La strategia difensiva di Amanda Knox si precisa.
I legali dell’americana, nella memoria in vista dell’udienza del “riesame”, hanno sollevato questioni giuridiche relative all’utilizzabilità del verbale dell’interrogatorio nel quale la studentessa ha sostenuto di essere stata nella casa di via della Pergola mentre Meredith veniva uccisa (in precedenza aveva invece sostenuto di non essersi trovata in casa al momento del delitto).
In particolare aveva accusato Patrick Lumumba Diya (nel frattempo rimesso in libertà per mancanza di gravi indizi) di essersi appartato in camera con la studentessa inglese e di averla poi sentita urlare.
Riguardo a questa versione i difensori sostengono che è stata fornita in un momento di particolare stress.
Alla memoria è stata allegata anche una consulenza tecnica sulle tracce di Dna trovate dalla polizia scientifica su un coltello da cucina sequestrato in casa di Sollecito. Codice genetico attribuito alla Knox, localizzato a ridosso del manico, e alla vittima, vicino alla punta della lama.
Gli avvocati difensori hanno sottolineato che le tracce di Amanda posso essere legale alla sua presenza in casa dello studente di Giovinazzo, con il quale era fidanzata. Hanno però sostenuto che il dna di Meredith è stato ricavato da tracce organiche minime e comunque non di sangue.
- Redazione
- 28 Novembre 2007
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