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Una rilevazione estesa a quaranta atenei mette in luce una situazione preoccupante: disoccupazione, precariato e bassi stipendi

A dimostrazione di quanto sia dura la vita, nel campo del lavoro, dei neolaureati italiani basta un dato: ad un anno dal conseguimento del titolo, meno della metà dei giovani laureati del nostro Paese trova un’occupazione e gli stipendi sono comunque da fame e scendono.
I dati sono del IX Rapporto sulla condizione occupazionale dei laureati a cura del consorzio interuniversitario AlmaLaurea, una rilevazione estesa a 40 atenei, che ha coinvolto quasi 90 mila laureati, a livelli diversi.
Secondo il Rapporto, il guadagno mensile netto di un giovane laureato di primo livello, se ha un lavoro a un anno dalla laurea, nel 2005 era in media 969 euro. Nel 2004 erano 1.042 euro. Il calo è del 7% in un anno.
È in diminuzione anche il numero degli occupati sull’insieme dei laureati di primo livello, sempre a un anno dal conseguimento del titolo: la quota è scesa di dieci punti, dal 54,3% del 2004 al 44,9% del 2005, tenendo conto sia di chi lavora e non studia più (27,4%) sia di chi lavora però iscritto alla laurea specialistica (17,5%), e mettendo insieme posti stabili e occupazioni precarie.
Ci sono naturalmente differenze secondo il tipo di laurea: i giovani che seguono discipline sanitarie ad un anno dal titolo trovano lavoro per il 96,9%, quelli che si dedicano all’insegnamento arrivano al 61,6%, quelli che puntano su educazione fisica al 62,6%.
E non rappresentano più dei passepartout i diplomi ingegneristici (34,5 %), giuridici (27,5%) e geo-biologici (26,4%). Perchè in questi campi è alta la frequentazione delle specializzazioni, che mette comunque a nudo la debolezza delle lauree brevi: o diventi ingegnere e giurista o non trovi un lavoro soddisfacente.
Ma se si considera soltanto il lavoro stabile, la situazione è pessima: i contratti a tempo indeterminato sono sceso in un anno di otto punti, da 40 al 32%.

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