, in modo che siano anche fugate tutte le legittime preoccupazioni in tema di costi futuri del servizio. Entrambi questi fondamentali atti sono in fase di elaborazione e saranno sottoposti alla verifica ed al contributo di tutte le Amministrazioni coinvolte che potranno prima della gara, determinare quello che potremmo definire un “abito tagliato sulle proprie misure” e gestire poi direttamente con l’affidatario della gestione gli eventuali aggiustamenti e ampliamenti del servizio, compresi i cosiddetti “servizi aggiuntivi”, per i quali avremo a quel punto i costi unitari definiti. Il tutto con la gradualità che ogni Amministrazione riterrà di dover adottare.
C’è una sola questione che al momento è regolata in modo chiaro tanto da normative nazionali, quanto da quelle regionali vigenti (l’attuale Piano Regionale per i Rifiuti) e siamo certi lo sarà anche da quelle in divenire come il nuovo Piano Regionale dei Rifiuti. Tale questione è la Raccolta Differenziata, per la quale vengono fissati obiettivi da raggiungere che sfuggono alla potestà decisionale autonoma dei Comuni. Il primo di questi obiettivi è il raggiungimento del 45% di rifiuti differenziati e riciclabili entro il 2008. A queste previsioni il Piano di Ambito si dovrà necessariamente e opportunamente attenere.
Qui certo si pone un problema per quei comuni che sono più lontani da questo risultato. Anche perché, come annunciato più volte dalla Regione, non ci saranno più sconti per quelle Amministrazioni che non si metteranno in linea con tali obiettivi. Ciò significa che verranno applicate sanzioni che potrebbero sfociare in una ecotassa che sarà tanto più gravosa quanto più lontano sarà lo scarto tra gli obiettivi fissati e le percentuali di raccolta differenziata effettivamente raggiunte.
In parole povere occorrerà scegliere se investire nel potenziamento dei servizi di raccolta differenziata (adottando nella sostanza un modello diffuso di raccolta domiciliare) oppure esporsi al rischio di pagare le sanzioni per il mancato raggiungimento degli obiettivi.
A questo proposito occorre anche mettere in evidenza come non tutti i comuni in Umbria hanno utilizzato in modo adeguato le risorse messe a disposizione dalla Regione, destinate proprio al potenziamento della raccolta differenziata. Ed è fortemente auspicabile che la stessa Regione metta concretamente in atto il proposito di sostenere i virtuosi e sanzionare chi virtuoso non è.
Anche perché, parlando del caso di Marsciano, se è vero che abbiamo ricevuto notevoli finanziamenti per attuare i progetti di Raccolta Differenziata, è altrettanto vero che abbiamo dovuto metterci molto del nostro in termini di risorse economiche dirette, di riorganizzazione complessiva di un servizio che oggi sta evolvendo verso il superamento del modello tradizionale (cassonetti stradali e indifferenziato).
Il tutto con notevoli investimenti in formazione e informazione rivolta ad operatori e cittadinanza (comprese decine e decine di incontri pubblici nei paesi, nei quartieri, nei condomini e nelle scuole) e in risorse umane e progettuali. Ed è in questo modo che oggi possiamo vantare un risultato in termini di raccolta differenziata che ci colloca al 42% e che, grazie al nuovo “Progetto Poker”, potrà ragionevolmente consentirci un ulteriore salto di quantità e qualità. E ci auguriamo il superamento degli obiettivi fissati per legge.
E’ certamente vero che la materia dei servizi pubblici locali è stata oggetto in questi anni di molte novità legislative e non tutte coerenti. Ma dall’ultima riunione dell’ATO, alla presenza del Professor Caia, un esperto del settore tra i più affermati a livello nazionale, è venuta fuori la conferma della coerenza dell’impostazione sin qui tenuta tanto con la normativa nazionale che con quella regionale (la riforma endoregionale e l’istituzione dei cosiddetti ATI che dovrebbero gestire in forma coordinata ed associata una pluralità di servizi dai rifiuti a quello idrico, dai servizi sociali a quelli turistici).
Tra l’altro l’emendamento alla finanziaria a cui fa riferimento l’articolo di TamTam del 13 novembre, pur indicando le provincie come Ambiti Ottimali a cui dare “valutazione prioritaria”, riconosce alle Regioni la potestà di “attribuzione delle medesime funzioni ad una delle forme associative tra comuni di cui agli artt.30 e seguenti del testo unico di cui al decreto Lgs 18/08/2000 n. 267, composte da sindaci o loro delegati che vi partecipano senza percepire alcun compenso”. Non dimentichiamo che, appunto, la Regione dell’Umbria ha già normato in materia, istituendo i già citati ATI che si configurano proprio secondo la fattispecie sopra menzionata: conferenze dei sindaci o loro delegati.
Credo che considerato tutto, proprio l’estrema fluidità della materia consigli di procedere allo svolgimento della gara in tempi rapidi. Ciò per il fatto che facendolo ora possiamo salvaguardare la possibilità per tutti i comuni di poter avere oggi una parte attiva nella costruzione dell’architrave giuridico-regolamentare su cui la gara andrà incardinata e mantenere, domani, la facoltà di essere, seppur in forma associata, comunque i soggetti titolari del servizio sul proprio territorio.
Ciò significa approvare entro la fine dell’anno il Piano di Ambito e il Bando di Gara. Compiuti questi atti potremo metterci tutti al riparo sia dal rischio che comporta il non rispetto dei termini fissati (prorogati come si diceva al 31/12/07) sia da quello che arrivino nuove norme tendenti a limitare fortemente il ruolo e l’autonomia delle Amministrazioni Locali. Ruolo e autonomia che sono elementi decisivi anche su questo tema, visto l’intreccio profondo tra gestione dei rifiuti e qualità della vita delle nostre comunità.
Quanto ai Comuni che hanno deliberato la propria uscita dall’ATO (Assisi e Deruta), aldilà delle motivazioni addotte, io spero che si possa trovare una soluzione che eviti il ricorso alle “carte bollate”. Se ci si concentra davvero sul merito dei problemi, come abbiamo fatto in lunghi mesi di confronto, e come sta facendo anche la nuova Amministrazione di Todi, si potranno superare tutte le legittime preoccupazioni, in particolare quelle espresse da chi è entrato in carica nella fase conclusiva di questo percorso. Allo stato attuale, tutti gli esperti, Regione compresa, confermano che quegli atti sono illegittimi e destinati a decadere.
Credo sia nell’interesse di tutti lavorare per dare risposta alle problematiche aperte, a patto, appunto, che tutti stiano al tema vero e all’essenza della questione. Che non è più il “se” portare a termine questo percorso. Ma il “come” farlo nell’interesse generale delle nostre comunità.









