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Un compleanno storico a sugellare un'esistenza costellata da sacrifici e sofferenze ma vissuta con grande rigore e dignità
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Cento anni il 19 novembre per Maria Ceccarini, classe 1907, ed una tenacia che traspare ancora oggi nascosta da una voce che nel tempo è divenuta flebile. La incontriamo presso la Casa di Accoglienza Maria Immacolata di Marsciano, dove risiede da circa un anno e dove fervono i preparativi per la festa che si farà in suo onore oggi, domenica 18 novembre.
“La mia – esordisce non appena ci sediamo vicino alla sua poltrona – è stata una vita non facile, con tanti momenti di sofferenza”. Gli occhi lucidi a mostrare come il sopravvivere ai propri quattro figli e ad una delle nipoti possa segnare l’esistenza facendo provare quasi un senso di colpa.

Cresciuta in una numerosa famiglia contadina marscianese, Maria ha perso negli anni anche i suoi quattro fratelli e le due sorelle. “Avevo solo dieci anni – racconta – quando mio fratello Marsilio morì in guerra”. Era il primo conflitto mondiale, quello che Maria ricorda con più angoscia mentre dice che il secondo non l’ha vissuto come una tragedia, ma solo con un po’ di quella paura che a volte prendeva il sopravvento quando si udivano gli aerei.
“Due miei fratelli, il secondo ed il quarto, erano in trincea insieme – dice Maria con le lacrime agli occhi. Il più grande raccomandava al più piccolo di stare accucciato, di non alzarsi perché i proiettili sfioravano gli elmetti. Ma lui non lo ascoltò e fu così che venne ferito di striscio alla testa”. Il colpo rappresentò anche l’occasione per tornare a casa, con un certificato di convalescenza di un anno. “Ricordo – continua la centenaria marscianese – che la mattina festeggiammo il suo ritorno a casa e la sera convocarono mio padre in Comune per comunicare la morte dell’altro mio fratello Marsilio”.

Torna un po’ di serenità sul viso di Maria quando racconta dell’incontro con suo marito, Pasquale Todini, venuto a mancare nel lontano 1976. “Era un bel giovanotto – dice orgogliosa – e io lo volli sposare nel ‘29 senza ascoltare nessuno dei miei familiari. Abitava vicino Ripabianca ma capitava al Cerro a trovare i suoi parenti. Così ci siamo incontrati”.
Pasquale aveva un buon lavoro: alla miniera di Collazzone fino alla sua chiusura e alla fornace Briziarelli negli anni successivi. “Ci sposammo nella chiesa di San Giovanni – ricorda Maria – con poche persone ed un pranzo rimediato, ma eravamo davvero contenti”. Dopo due anni nacque la prima figlia, unica femmina della famiglia, e a seguire tre maschi nel ’32, nel ’38 e nel ’40.
“Quando partorii l’ultimo figlio – dice quasi sorridendo Maria – alla levatrice che mi assisteva, stremata dal parto e dalle fatiche, chiesi di non legargli l’ombelico perché non lo volevo. Per fortuna non mi ascoltò e il giorno dopo si presentò a visitarmi, prese in braccio mio figlio e mi disse se mi ero resa conto di quanto era bello”.
Ma Maria lo sapeva e sapeva quanto avrebbe amato tutti i suoi figli che andandosene, uno dopo l’altro, hanno portato via anche i ricordi più belli. Bisnonna di sei nipoti e trisavola di una piccola nipotina nata quattro mesi fa, Maria oggi parla delle sue fatiche fisiche come se le mani le facessero ancora male.

Con il marito che lavorava a giornata toccava a lei occuparsi dei lavori di campagna e di quelli in casa. “Eravamo a casengola – dice Maria per far capire che il terreno non era loro ma preso in affitto da un altro contadino – e io facevo un po’ tutto, anche se il lavoro più pesante era quello di strisciare le foglie degli olmi, che poi venivano date al bestiame”.
Stiamo per andarcene, quando Maria ricorda un altro episodio poco felice. “Durante la seconda guerra mondiale, uno dei miei fratelli non tornò alle armi e si diede alla macchia. I fascisti del posto lo vennero a cercare e lo salvò un contadino facendolo nascondere dentro il forno di casa. Lui ci raccontò di aver avuto una gran paura di morire, restò fermo in silenzio mentre la cenere calda del pane fatto la mattina lo scottò”.
Lasciamo Maria chiedendole ancora un ricordo sui cento Natali trascorsi. Con tanta malinconia ci dice di aver fatto felici i suoi figli solo con una torta, i maccheroni dolci e le corone di mandarini e fichi secchi.

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